2 aprile 2020

Una parola per raccontare questo tempo

In questo periodo, come ho già scritto, le parole sono la mia essenza e il mio tatto, sono linfa e succursale di quel che non c'è. Mi sono chiesta: quale parola mi va di applicare a questo tempo? Ho riflettuto un po' perché, alla fine, di parole ce ne sono molte e ognuno singhiozza la sua. Ho pensato a solitudine, pareti, lontananza, attesa, speranza, malattia, decreti, pianeta, sanità, balconi. Poi, però, mi sono messa a frugare per bene dentro ogni istante trascorso qui ad attendere che non accada l'inaccettabile e ho capito che la parola che, per me, descrive meglio questo tempo è una sola: pazienza. Come quella di chi soffre e sopporta perché sa che finirà. La tua qual è?

[foto by fossadeileoni]

8 commenti:

  1. Speranza ...che finisca presto e che si possa ritornare ad una parvenza di normalità.
    Anche se sento che niente sarà come prima.
    Ciao

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  2. Per me è attesa. Che qualcosa accada o non accada, è la sensazione che provo più intensa. Attesa di capire, anche.

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  3. la mia è fantasia, l'unica parola che permette l'evasione
    massimolegnani

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  4. autocoscienza.
    mi appoggio a un aforisma di Hegel: “Ciò che eleva l'uomo rispetto all'animale, è la coscienza che ha di essere un animale... Nel momento in cui prende coscienza che è un animale, cessa di esserlo.” (e magari si comporta da essere pensante, aggiungo io)

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  5. Per ora è: gratitudine.
    Avevo una visita di controllo prima che chiudessero tutto ed ero a casa dei miei genitori: approfittavamo di queste occasioni per trascorrere una giornata assieme; ora siamo tutti a casa ed è consolante.
    Poi, chi vivrà vedrà...

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