E poi ci sono quei dolori che sanno di sale e veleno, quelli che ti lasciano a piedi nudi su un pavimento di marmo gelido. Quei dolori che non somigliano a nulla se non a te che riguardi fotogrammi mentali che pensavi di nessuna importanza. Le cicatrici, dunque, si sovrappongono le une alle altre (pare che vivere sia anche questo). Le suture sono lì dove un'esistenza si ricuce per non farla sgretolare. Pezze di sopravvivenza sopra altre pezze. Tessuti cicatrizzati ma morti, cellule necrotizzate figlie di dolori passati che non passano mai davvero. E forse è proprio così che, col tempo, alla fine, si diventa di sasso.
[foto by DelaneyLaFae]
Come le ferite vere della carne. Che ogni tanto fanno male anche se cicatrizzate da tempo.
RispondiEliminaEsatto.
EliminaProprio così.
Triste riflessione la tua ...più che diventare di sasso a causa di quei dolori o delle ferite in generale che ti infligge la vita , ecco mi piacerebbe uscirne fortificato .
RispondiEliminaMa forse è più facile a dirsi che a farsi..
Ci si fa più duri, ci si mette addosso una corazza. E, per certi versi, si diventa più forti.
EliminaIo non ti conosco, ma stento a credere da come scrivi, che tu possa diventare di sasso.
RispondiEliminaIo credo e so che dal dolore si può risorgere e diventare persone migliori.
Ti abbraccio.
Elisa
Ti assicuro che prima ero meno dura e meno severa.
EliminaPoi quelle cicatrici e quei tessuti morti di cui scrivo hanno iniziato a farmi indurire.
c'è una bellezza smagliante e agghiacciante nel tuo descrivere questo dolore.
RispondiEliminaml