29 gennaio 2020

Chi te lo fa fare?

"Chi te lo fa fare?". Me lo chiede mio padre, per l'ennesima volta. Tecnicamente non sbaglia perché fare per il gusto di fare, non ha senso. "L'arte dei pazzi", direbbe mia madre. Eppure continuo a fare lo stesso quello stesso fare perché c'è un fare che non chiede permesso né pretende necessariamente un compenso. Un fare che mi attira e mi dà molto più di quanto mi abbia dato l'altro fare, quello perfetto, puro e remunerato. Me lo fa fare il cuore, potrei dire. Ma forse c'è molta più testa in quel che faccio senza che nessuno me lo faccia fare. Un modo per crescere, capire e condividere che, in fondo poi, mio padre capisce benissimo.

[foto by photoflake]

14 commenti:

  1. Anche l'arte sembra fine a sé stessa, ma senza arte non saremmo umani.

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  2. quel fare non specificato ha un che di universale, è quella nicchia diversa per ciascuno che ha il denominatore comune del nessun tornaconto, del non vantaggio, della non utilità pratica se non la propria soddisfazione personale. E' quel fare faticoso che ci tiene vivi.
    ml

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    1. Non l'ho specificato, infatti. Perché non serve, in fondo. E' quel fare che spesso si fa perché ci piace farlo e tanto basta a ripagarci.

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  3. Ma cos'è quel fare che fai e che non dovresti fare?

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  4. a volte il fare servirà in un futuro che nemmeno immaginiamo, a volte invece è un fare buono e fine a se stesso, credo che l'importante sia questo, un fare buono, poi a qualcuno servirà

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    1. La penso come te.
      E' un fare che forse serve a qualcuno. Ma in realtà serve anche a me che lo faccio perché mi piace farlo e nient'altro.

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  5. Sorrido perché mio padre mi ripete spesso di aver perso ogni speranza con me sin dalle medie.

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  6. Un "fare" appassionato è sempre portatore di grandi soddisfazioni, non c'è dubbio. Il resto conta poco.

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