25 agosto 2015

Tagliatelle spirituali

Sono educato. Faccio segno di sì. Fingo di capire, perché non voglio ferire nessuno. Questa è la debolezza che mi ha procurato più guai. Cercando di essere gentile con gli altri spesso mi ritrovo con l'anima a fettucce, ridotta ad una specie di piatto di tagliatelle spirituali.

Charles Bukowski

Non è un mistero né una colpa. Si vive anche di piccole finzioni. Giusto lo spazio necessario a non farsi soffocare. Perché gli altri dicono e vogliono e chiedono e giudicano. Esattamente come me che sono l'altra di un altro ma forse un po' più muta. Mi accontento di osservare e tacere mentre in troppi guardano e parlano quasi allo stesso tempo. Fingo anche io. Sorrido e passo. Può bastare, di solito. Ammansisce i polemici, scolora i morbosi, disinteressa gli indiscreti. Fingo quel poco che serve a dare la minima soddisfazione. Chi e ciò che mi interessa pulsa e sta lì a ricordarmi che vivo e desidero. Il resto scivola senza troppe afflizioni.

[foto by siddhartha19]



20 commenti:

  1. Risposte
    1. Non so se tu intenda àltera o altèra.
      Mi spiegherai...

      Elimina
  2. sono andata a cercarmi il contesto da cui è tratto il brano che hai selezionato perché mi pareva strano che fosse una definizione di sé e infatti è un suo personaggio che parla.
    a me manca quella saggezza, magari riesco a tacere, ma poi il fegato ne risente...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so se sia saggezza, se lo è significa che si impara col tempo.
      Anche il fegato del personaggio di B. ne risente, infatti.

      Elimina
  3. Quando e se riuscirò a farmi scivolare il tutto senza troppe afflizioni non avrò nemmeno più bisogno di scrivere. No, non credo che arriverò ad un tale livello. Invidio te e chi vi riesce.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No no, penso che continuerò a rompere i ******* (non sono in casa mia, non posso scrivere epiteti volgari).

      Elimina
    2. Non credo che chi ama scrivere smetterà di farlo solo perché ha terminato di scavare dentro certe afflizioni. Il lavoro è infinito per cui continuerai a scrivere all'infinito, cara Lisa.

      Elimina
  4. sei "l'altra di un altro"...mi piace come esprimi sinteticamente questo essere sui due versanti allo stesso tempo (o meglio in tempi differenti): quella che ascolta sopportando e quella che afferma (forse un' più muta).
    ml

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo, sono l'altra di un altro semplicemente perché tutti siamo l'altro di qualcun altro. Grazie per l'apprezzamento. Soprattutto perché è relativo ad un dettaglio che adoro: la sintesi.

      Elimina
  5. Non le definirei finzioni, mi sembrano piccole omissioni.
    Osservare e tacere.
    E magari imparare a sorridere in segreto dell'umana idiozia... con buona pace dei fegati suscettibili.
    Marzia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Possono essere considerate piccole omissioni. Anche così, certo.
      Servono comunque a (soprav)vivere a certe pressioni, a certi imprevisti, a certe invasioni.
      Forse dentro c'è una fondo di blandissima ipocrisia, non lo nego.

      Elimina
  6. Infatti ogni tanto è necessario e terapeutico sorridere e passare. Quel giusto che serve per non farmi troppo malanimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sorrido e passo molto spesso, Martin. Forse più di quanto vorrei o spererei che fosse.

      Elimina
  7. ho smesso! ho smesso di accondiscendere per quieto vivere, per bontà d'animo, per gentilezza; non è mai meritato, non è mai riconosciuto. Non serve!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non serve... non so sai.
      Farsi il sangue amaro per tante sciocchezze che basta far scivolare in silenzio? Non so...

      Elimina
  8. inizio ad identificarmi veramente troppo, troppo, con il vecchio hank.
    Tu comunque sei sempre leggera e insieme profonda. E sintetica. Brava.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il vecchio Hank aveva spesso atteggiamenti che mi ritrovo a condividere anche io.

      Grazie per gli apprezzamenti, Bill Lee. Sei molto gentile.

      Elimina
  9. Sì, la finzione è necessaria nella vita. Non saperlo ci espone a vere e proprie ustioni spirituali. Dunque bisogna fingere, per autodifesa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si recita sempre un po' no?
      Non sono la prima a rilevarlo e non sono sicura che ci siano persone davvero autentiche che riffugano al cento per cento certe piccole vie di fuga esistenziali.
      Un'autodifesa, come dici giustamente anche tu.

      Elimina