2 dicembre 2013

E' solo un apostrofo

L'apostrofo si dimentica, l'apostrofo si confonde con l'accento, si trasforma in uno spazio vuoto oppure viene messo proprio lì dove non dovrebbe essere. Non ha fatto nulla di male, questo è certo. E' un segno ortografico minimo, quasi impercettibile. C'è e serve che ci sia, nonostante venga costantemente bistrattato. Anche da chi ha fatto della scrittura un mestiere o un'arte. Basterebbe ricordarsi un paio di regole e pochi dettagli e il povero apostrofo ritroverebbe la sua dignità. Ma in un'era di gente che pensa di saper scrivere solo perché lo fanno tutti, non mi aspetto tanta grazia.

[foto by Eibo-Jeddah]

26 commenti:

  1. Pensa alla fatica che debbo fare io che ho una tastiera tedesca. Nella lingua dei crucchi nulla si apostrofa e nulla si accentua, né in breve né in grave. Devo fare determinate manovre per ottenere per esempio una copula è, cioè battere prima l'accento poi la e, ma questo è il minimo. Si riesce a far di tutto purché si voglia, sempre cercando di sfuggire all'ironia di Jean Claude, che deve essere sì un gran purista ma anche un gran rompiballe.
    Ciao Jean Claude, ti voglio bene.

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    1. Quando ho scritto questo post, ho pensato che tu e Jean avreste potuto sicuramente trovare un pizzico di "ispirazione". Jean non è precisamente ironico, è un po' più cattivo e cinico. Ed è anche un rompiballe, sì... rido.

      Non so se leggerà o se risponderà, però secondo me con la tua risposta un sorriso glielo avrai strappato.

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    2. Vero, sorriso strappato. Cattivo e cinico? E tu puzzona! (sorriso).

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    3. Lo sapevo...

      Sì, lo ammetto: sono una puzzona. (Uso lo stesso aggettivo anche per le mie due nipotine gemelle, note come le "puzzone", in senso buono eh!)

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    4. Infatti, ero ironico: da chi pensi l'abbia imparato il termine "puzzone"?
      Che pessima memoria!
      Due nipotine gemelle! Dovranno leggere al più presto la Trilogia della città di K. Magari non immedesimandosi troppo.
      Comunque, io uso alt più 0200 per la "È". Fondamentale.

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    5. Sì, ricordo benissimo da dove arrivi il termine "puzzone".
      Non è un caso che lo usi anche con le due nipotine... corsi e ri-corsi.

      Hanno tre anni e mezzo, credo che potranno arrivare alla "Trilogia" solo tra un po' di anni. Ma farò in modo che conoscano la Kristof. E non solo lei.

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  2. l'altro giorno ho letto due post in due blog diversi e in entrambi c'erano errori nell' uso del povero bistrattato apostrofo ... mi ha fatto pena il cenerentolo della grammatica!
    certamente l'uso di stramaledetti Gabler tipo quello che sto usando in qquesto momento non aiuta!��

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    1. Io ho letto libri, anche di editori di una certa rilevanza, contenenti un pessimo uso dell'apostrofo. Purtroppo. Colpa degli scrittori, dei revisori, dei curatori?

      Cos'è il Gabler?

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    2. il gabler è il cazzutissimo TABLET di mio marito, che non voleva saperne delle mie correzioni.

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    3. Ah, ecco.
      Non ci sarei mai arrivata.
      Un tablet piuttosto irriverente, quindi. Ma non è colpa del tablet, credo. Forse meglio controllare le impostazioni della correzione automatica dell'editor che usi.

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  3. Basta poco fare alt+212, eppure vedo che anche "grandi giornalisti" non lo fanno e mettono l'apostrofo. Mettere invece l'accento su pò quando dovrebbe essere po' vuol dire anche far morire la memoria della nostro lingua. Ma mi sa che combattere contro questi malvezzi è ormai andare contro i mulini a vento.

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    1. E mi sono reso conto adesso che anche tu, nel titolo, non fai alt+212.

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    2. Non sapevo neppure che cosa fosse alt+212! Rido...
      Uso la E + Apostrofo proprio perché non sapevo come fare a creare la "E con accento" che, comunque, questo editor non accetta.
      Quindi c'è poco da inventarsi...

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    3. Sì che la accetta eccola È, alt+212, ma devi avere il tastierino numerico.

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    4. Ah ecco.
      No, non ho il tastierino.
      Ho un portatile e con questo PC non si può fare. Mannaggia!

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    5. Io ho un portatile col tastierino, con cui sto scrivendo adesso.

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    6. Ed io ho un portatile senza tastierino.
      Facciamocene una ragione!
      Sorrido...

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  4. Cerco di stare sempre attento a queste due virgole volatili. Infatti persino quando mi trovo a cominciare una frase con il verbo essere alla terza persona del tempo presente cerco di non metterci l'apostrofo ma l'accento...non è facilissimo digitarlo dalla tastiera, mi hanno insegnato che per scrivere " È " bisogna tenere pigiato il tasto Alt e contemporaneamente comporre il numero 0200. Prova a fare un tentativo. Poi, vabbé, c'è chi mette l'apostrofo anche quando il nome che segue un articolo indeterminativo è al maschile. Potremmo citarne tanti di "equivoci".

    Sai che cosa non ho ancora capito, forse perché non mi sono mai soffermato. La direzione dell'accento: è-é . Potresti illuminarmi?

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    1. Un'altra soluzione la tua. Alberto dice alt+212, tu alt+0200. Insomma, almeno un paio di soluzioni che non conoscevo. C'è chi utilizza le maiuscole + apostrofo (invece del corretto uso dell'accento) perché alcuni sistemi informatici o internet non riconoscono le lettere accentate e le leggono come altri codici.
      Solo una soluzione di comodo, direi.

      Allora: "è" (e con suono aperto, accento grave) in italiano si utilizza solo in due casi:
      1. "è" terza persona singolare indicativo presente del verbo essere
      2. "cioè": composto di "è".

      In tutti gli altri casi si utilizza la "é" (accento acuto, suono chiuso): perché, finché, granché, poiché, ecc.

      Spero di aver capito e di essermi spiegata decentemente!

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  5. Ci provo anche io: la "é" va bene per i lombardi, per quelli che parlano a mezza bocca e per quelli che sbagliano l'accento, perché battono male o perché proprio non lo sanno.
    Quell'altra, ciopè la "è" va bene per tutti gli altri.

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    1. Rido!

      Ma che dici?
      A parte che Veil è napoletano ed ha i suoni vagamente stravolti.
      I milanesi allargano tantissimo la "e". Prova a pensare a come pronunciano la parola "perchè": con una "e" finale che sembra quasi una "a".

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  6. Io intendevo certi del nord, tipo lombardi anche se dicono la è larga ma tengono la boccuccia mezza aperta e mezza chiusa sai com'è, e tipo altri che adesso non mi vengono ma che sempre tengono la boccuccia socchiusa e lasciano uscire aria lentamente, non come me i romani e i napoletani che spalancano la bocca per far uscir fuoir non parole ma cannonate. Ma tu queste cose le sai bene. Pensavo che questo Veil fosse nordico, così forse per assonanza col suo pseudonimo, ma che ne so....
    Giusto quello che dici tu: la è solo con la copula e con cioè, sennò tutto chiuso tutto accento acuto. Basta, non rubiamo il mestiere al mio amico Jean Claude...

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    1. Non ho mai notato come sia la boccuccia dei nordici quando pronunciano certe vocali. Boh!

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    2. Come il cul della gallina appena dopo che ha fatto l'uovo!

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