Abbasso le solite difese e scrivo. E scrivendo ne innalzo altre, più sottili e taglienti ma funziona così. Scrivere è esporsi e rischiare, è una tattica di rinuncia e un'offensiva allo stesso tempo. Perché muoversi dentro le righe di qualcuno significa oltrepassare frontiere impalpabili e farsi un'idea possibile o solo sbagliata. Seminare frammenti di sé è un tentativo di sopravvivenza, un investimento dirottato verso quel poco che potrebbe restare. Mera illusione, pare. Ma sono qui a colare parole di pixel perché qualcuno le legga. Lo farei anche se non ci fosse nessuno perché, lo confesso, scrivo soprattutto per scrivere.
[foto by MeanDarkSmile]
Scrivere per "seminare frammenti di sè", bello. Come per Pollicino: una maniera per riportarsi a casa. Io a volte non so più nemmeno cosa c'è nella mia casa ma scrivendo risalgo alle parole smarrite che mi aiutano a ricostruirla. Leggere invece no, non si può leggere per leggere, bisogna cercare, scegliere, aprire solo pagine che sanno dire, come questa.
RispondiEliminabello parole di pixel, fa fragile e precario, ma definito
RispondiElimina@ xe: è come un tentativo di restare ad ogni costo. Abitare dentro le proprie parole. Sì.
RispondiEliminaPiacere di rileggerti, carissima!
@ Ubi: ed io che pensavo che ti avesse rapito una babayaga...
RispondiEliminaMolto fragile e molto precario. Ma ci siamo abituati no?
che è bello quanto leggere per leggere
RispondiEliminasenza aspettative
Come ti capisco... :)
RispondiEliminap.s. come siamo diversi tutti quanti...
RispondiEliminaho appena letto il primo commento che dice esattamente il contrario di quello che scrivo io.
leggere per leggere, non caricare di aspettative, liberare la lettura di orpelli
e mi viene in mente un libro che ho finito da poco "sette note per la lettura" di marco cavalli
un abbraccio
Interessante. Molti scrivono per il desiderio di farlo e spesso questo desiderio diventa anche quello dei lettori.
RispondiElimina@ Agnese: credo di essere più vicina alla tesi di xe. Leggere per leggere non riesco a sentirlo molto. In quel caso ci si "compromette" molto meno di quanto si faccia nel momento in cui si scrive.
RispondiEliminaAlmeno io la vivo così.
@ Zio: mi fa piacere. Forse siamo molti più di quanto immagini...
RispondiElimina@ Luigi: scrivere per sé o per gli altri? Non so. Forse servono entrambi gli stimoli. Non sono una scrittrice. Zio Scriba sì: potrebbe dire qualcosa di più lui.
RispondiElimina"Scrivo soprattutto per scrivere": mi ricorda il verso di una canzone di De Andrè (forse la mia preferita...) dedicata al popolo Rom: "per la stessa ragione del viaggio, viaggiare".
RispondiEliminaA proposito di viaggi: so che hai seguito gli sviluppi della mia avventura ucraina con la discrezione che ti contraddistingue. Te ne sono grato
Magari potessi scrivere anche io tanto per scrivere come lo fai tu. È genetica secondo me...si possono leggere tutti i libri che si vogliono.
RispondiEliminaBuon anno nuovo.
@ Paola e Matteo: sì, vi ho seguito. E sono molto felice per voi. E per Vova!
RispondiElimina@ Veil: leggi e leggi e leggi e leggi. Vedrai che dopo sarà facilissimo scrivere.
RispondiEliminaIo forse scrivo anche per altri motivi ma questo post mi somiglia in modo imbarazzante. E mi piace molto.
RispondiEliminaOgnuno ha diritto di avere i propri (buoni) motivi per scrivere. Di solito chi ama farlo, lo fa quasi fosse un'urgenza.
RispondiEliminaE so che sai.
Eh già, Euri, ci è fatica non restare. Fatica non cercare di lasciare una traccia. Comunicare è importante, non riuscirci ci logora e poi ci accorgiamo di comunicare anche col silenzio. Un abbraccio!
RispondiEliminaNon possiamo non lasciare tracce. E' insito nell'umano genere... temo.
RispondiEliminaUn abbraccio a te.
Sto imparando anch'io a scrivere per scrivere,col tempo.
RispondiEliminaChissà cosa né sarà di questo mio scrivere però, ora che ho ritrovato i miei silenzi migliori! (wu)