3 gennaio 2019

Mentre fuori nevica

Leggo notizie tratte da noti quotidiani. Leggo ma sempre più spesso rabbrividisco al cospetto di scriventi che si titolano giornalisti. Non per la sostanza, ché quella è spesso fatta dalla stessa pappa, ma per la scadente qualità di una scrittura che non ha né stile né armonia né decoro né meriti. Errori grossolani che denotano, platealmente, la mancanza di conoscenza delle regole basiche della propria lingua madre. Scrivere, come scrivo da sempre, non è per chiunque. Meno che mai per chi ha solo un comodo papà a fare da santo in paradiso. Vorrei poter urlare il mio orrore per tanti strafalcioni e tanta ignoranza ma mi limito a un post polemico mentre fuori nevica.

[foto by incredi]

27 commenti:

  1. Nevica e basta? Senza enfatizzare l'evento? Non sai fare la giornalista! :)

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    1. Rido...
      Probabilmente sarei un'ottima giornalista: so persino scrivere "un'ottima giornalista" usando correttamente l'apostrofo!
      Ri-rido.

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    2. La cosa più terribile del giornalismo, quando si parla di neve e maltempo, è che certe testate nazionali famose citano o usano come riferimenti siti nazionali di meteo formati da pseudo esperti del settore, ma molto bravi in marketing...
      Così su giornali e tv si leggono delle stronzate colossali, come burian (che non esiste, caso mai buran..) o i vari Caronte, Annibale ecc.
      La neve è sempre esistita, ma in questa società moderna esasperata dal fare tante cose e a ritmi alti, la neve è un inevitabile rallentamento e impiccio.
      Quindi la discesa della neve crea sempre ansia.
      E ciò che crea ansia crea audience...
      Ecco perché si enfatizza l'evento..

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    3. Veramente in questo post la presenza della neve è del tutto marginale e di ciò che scrivono i giornali del maltempo, in generale, me ne frego.

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    4. Sisi, mi ricollegavo al commento di Pino 😊

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  2. trovo che le cose sono peggiorate con l'avvento della stampa on line: anche le migliori testate sono vittime della fretta di battere la notizia infarcendola di refusi e strafalcioni che non passerebbero inavvertiti sull'edizione cartacea.
    massimolegnani

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    1. Forse perché sulla carta c'è un controllo maggiore da parte di chi compone le pagine. Su Internet tutti pubblicano ovunque siano e, purtroppo, senza rileggere. Temo che, in generale comunque, molti scriventi facciano un mestiere senza avere la preparazione necessaria.

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    2. Purtroppo è così.
      Il vecchio correttore di bozze è sparito...
      per i siti online è un costo in più.
      In questo lo dico, mala tempora currunt...

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  3. sì perché invece (ironizzo) il contenuto, la sostanza e il senso sono sempre di innegabile valore...

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    1. È la scusa che mi capita di sentire o leggere più spesso. Il problema è che quando si scrive anche la forma è sostanza e scrivere facendo errori grossolani non è scrivere.

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  4. È più spesso uno strazio che un piacere.
    Da cosa pensi dipenda?
    Le scuole di giornalismo non formano più come dovrebbero?
    Oppure ormai la rete ha aperto portoni a chiunque, e pagando due lire gli articoli la qualità è così mediocre.

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    1. Non conosco il valore delle scuole di giornalismo. Immagino che diano una preparazione sufficiente.
      Ma penso che sia più valida la seconda motivazione: la qualità precipita se chi scrive viene sottopagato. È una questione di cui avevo scritto in passato perché su Internet mi capita di leggere offerte ridicole di fantomatiche testate online che cercano redattori che scrivano per pochi euro o gratis.
      Ne scrissi qui .

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    2. Dunque, se posso dare il mio parere...
      La vera scuola di giornalismo è la strada, la pratica sul campo... Per la quale è necessaria una figura di riferimento che dia consigli.
      Il giornalismo per il resto ha sempre avuto valenti esponenti e altri che si sono ritrovati "catapultati" per spintarelle e amicizie.
      Il primo problema è il calo della pubblicità, che ha costretto le testate a esercitare tagli.
      Il secondo è il pubblico; i giornalisti della carta stampata hanno la possibilità di lavorare meglio sulle notizie, ma poi chi legge tutti gli approfondimenti? C'è tempo oggi per sedersi un'ora al tavolino e leggere tutto un giornale? Io dico di no...
      Vi faccio poi un esempio concreto.
      Una volta i tifosi andavano allo stadio; gli altri, che non potevano spostarsi e andarci, guardavano le sintesi di 90 minuto e il giorno dopo prendevano il giornale per farsi un'idea precisa della partita, leggendo resoconti, pagelle, ecc.
      Il giornalista era un privilegiato che "viaggiava", andava allo stadio e raccontava la partita.
      Oggi la partita la vedono tutti, il giornale non serve più a nulla.
      Allora il giornale deve pagare la trasferta al giornalista? No, non conviene.
      Si fa tutto con l'agenzia.
      Oggi quale autorevolezza ha il giornalista sportivo?
      Poi, grave problema, oggi i giornalisti non sono per niente tutelati.
      Una volta il giornalismo era il quarto potere, oggi per rovinarti la vita basta poco.
      Questo grazie alle meravigliose leggi italiane.
      Perché non è vero che le leggi italiane non sono severe, anzi.
      I tribunali sono infarciti di processi inutili.
      Oggi ti denunciano per un nonnulla.
      Allora non devi prenderti rischi ed ecco che il giornalismo si appiattisce.

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    3. Fare informazione è un lavoro complesso e pieno di responsabilità. Credo che in troppi lo facciano con estrema leggerezza e gravi incapacità convinti che scrivere sia un'arte adatta a chiunque.

      Preferirei meno offerta ma maggiore attenzione piuttosto che un delirio di pagine che dicono poco o nulla e lo scrivono pure in pessimo italiano.

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  5. E' una cosa che ho notato anche io, però sul web, e l'ho assegnata alla velocità dei siti on line, che potrebbero favorire i refusi. Sui giornali stampati mi limito a scorrere qualche titolo.

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    1. La velocità di scrittura possono permettersela davvero in pochi. In realtà basterebbe solo rileggere con un po' d'attenzione ciò che si è appena scritto. Il problema, secondo me, è che non solo in tanti non rileggono ma pur rileggendo non riconoscono gli errori/refusi compiuti.

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  6. Eh sì, proprio vero, e intanto penso ai miei inevitabili innumerevoli errori. Oddio!
    sinforosa

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    1. Tutti possiamo scrivere facendo qualche errore ma non siamo giornalisti e nessuno ci paga per ciò che scriviamo.

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  7. Io credo che questo discorso valga per quelle professioni in cui è necessario unire passione e competenze tecniche. O quanto meno vedo la stessa cosa per quanto riguarda la mia (quella vera eh, non la cassiera, la psicologa!). Anzi, seguivo il sito di una mia collega di studi che non conosce né la materia né le regole grammaticali. Qui non nevica. Ma sono polemica pure io.

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    1. Saccenza e incompetenza vanno spesso a braccetto.
      Polemizziamo pure!

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  8. Sulle grosse testate nazionali puoi contare sulle dita di una mano giornalisti che abbiano estrema confidenza con una scrittura di stile, quanto meno "armoniosa", come fai notare, quindi tanto vale leggere giornalisti che conosciamo. E nell'editoria libraria non siamo da meno, puoi trovare miniere di orrori in migliaia di pagine pubblicate a non finire. Bisogna essere selettivi, e sapere a chi affidare i nostri occhi, la nostra sensibilità ed il nostro tempo.

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    1. Le pagine a cui faccio riferimento sono quelle di testate molto importanti ma sono pagine online. Offrono contenuti curati davvero male.

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  9. Ne ho appena letto uno su Repubblica che sembrava la trascrizione di una sbobinatura di un comunicato di qualche agente segreto nascosto in una caverna.

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    1. "trascrizione di una sbobinatura di un comunicato di qualche agente segreto nascosto in una caverna".
      Santo cielo!
      Comunque non si tratta di casi isolati. Robaccia.

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  10. Certe volte mi fermo a metà lettura di un articolo e non riesco ad agganciare il seguito. Manca un punto, un due punti, una virgola? Vatti a sapere. O manca proprio la logica? Ma i correttori di bozze dove sono andati a finire?

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