30 ottobre 2018

Dialoghi a senso unico

"Finalmente una di sinistra con cui si può parlare". Forse voleva essere un complimento. Forse è persino un complimento. Dopo uno scambio di pareri iniziato con un insulto (il suo). Poi la solita valanga delle solite lagne di chi non vuole gli immigrati, di chi deve pensare prima agli italiani, di chi non tollera l'esistenza dei centri sociali, di una sinistra che ha devastato il paese, di un islam che legge il Corano a modo suo. Gli faccio rilevare che i suoi commenti sono colmi d'odio ma glissa; che non si può generalizzare su tutto ma glissa; che il linguaggio si è fatto troppo violento ma glissa. E mi domando perché per molti dialogare diventa spesso uno sfogo personalissimo e a senso unico.

[foto by KrisVlad]

22 commenti:

  1. Mi ci trovo. Ho l'impressione che tanti non sappiano più ragionare e ovviamente discutere e se li poni di fronte a questioni complesse, ma molto concrete saltano fuori le loro contraddizioni e.... glissano.

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    1. Glissano, secondo me, anche perché non sono minimamente interessati ad ascoltare. Glissano perché non hanno argomenti e non vogliono ascoltare gli argomenti degli altri.

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  2. però su qualcosa deve non aver glissato ma riflettuto se alla fine si è espresso con la frase che riporti all'inizio.
    a meno che, con "si può parlare", non intendesse che lui può parlare a ruota libera senza dar peso alle risposte della interlocutrice.
    massimolegnani

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    1. Il resto della frase era: "senza ricevere insulti". Sicuramente costui non si era presentato bene e, probabilmente, avrei potuto rispondere al suo primo commento-insulto con un carico di parolacce. Non l'ho fatto. Alla fine mi ha chiesto scusa per il modo con cui mi aveva aggredita inizialmente.

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  3. Una situazione simile mi è accaduto qualche settimana fa quando ho portato nel comune del mio paese i moduli per la raccolta firme del Partito Radicale e ho incontrato un uomo che conoscevo, un tempo prodiano di ferro, di grande cultura, lettore accanito, Cgil e oggi illuminato sulla via di Casaleggio, che mi ha fermato e mi ha chiesto cosa ci facevo con quel volantino in mano che stavo appendendo alla bacheca del Comune. Io pensavo, visto che era una persona di cultura, che avremmo potuto scambiare due chiacchiere, confrontandoci, e invece dopo avermi preso per il braccio mi fa "Ah, ma i Radicali esistono ancora?" e poi via con un annichilente "Siete amici degli spacciatori e dei mafiosi e pensate solo alle droghe e povera tua mamma e quanti soldi ci avete rubato e siete dei ladri e non hai mai messo la testa a posto ed è colpa vostra se questo Paese è in rovina" e via cosi' per dieci minuti senza mai darmi il tempo per aprire bocca.
    Non so perché ma prima di andarmene dopo averlo lasciato parlare gli ho detto "Buon appetito" anche se erano le 9 di mattina.

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    1. Gran bel soggetto, non c'è che dire. Sei stato fin troppo buono ed educato. Ma, d'altro canto, cosa si potrebbe rispondere a una persona che ti seppellisce di parole inutili?

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  4. Secondo me perché alla base non c'è il vero ascolto, quello fatto non solo con gli orecchi ma anche con la mente e il cuore e così, dopo aver detto baggianate si glissa.
    sinforosa

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    1. In effetti il dialogo era molto più vicino al monologo. Poco avvincente, bisogna ammettere.

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  5. Molte persone vanno gestite con diplomazia, alla fine si ottiene ascolto e ci si scambia aiuti validi (sempre che ci sia qualcosa da scambiare..)

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    1. In questo caso la diplomazia e la pazienza hanno portato a uno scambio, seppur molto parziale. Non funziona sempre però.

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  6. notavo che ultimamente è aumentato il numero di persone che si esprimono 'alla salvini' (per intenderci) e che più spesso di prima trovano 'colleghi di ugual pensiero'... la dissidenza latita, nei fatti e nelle parole.
    in questo contesto, di norma, chi tace, alza gli occhi al cielo, si dimostra insofferente, sbuffa e fuma dalle orecchie, nove su dieci è un reduce della sinistra sconfortato e affranto che si morde la lingua per evitare di guastarsi il poco fegato sano che gli è rimasto.

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    1. Sui social i toni "alla Salvini" sono molto acuti, spesso esasperati. In tanti ripetono a pappagallo quello che il leghista proclama in ogni occasione: stessi slogan violenti e stesso atteggiamento brutale. Tanti piccoli cloni che, a scavare un po' più a fondo, non hanno un pensiero autonomo.

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    2. ma anche in giro... io che uso solo mezzi pubblici sento ormai solo una canzone e ogni tanto mi è pure capitato che oltre ai borbottii mi 'dessero di gomito' quando saliva una persona di colore... fortunatamente negli anni ho allenato uno sguardo assassino istantaneo e, per ora, riesco a farli tacere al mio 'cospetto':)

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    3. Brava!
      Anche io rispondo a tono a chi cerca la mia "complicità" su certi argomenti.

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  7. Quando si parte da valutazioni storico sociali opposte vissute con assoluta fede ritengo impossibile qualsiasi dialogo. Se ci parlasse di persona, usando anche l'altro linguaggio quello gestuale, sonoro, visivo forse sarebbe possibile un avvicinamento lento e progressivo. Così in rete sui social ci si può solo scannare o evitarsi a vicenda. Io dico che per molti decenni siamo e siete vissuti tutti nel comodo abbraccio di una cultura di riferimento UNICA da cui derivava un pensiero unico; chiunque stava su altre posizioni era giudicato un pusillanime...Oggi un fascista. Non è il modo sano di confrontarsi ma non credo ad un'alternativa civile, penso a uno scontro dal quale tutti usciremo con le ossa rotte.

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    1. Un dialogo è sempre possibile. Anche tra persone ideologicamente molto distanti. Il requisito fondamentale è la volontà di ascoltare comunque l'altro e non sbraitare inutilmente.
      Sui social ovviamente certi discorsi si fanno più complicati perché lo strumento usato pone dei limiti, ma personalmente in qualche occasione sono riuscita a parlare civilmente anche con chi ha posizioni opposte alle mie. Non capita spesso, questo è vero, ma capita.

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    2. Ti sbagli, diventa un problema comune perché la mancanza di fede è contagiosa. Se il problema è solo mio manca l'ascolto di cui qui si parla e resta il muro contro muro, la fondamentale indifferenza che in genere è legata alla convinzione di stare comunque dalla parte migliore della barricata e cercare solo le voci che fanno comodo. Ciao

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    3. Se io ti spiego qual è il mio punto di vista e il mio vissuto e tu mi dici "non ci credo", vuol dire che non sei disposto a condividere né a considerare veritiere le mie parole. Anzi implicitamente ammetti di diffidare di quanto affermo. Manca quindi una premessa fondamentale, manca la tua volontà di ascoltare. Per questo ribadisco: il problema, o il limite, è tuo.

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  8. Ti leggo da anni e leggo anche i commenti e le risposte. Analizzo la tua scrittura, le tue scelte grafiche e il tuo stile in generale. Sei un rasoio affilato e pieno di sé, come quasi tutti noi scegli cosa e quanto leggere del mondo esterno e adesso mi rispondi che il problema è mio? Ribadisco il problema è di tutti e in rete è amplificato. Scusami

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