23 novembre 2016

Mondi mirabolanti

Per un'inestricabile congiuntura di eventi che, tanto per cambiare, non ho avuto alcun potere di mutare né evitare, mi ritrovo a dover parlare ogni giorno con decine di sconosciuti. Sì, quelli che banalmente si definiscono "clienti". Non è la mia arte e non è il mio mestiere eppure mi hanno costretto a far sì che lo diventassero. Vengo a contatto con il mirabolante mondo di chi pone mille domande e vorrebbe miracolose risposte. Un mondo che non mi interessa e non mi affascina. E' pieno di figure confuse e menti senza estro. So parlare e so spiegare: pare abbia persino talento. Ma odio il "pubblico". Mi spinge inesorabilmente verso un silenzio d'abisso.

8 commenti:

  1. in effetti, il mirabolante mondo dei clienti, poi sotto le feste... potrai scrivere migliaia di aneddoti divertenti quanto assurdi.

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    1. L'idea di scrivere qualcosa sulle assurdità o sulle nevrosi della gente era venuta anche a me.

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    2. nell'attesa di leggerli in stile Euridix ti segnalo questo blog sai per la questione mal comune mezzo gaudio (sorrido)

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  2. La gente puoi tollerarla in piccole dosi ed osservata da lontano. Più ti avvicini e sei costretto a relazionarti, più vorresti chiuderti in una torre.
    Animali sociali nemmeno per scherzo.

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    1. Esatto: il desiderio di rinchiudermi in una torre è ogni giorno più intenso.

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  3. Se hai a che fare con i "clienti", come me del resto, la vedo dura chiudersi in una torre d'avorio tutta nostra. Quella l'ho eretta comunque, per far fronte a ipocrisie e mediocrità che il contatto col pubblico acuisce decisamente. Il problema è che se hai un ruolo di venditore anche, quale è il mio, rischi di calarti in quell'ipocrisia che vorresti debellare e diventare personaggio a tua insaputa.

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    1. Non so tu, ma io non ho scelto questo tipo di lavoro. Mi hanno spinto a farlo per sostituire una persona che è andata repentinamente in maternità. Non è la mia professione, sostanzialmente.
      Il contatto con i "clienti", quindi, non è la mia massima aspirazione e non mi dà particolari soddisfazioni. Anche per tale ragione vorrei fuggire nella torre, d'avorio o d'altra sostanza non importa.

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