3 ottobre 2016

Tra il cosa e il come

La differenza, alla fine, sta nel "come". Perché il "cosa" è quel che è, magari lo si sa o lo si vede o lo si tocca: sostanza pulsante e spietata. Ma il "come" va pensato e immaginato e creato in altra sede. Il "come" trasmette lo sguardo e la voglia e il pensiero. Il "come" dice forse persino più del "cosa" perché ne diventa la strada o il tormento. Si sceglie un "come" per dirsi, un "come" per negarsi, un "come" per rappresentarsi. E' lì che inizia la discrepanza, lì che si annida l'arte o che germoglia la bellezza. Perché il "cosa" è alla portata di chiunque ma il "come" trasforma il mondo e persino la storia.

[foto by etchepare]

18 commenti:

  1. …e ognuno di noi è un “come”.
    Una volta pensavo fosse una ricchezza, oggi certi “come” mi lasciano perplessa.

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    1. Hai ragione: certi "come" lasciano allibiti.

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    2. ...specialmente quando, lentamente, si trasformano in "niente"..

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  2. Aggiungerei il "quanto", che misura l'intensità con cui manifestiamo il come.
    massimolegnani

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  3. L’ideale sarebbe che il “cosa” si trovasse in sintonia con il “come” e si misurasse con il “quanto”, senza dimenticare l’importanza del “dove”…:-)

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  4. Mi sono perso tra cosa, come, quando... e perché, no?
    Ciao -:)

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  5. E' vero quel che scrivi, perfettamente adeguato, tra l'altro, a questa dimensione di scrittura virtuale; il problema è che questo come è opinabile, soggettivo, legato alle mode e ai tempi. A volte anche agli equivoci.

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    1. Il "come", per come la vedo, è pressoché un'invenzione. E l'invenzione è sempre soggettiva ed intima. Cambia, si muove, respira e inciampa. Deve essere così, d'altro canto.

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  6. Mia Euridice, vorrei dirti una cosa,
    anzi dovendo scegliere tra le parole scelgo una che ritengo possa resistere alle intemperie, mentre tutto è in divenire, in trasformazione, lei resiste, come non so, ma resiste e sposta mondi: Grazie.
    hanabeldirà

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