5 luglio 2016

Eccessivo consumo di sé

Al confine delle mie forze non trovo altri appigli. Barcollo tra coperte sempre troppo corte e spigoli di ragioni che continuano a mancare. Ogni inciampo si fa baratro, ogni scheggia si fa montagna. E non basta a nulla affannarsi e spremere e volare e risolversi. C'è comunque un ennesimo groviglio di nodi da sciogliere e scuse da propinare a vuoto. Stanchezza, ovvio, ma non serve a dire a sufficienza. Somiglia di più al cedimento per eccessivo consumo di sé. Un consumo sordo che non permette alibi né ulteriori scappatoie. Rimane inchiodato a questi giorni che paiono fatti di pece.

[foto by arayo]

12 commenti:

  1. "Eccessivo consumo di sé" mi sembra un'ottima didascalia al torporizzarsi e alla confusione dell'attività del pensare attivo.
    Stanchezza, caldo che finalmente stende il suo manto ovunque, noia sollecitata da ogni evento così ripetitivo anche nella sua tragicità, stucchevolezza -perché no- nel riguardarsi con un velo di masochistico compiacimento difetti e piaghe improvvisamente scoperti, c'è un po' di tutto, ma non basta. È come se si aspettasse il tocco del regista, non quello finale per l'amor di Dio ma la svolta o meglio l'indirizzo nuovo verso un traguardo usato oppure uno nuovo di zecca. Questo dipende dalla voglia di curiosità che ti è rimasta. Credo abbondante, solo lasciala sonnecchiare ancora un po', si stiracchierà da sola e si ritirerà in piedi da sola. A me succede così.
    L.A.

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    1. Non c'è torpore né confusione del pensare attivo. C'è solo una pesantezza dovuta a questioni molto terrestri e molto poco amene che, in questo periodo, stanno appesantendo le mie giornate.
      Stanchezza, molta. Caldo, sempre troppo. Noia? Non ho tempo per annoiarmi.
      Al regista di cui dici mi piacerebbe chiedere una sceneggiatura diversa. Più brillante, magari. Più pacata, anche.

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  2. ecco, non riuscivo a definire la pessima sensazione con cui mi sono svegliato. le tue parole mi si attagliano come un vestito di sartoria.
    massimolegnani

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  3. Lo riassumo con una sensazione di stanchezza, male di vivere, pesantezza delle giornate

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    1. Qualcuno, un tempo, lo chiamava spleen.

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    2. io lo chiamo ancora spleen e a volte s'attacca come una ciunga sotto le scarpe.
      Quasi sempre, a dire il vero.

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  4. "l'eccessivo consumo di sé" è spesso il risultato di pretese eccessive, che ci auto-infliggiamo.
    Volersi bene è anche riposare, sostare, fare pausa, attendere, senza porsi mete, giusto ogni tanto, ovviamente.

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    1. Le pretese eccessive ci sono, ma non sono io ad infliggerle a me stessa. Me le infliggono altri. Ed è molto peggio, temo.

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  5. Prendiamo il lato positivo. Se ci consumiamo, ci stiamo usando.

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