13 agosto 2014

L'analfabeta politico


Il peggiore analfabeta
è l'analfabeta politico.
Egli non sente, non parla,
né s'interessa degli avvenimenti politici.

Egli non sa che il costo della vita,
il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina,
dell'affitto, delle scarpe e delle medicine
dipendono dalle decisioni politiche.

L'analfabeta politico è così somaro
che si vanta e si gonfia il petto
dicendo che odia la politica.

Non sa l'imbecille che dalla sua
ignoranza politica nasce la prostituta,
il bambino abbandonato,
l'assaltante, il peggiore di tutti i banditi,
che è il politico imbroglione,
il mafioso corrotto,
il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.


Bertolt Brecht

[foto by edredon]

18 commenti:

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    1. Sì.
      In realtà è stata scritta qualche decennio fa.
      Ergo: nulla di nuovo sotto il sole.

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  2. Brecht è grande perché ha capito l'Uomo, l'Uomo è minuscolo perché non capisce mai niente, né impara mai niente.

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  3. lo fai dire a Brecht, ma tu stessa avresti potuto e saputo esprimere il concetto con altrettanta forza.
    ml

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    1. Piu che un complimento era un piccolo rimbrotto alla pigrazia per aver usato parole d'altri.
      :-)
      ml

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    2. Se la mia pigrizia porta a Brecht... benvenga!

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  4. Io non mi sento analfabeta politico. Ma odio la Politica come Modello di Gestione, come Ingerenza Aziendale, come Prepotenza Amministrativa. Odio infine i politici che per quanto chiacchierino di rottamazione (fregando anche il sottoscritto), quei cinque mesi promessi a rivoluzionare li utilizzano per adeguarsi alla grande. Brecht era un filosofo idealista. Ci indica la luna, non stiamo lì a guardare il dito..

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    1. L'analfabeta politico "... non sente, non parla, né s'interessa degli avvenimenti politici...". Anche da quello che leggo sul tuo blog, non mi sembri affatto uno che non si interessa. Anzi.
      L'odio che nutri nei confronti dei politici è un sentimento piuttosto diffuso e dilagante, a quanto leggo e vedo attorno a me.
      Probabilmente si è venuto a generare un paradosso: i peggiori analfabeti politici sono i politici stessi. Non ti pare?

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    2. Si che mi pare. Ma è la politica coi suoi sistemi balordi, ciechi e falsi a partorire i suoi adepti.

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  5. Io vivo come una bilancia: da italianissimo, come sai. in Germania, dove mi batto per difendere la reputazione del mio paese, e da filotedesco in patria dove devo difendere certe decisioni, che non troppo condivido ma capisco, di Angela Merkel e che i miei connazionali in patria reputano l'origine di ogni male.
    Brecht era tedesco, questo è un fatto.
    Ciò che diceva lo diceva in genere ma alludeva alla sua Germania. E anche questo è un fatto.
    Io che vivo molto là e di meno qua, ma sono sempre in contatto con la mia gente rimasta in patria, ti dico quale è la differenza tra noi italiani in Italia e i tedeschi in Germania riguardo la politica.
    Noi italiani stiamo sempre a lamentarci dei diversi governi, nostri e altrui come già ho detto, ma non facciamo altro. Non ce ne frega niente di quello che succede purché la pancia sia piena e la moglie ben disposta alla sera.
    I tedeschi non parlano mai di politica, non se ne lamentano mai, non si lamentano di un sindacato che ha fatto un patto di non aggressione col governo e che non protesta mai, nemmeno quando si lasciano passare sette anni SETTE, senza mutazioni in più dei salari. Quoziente zero per sette anni e nessuno ha scioperato, ma nessuno ha perduto un posto di lavoro. Qui un articolo 18 se lo sognano. Noi discutiamo adesso finalmente di abolirlo, questa cassa da morto dell'economia aziendale, dopo aver per decenni attuato quell'orrore che è stata la Scala Mobile dei salari, causa prima insieme a milioni di ore lavorative bruciate da scioperi selvaggi, della crisi del nostro paese.
    Mi fermo perché mi piange il cuore a dover a dover ammettere che noi italiani siamo unici nel bene e nel male.
    Pablo

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    1. Noi italiani abbiamo il "dono" della lagna e della polemica, soprattutto della polemica fine a se stessa. Lo dico da sempre: se invece di parlare tanto, e spesso pure a sproposito, ci mettessimo a fare qualcosa, forse vivremmo molto meglio.

      Ai sindacati non credo affatto. Non credo nelle loro politiche né nelle loro rivendicazioni. Sono strumenti obsoleti e del tutto inutili. Per quanto mi riguarda andrebbero smantellati o totalmente riformati perché ormai non garantiscono e non tutelano più. E degli scioperi fatti come si fanno in Italia ho la nausea. Non riesco a capire come si possa colpire il sistema semplicemente mandando in tilt un servizio pubblico, tanto per dirne una, visto che a "pagare" la mancanza di quel servizio è la gente comune e non lo Stato. Ed è solo un esempio.

      Il problema urgente del mondo del lavoro in Italia non è l'articolo 18 su cui, personalmente, non potrei neppure contare. I problemi del mondo del lavoro sono altri, Pablo. Il primo in assoluto è: la mancanza di lavoro. Il secondo: il costo eccessivo del lavoro. Ci sono queste due gigantesche questioni da risolvere prima di pensare all'articolo 18.

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    2. Primo argomento, la lagna congenita: d'accordo, nulla da eccepire e nulla da aggiungere.
      Secondo argomento, sindacati: sfondi un portone spalancato. Penso che il sindacato serva solo ad avere le chiappe dei sindacalisti al caldo.
      Terzo argomento, la mancanza di lavoro e il costo eccessivo del lavoro.
      Giusto: il lavoro costa troppo, perché le materie prime le dobbiamo importare e oltre i vari costi ci sono addosso balzelli insostenibili o quasi. Perché le tasse stanno ammazzando le aziende medio piccole e limando le unghie delle più grandi, perché su un'ora lavorativa gravano il 46% di tasse.
      Mancanza di lavoro. Ma se la gente ha sempre meno soldi da spendere non compra, i negozi chiudono e le aziende a chi smerciano i loro prodotti? È il cane che cerca di mordersi la coda.
      Se i nostri governanti, di destra di sinistra di sopra e di sotto, fossero capaci di togliere una tassa che è una potremmo parlare di ripresa, ma quella bella faccia di Renzi va chiedendo all'Europa di sfondare il limite del 3% del PIL e non capisce che non è quello che ci frega, ma le troppe tasse e il poco danaro da spendere, che porta alla chiusura dei negozi, alla chiusura delle aziende medio piccole e al licenziamento in massa della aziende grosse, cioè alla disoccupazione.
      Non credo che ci si farà, temo di no. Spero di sì, ma timeo ne.
      Ciao
      Pablo

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    3. Non voglio precipitare nei discorsi populisti e qualunquisti che, purtroppo, mi capita spesso di ascoltare in giro: a lavoro, al supermercato o altrove.
      Non faccio politica, ma credo che i problemi di lavoro che ci sono in Italia siano un'urgenza primaria. Ben più rilevante del numero dei senatori, tanto per dire.

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  6. Mai sentito parlare del "lavorare meno lavorare tutti". Ci vuole uno scienziato, o un politico?

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    1. Sì, se ne parla.
      In qualche caso questo principio è stato applicato. Si chiama "solidarietà".
      Ed è diffuso. Molto più di quanto di pensi.

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