Potrei chiamarla misantropia, ma sarebbe eccessivo definere così ciò che, sempre più di frequente, si genera in me attraverso il contatto con "gli altri". Forse la sfumatura è più tenue, ma di certo quella materia spinosa fatta di antipatia, sfiducia ed insofferenza esiste e pesa. Poi mi soffermo e penso che anche io sono "gli altri" per qualcun altro. Considerazione cristiana che, però, non restituisce alcun equilibrio. Se non per il tempo necessario ad elaborarla e a lasciarla evaporare. La mia intolleranza resta. E i miei occhi si fanno cattivi. E la mia intransigenza si fa catenaccio. E' un limite. Lo riconosco ma continuo a non sopportare il genere umano.
[foto by cribble50]
Mi fa immensamente piacere scoprire di non essere un semplice "altro", uno degli altri. Capita anche a me, ma tra gli altri ce ne sono alcuni che tali non sono, che tu cerchi, che vorresti vicini, a volte sempre a volte solo in momenti di gioia o di dolore, insomma quelle sono le persone a cui vuoi bene anche se questa espressione è inflazionata alquanto, ma è l'unica che renda esattamente l'idea di quel che volevo dire.
RispondiEliminaChi ti ha detto che tu non sia un semplice "altro"?
EliminaNon riuscirei mai a sentirmi solamente un semplice altro. Se così fosse ognuno di noi -nei rapporti umani- farebbe solamente degli inutili soliloqui. Per me tu non sei "un altra", tu sei tu con nome e cognome, voce e faccia.
EliminaIo sono "gli altri". Tu sei "gli altri". Non c'è nulla di strano né di offensivo.
EliminaAbbiamo nomi e cognomi e facce come chiunque. Non siamo speciali. Banali bipedi appartenenti al genere umano che, come ho scritto, sopporto sempre meno.
è un limite indispensabile, non lo pensavo ma l'ho verificato.
RispondiEliminac'è chi lo chiama volersi bene, chi sopravvivenza. l'importante è accorgersene e saperlo convogliare a giusti risultati
E' un limite. E come tutti i limiti è... limitante.
EliminaNon so se sia un volersi bene. E neppure se sia sopravvivenza.
io penso che uno dei più grandi del religiosismo con il quale si è tentato di implementare quanto proposto da Cristo sia di essere arrivati alla fissazione patologica dell'altruismo obbligatorio.
RispondiEliminaNon ci può essere sano altruismo senza sano egoismo
Non ci può essere socialità senza solitdine.
Non ci può essere empatia col prossimo senza insofferenza per il prossimo.
Tempo addietro Riza Psicosomatica osservava che l'intolleranza è un indicatore molto preciso di ben vivere.
Cinici e misantropi sono le persone più amorevoli, che più amano l'Umanità.
Se cinici e misantropo sono i più amorevoli, allora io sono una "filantropa"!
EliminaSai, se non ti piace l'umanità false e mediocre, è perché ti piace certamente quella sincera e, per te, eccellente.
EliminaFilantropassì! =:)
Quella eccellente è introvabile.
EliminaE comunque il confine tra noi e gli altri è variabile e ha molte variabili.
RispondiEliminaSono d'accordo.
EliminaE direi che è una gran fortuna constatare che tale confine varia in continuazione.
Sorrido perché è qualcosa che mi riguarda da vicino. Per quanto io voglia includermi nella società, relazionarmi e comunicare con essa, c'è sempre quel limite che non riesco a valicare, quell'ostacolo che mi ricorda quanto mi stia antipatico il genere umano.
RispondiEliminaPer quel poco (ma forse anche un po' di più) che ti conosco, non mi sembri una persona capace di detestare il genere umano. Forse qualche volta ti capiterà di essere un po' più insofferente, ma non hai nulla del misantropo.
EliminaE fai bene a non sopportarlo.
RispondiElimina(Chi si rivede!)
EliminaE lo so che faccio bene.