Scrivo solo nel silenzio. Diversamente non posso. Perché l'astrazione che serve è infilata tutta dentro un distacco dal resto. Quella separazione che non consente voci, né tocchi, né distrazioni. Solo ciò che penso e l'urgenza di immagini e parole a cui non voglio dare argine. Anche chi amo l'ha imparato a memoria. E quel mio "mi spiace, sto scrivendo" racchiude il complicato bisogno di solitudine. Un commiato che non accetta repliche e che termina nel momento in cui ho scritto quel che volevo. Immagino che ognuno abbia una stanza della mente in cui si chiude assieme ai silenzi necessari. E in cui non sono ammesse intrusioni.
[foto by Leandra20]
eccoci di nuovo sintonizzate, pensa che da poco ho avviato un blog chiuso: l'ho chiamato "centricamente" ma non lo vedrà nessuno a meno che ne esca qualcosa di utile per il prossimo. per ora lo scopo è che sia utile a me, ultimamente mi sento un po' come fossi finita su una galassia a me sconosciuta benchè porti il mio nome.
RispondiEliminaMi devo perfezionare...quando cerco il silenzio, vuol dire che mi piace ascoltare ciò che ho da dirmi. Diversamente cerco i rumori, li invento, li amplifico. Devo imparare ad ascoltare anche ciò che mi è sgradito, che forse è più utile. Per scrivere, qualunque cosa, tutto intorno a me deve essere silenzioso: non sopporto i rumori, ma sopratutto non sopporto che qualcuno violi la mia intimità, sbirciando da dietro le mie spalle quel che scrivo.
RispondiEliminaUltimamente è quella che frequento di più.
RispondiEliminaPerchè ho bisogno di silenzio nel quale immergere pensieri e paranoie e tutti i sensi.
Neppure riesco a rispondere come fai tu, mi limito ad un semplice "ahah" in risposta a quella domanda che resterà sospesa per sempre e che a me non può arrivare.
Come ti capisco: da bravo Monaco della Scrittura difenderei il mio eremo con missili atomici, mentre sto scrivendo... Unico rumore ammesso (ma pure quello assai raramente, e mai nelle fasi di vera febbre creativa): un po' di musica come sottofondo... Non c'è inquinamento peggiore di quello acustico, e non c'è violenza peggiore di chi rompe i cosiddetti a un artista al lavoro per dirgli cose che potrebbe benissimo dirgli qualche ora dopo, o meglio ancora evitare... :)
RispondiEliminaSabato non sono riuscito a scrivere neanche un biglietto di auguri per una mia amica. La mia stanza dei silenzi necessari era invasa da pensieri,rumori e voci altrui che non ho potuto nè potevo allontanare da me. Seppur il risultato non sia magistrale,comunque, il momento di scrivere ,qualunque cosa in qualunque modo, rimane un attimo intimo in cui siamo solo noi al centro del nostro mondo.Ed è giusto che sia così.
RispondiEliminaUltimamente non scrivo più molto. Non solo per mancanza di tempo: è una fase di interiorizzazione, questa, in genere scrivo dopo e, quasi sempre, cose scontate.
RispondiEliminaScrivo quasi esclusivamente per me, così succede che le parole non abbiano un senso comune. Vado molto per immagini; immagini mie, spesso indecifrabili ad occhi altrui. Affiorano sul confine di pelle che separa l'interiore dall'esteriore generate da questo permearsi di mondi e raccontano quella creatura nuova.
Nonostante la commistione da cui scaturiscono, però, hanno bisogno di silenzio, per delinearsi.
Il rumore saturerebbe le parole; confonderebbe il bordo dei pensieri. Come luce su una pellicola vergine.
Basilico
@ teti: a che serve un blog chiuso? Forse inizi ad avere troppi blog. Ne basta uno ma buono. Almeno credo.
RispondiElimina@ princi: nemmeno a me piace che qualcuno mi sbirci mentre sono al PC (scrivo solo così ormai) a buttare già le mie cose scritte.
RispondiEliminaIn generale, comunque, non amo i rumori né la confusione. Li rifuggo come fossero un malanno. Li evito accuratamente, se posso. In caso contrario li sopporto con malanimo.
@ Amore: anche a me spesso capita di isolarmi in maniera totale mentre scrivo. Infatti è successo spesso che chi mi chiamasse dovesse farlo almeno tre o quattro volte perché io lo sentissi.
RispondiEliminaMa quanto ci piace quella stanza però!
@ Zio: tu sei uno scrittore vero, io sono una scribacchina che fa del suo meglio. Ma anche nel mio piccolo, ho bisogno di silenzio. Neanche un soffio di musica, nulla.
RispondiElimina@ Veil: sì, scrivere, per chi lo fa con la passione e l'indispensabile concentrazione, è un gesto particolarmente intimo. E' per questo che quella stanza è e deve restare inviolabile.
RispondiElimina@ Basilico: non ho mai capito dove tu prendessi il tempo per scrivere ciò che hai scritto. Spero che prima o poi tornerai a scrivere con la giusta dedizione e i giusti tempi.
RispondiEliminaCol silenzio che serve, ovviamente!
anche io non amo la confusione e detesto chi sbircia da dietro le spalle, o chi sbircia in generale.....mi piace concentrarmi e lo faccio senza qualcuno o qualcosa che mi distragga...anche se , è vero, io non sono una scrittrice:(
RispondiEliminaIl silenzio serve a chi scrive. Anche a chi scrive senza essere scrittore come me o te.
RispondiEliminaPensavo di essere una delle poche...ma io non riesco più a scrivere su carta. Solo al pc!
RispondiEliminaun anno fa avrei avuto grosse perplessità anche io rispetto a questa scelta.
RispondiEliminasono sempre stata oppositrice tenace alla creazione di personalità multiple.
momentaneamente è il mio blog per antonomasia. diciamo il biglietto da visita. parallelamente è una collaborazione come altre.
questo nasce per differenza, nel senso che come sai sul primo non parlo di alcuni argomenti di cui adesso ho voglia di dire, più a me stessa che ad altri. potevo usare un file del pc, mi dirai.
ma il mezzo (blog) mi piace e magari un giorno mi verrà voglia di aprirlo e allora mi piace l'idea di farlo senza ricostruire gli antefatti.
in ultimo non ti nascondo che uno dei motivi è proprio quello che dicevo qualche post fa sui miei studi e analisi.
e quindi alla fine è forse per la voglia di dire davvero quello che voglio. ma, essendo comunque una tipa molto riservata, scegliendo se e quando e a chi mostrarmi.
in sintesi è questo. buona serata!
nonostante non sia una scrittrice, mi sono accorta che a me non serve silenzio ma l'ispirazione.
RispondiEliminascrivo di getto, che si tratti di un biglietto, un messaggio, un pensiero...
non potrei mai stare lì a guardare un foglio [monitor] bianco in attesa di una qualche idea
A me è sempre piaciuto aver letto che quando nasciamo facciamo una separazione sviluppando l'idea della linea, perché la linea ci serve per separare e separarci dalle cose e dalle persone, ci serve per distinguere e per conoscere. E la scrittura è solo linea, anche se spezzettata.
RispondiEliminail silenzo è fondamentale per potersi concentrare senza distrazioni o altro. a me serve anche per studiare.
RispondiEliminasaluti
Perfettamente vero. Ciascuno ha bisogno di isolarsi; la scrittura, e aggiungo anche la lettura, sono tra i mezzi più raffinati e adatti a me che conosca.
RispondiElimina"La stanza dei silenzi necessari" è un bel titolo, una bella sintesi. La solitudine è libertà, perciò spaventa.
Ciao, Euridice.
@ Princi: non sei una delle poche, anzi. Ho la sensazione che ormai carta e penna siano per pochissimi eletti. Un po' mi spiace, ma con la tastiera e il monitor riesco a scrivere alla velocità dei miei pensieri. Con la penna, invece, sono costretta a rallentare e a perdere ciò che avevo in mente.
RispondiElimina@ teti: hai un rapporto molto forte con il blog e con questo universo. Io lo vivo in maniera molto più "opportunistica". Uso questo spazio quando voglio e senza grandi pretese. So che non c'è da aspettarsi nulla e preferisco viverlo con un discreto distacco. Il resto è fuori da qui ed è giusto così.
RispondiElimina@ Agnese: l'ispirazione serve a chiunque scriva, altrimenti temo non avrebbe nulla da scrivere. Il silenzio è qualcosa che a me personalmente serve tantissimo.
RispondiEliminaAnche io non rifletto moltissimo prima di scrivere ma per arrivare ad avere quello slancio ho bisogno di isolarmi e di restare sola nella famosa stanza di cui sappiamo. L'idea iniziale c'è sempre, ma per darle forma ho bisogno di un distacco da ciò che mi è attorno.
@ ruhevoll: bello il tuo parallelismo. Ed hai ragione: anche la scrittura è una linea. Frammentata, certo, ma sempre linea. Sorrido...
RispondiElimina@ Luigi: anche a me piaceva studiare stando in silenzio. Anche perché ripetevo a voce alta le cose che dovevo sapere e avevo bisogno di ascoltarmi.
RispondiElimina@ Ettore: ciao a te Ettore!
RispondiEliminaStranamente riesco a leggere anche se attorno a me ci sono rumori. Mi immergo in ciò che i miei occhi raccolgono dalla pagina e mi isolo nel mondo che lo scrittore del momento ha creato attraverso la sua narrazione.
La solitudine non mi ha mai spaventata, anzi. L'ho sempre cercata e anelata. Qualche tempo fa, scherzando un po' sul tema, avevo scritto un post intitolato "Volevo fare l'eremita". Ed è vero: volevo farlo sul serio.
E' quello che cerco anch'io, ma non trovo quasi mai: un silenzio scevro da pensieri prepotenti e sensi di colpa.
RispondiEliminaQuello non esiste, espe.
RispondiEliminaci leggi una valenza importante?
RispondiEliminamah!
a me sembra meno di tanti altri che si duplicano su mille portali e con mille identità.
in pratica non faccio altro che scrivere invece che su un file su un blog.
appunti per poi magari trovare spunti sicuramente in modo più agevole che a costruire un file, dunque si può dire che anche io uso opportuniscamente il mezzo:)
il mio forte legame, non so dire, dato che di fatto mi sono preclusa l'interazione, forse non è sia proprio del tutto vero, ma rispetto la tua impressione.
sul fuori che dici, è perchè non sai che non ce l'ho un fuori, al momento non esiste. tranne una discesa settimanale in città, qui è sia dentro e sia fuori anche se ovviamente vivo sebbene in modo anomalo anche la dimensione reale:)
buona giornata!
Vedo in ritardo il tuo commento, scusami.
RispondiEliminaIo credo che tu sia troppo comunicativa e socale per una realtà del genere: "un fuori, al momento non esiste. tranne una discesa settimanale in città".
Non credo basti.