9 gennaio 2019

Cerco un lavoro

Cerco un lavoro. Una frase che in tanti pronunciano, una condizione che in troppi vivono. Me compresa. Sento la pena di doverla pronunciare e la pietà di chi è dall'altra parte. Non vorrei più vedere quella luce di commiserazione nelle facce di chi mi ascolta. Vivo un dramma, ne sono consapevole. Eppure non riesco più a sopportare quegli slanci compassionevoli di chi un lavoro ce l'ha e mostra di sapere come ci si sente a non averlo. E non sopporto più nemmeno coloro che vogliono infonderti speranze a ogni costo per il puro istinto di mantenersi buoni. Non c'è nulla di buono nella vostra misericordia, a meno che non vogliate offrirmi un nuovo lavoro.

[foto by Vic4U]

30 commenti:

  1. Né compassione né misericordia da me che un lavoro (retribuito) non ce l'ho, ma solo vicinanza.
    Speranza? Sì, nonostante i tempi storico/economici tristi.
    Ti mando un sorriso

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    1. La vicinanza Va già meglio.
      Speranza?
      Credo di averla persa ormai.

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  2. "L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro"...suona davvero beffardo l'art. 1 della nostra costituzione.

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  3. Non lavorare mette in una condizione di libertà rara, se si riesce a superare il disagio di sentirsi inutili o traditi da qualcuno o qualcosa.

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    1. Tradita non direi ma il disagio di sentirsi inutili si sente.

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    2. "libertà rara" sempre ad avere di che sopravvivere. Perché di questo si tratta alla fine, al di là di ogni orpello filosofico.

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  4. La mancanza di lavoro è un vero dramma non solo per la persona interessata ma anche per tutte quelle persone che le ruotano attorno. Speriamo bene, Mia, di cuore.
    sinforosa

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  5. sono nella stessa situazione, la mia azienda (inglese) è uscita dal mercato italiano a febbraio e io sono incazzata nera.
    ho due cittadinanze e parlo 3 lingue e sinceramente di svendermi non nebho proprio voglia. tantomeno di essere commiserata da chi (spesso) ricopre posizioni per cui non ha decisamente le competenze

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    1. Quando sono rimasta senza lavoro mi sono ripromessa che avrei fatto solo ciò che amo fare. Non voglio più stare male per colpa di un lavoro.
      La commiserazione mi urta ferocemente.

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    2. Se qualcuno può "non lavorare", non ha la mia commiserazione, ma solo la mia invidia.

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    3. Se sono alla ricerca di un lavoro è perché mi serve lavorare e ricevere uno stipendio. Non ti pare?
      L'invidia non ha alcun senso.

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    4. Avresti dovuto leggere con attenzione il prologo: "se qualcuno PUO' non lavorare"...ma evidentemente non sono solo io l'approssimativo...

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    5. E io specificavo che non sono nelle condizioni di non poter non lavorare. Come la maggior parte di chi non lavora.

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  6. Io rimango muto perché proprio non saprei cosa dire.

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  7. dunque sei nella condizione di coloro ai quali spetta il reddito di cittadinanza... (che già svolgere le pratiche è un mezzo lavoro)... da quanto ho capito dopo un tot di mesi sei praticamente obbligata ad accettare qualsiasi destinazione e non ho ben capito cosa ti farebbero se ti rifiutassi... secondo me stanno preparando i nuovi schiavi per la raccolta dei pomodori dato che le politiche attuali fanno presupporre che mancheranno gli schiavi di colore... in ogni caso,come sappiamo bene, la povertà è stata abolita, quindi godiamoci la ricchezza di una vita fatta di inerzia che prima o poi ci si abitua all'inedia e al lavoro neanche ci pensi più...

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    1. Pare che potrei meritare il suddetto reddito... ammesso che si arrivi a stabilire cosa sia.
      Potrebbe esserci una diaspora in base a quanto dicono: un sacco di gente dovrebbe emigrare verso nord.
      Onestamente potrei accettare se mi dessero la possibilità di guadagnare parecchio altrimenti non avrebbe senso.

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  8. Vicinanza e solidarietà totali, per quel che può servire.
    Nessuno può sapere – neppure semplicemente immaginare – se questa condizione non l’ha toccato. Ho lavorato 26 anni, e da dodici mesi cerco ciò che ho perso (me stessa prima di tutto). Perdere il lavoro devasta la propria vita e quella di chi ti vive accanto quanto un lutto, ti priva di ruolo e possibilità, uccide ogni tuo progetto. Una lunga convalescenza nella quale la guarigione non arriva. Con andamento da ottovolante: per un certo tempo ti alzi agguerrita e nutri eccitazione e speranza per ogni attesa di riscontro; poi arrivano i giorni in cui non riesci a metterti in piedi, a decidere di farti una doccia e vestirti per fare le cose più banali. Quello che hai chiamato "il disagio di sentirsi inutili", con buona pace dell’art. 1 della Costituzione.

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    1. Sono in perfetta sintonia con il tuo stato d'animo che, purtroppo, vivo da parecchio tempo, proprio come te. Chi non lo ha mai vissuto, non riesce a capire fino in fondo quanto spaesamento, quanta frustrazione, quanto disagio si possano vivere in determinate condizioni.

      La guarigione non riesce ad arrivare e la mente vacilla da una sensazione all'altra, giorno per giorno. Hai ragione: in alcuni momenti provi a rincuorarti e a trovare un briciolo di senso e di autostima, in altri vorresti sprofondare nel nulla e sparire per sempre.

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  9. Eh sì, la società è un po' stronza, ma spero troverai presto un impiego ;)

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  10. personalmente (rimanere senza lavoro, etc, impazzire e finire quasi per strada) conosco bene la situazione e ho vissuto anche la crisi autodistruttiva di mio padre a fine anni '90 con tutte le conseguenze immaginabili quando, distrutto dalla depressione e dallo stress, decise di mollare il lavoro per poi rimanere seduto sul divano in salotto per un anno intero a bere birra e fumare sigarette e mi esimo dall'aggiungere inutili parole ma per sdrammatizzare ti dico che avessi avuto la patente nautica americana (una roba insomma che si puo' conseguire tutti i giorni) avrei risposto a questa offerta di lavoro:

    https://www.tio.ch/dal-mondo/economia/1345148/cercasi-coppia-di-custodi-del-faro-130mila-dollari-l-anno-per-4-giorni-a-settimana

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    1. Ecco, io sono ancora seduta sul divano. Non bevo e non fumo, ma sono lì.

      Ogni tanto mi capita di leggere articoli su offerte di lavoro così esotiche e affascinanti. Non fanno per me. Mentre tu la patente nautica puoi prenderla di sicuro e rifugiarti dove desideri.

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    2. Magari la patente nautica...nei giorni scorsi ho preso un assurdo attestato x l'utilizzo di macchine x la pulizia e confermato la mia eventuale disponibilità a trasferirmi a Basilea x un cinema in apertura...E ieri x il lavoro ho perso pure un pezzettino di falange.

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    3. Non pensavo che lavorare in un cinema potesse essere così pericoloso.

      Certo... Basilea non è proprio il faro di cui si parlava.

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  11. Più in alto nei commento hai scritto che non vuoi più stare male per il lavoro e che hai deciso di fare ciò che ti piace. Consentimi di consigliarti di non darti troppi paletti a priori. A volte non si sa quale sia poi la strada per stare bene al lavoro. Ti assicuro che mai avrei pensato di stare bene cambiando così tanto il mio lavoro. E l'ho cambiato proprio per il bisogno di avere sì uno stipendio, ma soprattutto per non buttarlo tutto in medicine pee rimediare allo stress!

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    1. Non voglio più stare male per colpa di un lavoro, è vero. Ho lavorato tanti anni senza problemi, ma un totale rivolgimento della mia professione e contatti con persone (una persona, in verità) particolarmente "insana" avevano ridotto la mia vita a un baratro.
      No. Non voglio più arrivare a tanto.
      Ciò non significa che non mi accontenti, anzi. Potrei e vorrei fare un lavoro che si avvicini alle mie capacità e alle mie esperienze ma anche qualcosa di completamente diverso. Purché mi dia la possibilità di non svegliarmi con l'ansia che toglie il respiro e la voglia di vivere.

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  12. La cosa che mi fa più schifo è che una coppia o famiglia potrebbe essere costretta a dividersi per non perdere tutto. Ma ci arrivano a capire che se si devono pagare due affitti non resta nulla, anche ammesso che si accetti questa pretesa assurda? Provvedimento disumano e odioso.

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