28 giugno 2018

Piccolo paese morente

Torno a camminare nella pace mattutina del mio paese. In quelle stradine di pietre e leccate d'asfalto ignobile che dicono ancora di famiglie finite chissà dove. Non c'è rimasto più nessuno, mi dice Anna appoggiandosi al bastone, nessuno si cura di noi. Un peccato immenso, penso con gli occhi bassi. Vedo casine con brutte persiane blindate e portoni scuriti dalla dimenticanza. Vendesi ovunque, vendesi crepacci e antiche mura, vendesi finestre e paesaggi, vendesi occhi e balconcini e memorie. Passano in pochi e ci vivono ancora meno. C'erano solo i vecchi mentre figli e nipoti crescevano altrove, ora i vecchi sono morti e con loro è morto tanto altro.

[foto by inextremiss]

10 commenti:

  1. dove andavo in vacanza da piccolo sono aumentati i ruderi, in virtù dell'ennesima: fatta la legge => trovato l'inganno per cui c'è stata la corsa alla demolizione dei tetti di cascine e masserie, di fatto trasformando il paese in una sorta di area bombardata in cui sopravvivono poche case di vacanzieri estivi contrapposti a lunghi abbandoni invernali.

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    1. Devo dire che questa stranezza dei tetti mi mancava proprio. Non immaginavo si potesse essere tanto deficienti.

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  2. Anche il centro (e i rioni periferici) del mio paese sta morendo, anche se è super industriale e ricco. Chiudono i negozi e qualche sede di banca. Le case ristrutturate restano vuote e altre stanno cadendo a pezzi. Quando di martedì il bar in piazza é un deserto totale. Tutto si è spostato nei grandi centri commerciali o lungo le vicine statale e superstrada.

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    1. Mi hai parlato spesso del degrado in cui versano molte zone in cui sei vissuto. Qui lo spostamento c'è stato alcuni decenni fa. I vecchi sono morti. I loro figli sono diventati vecchi a loro volta e i nipoti non vogliono saperne di tornare nelle case di famiglia in mezzo ad un paesino di scalini e salite in cui devi lasciare la macchina lontana dalla porta di casa.

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  3. I vendesi e gli affittasi si scorgono anche in paesini dove in teoria, uno spiraglio di vita resiste, dove giovani coraggiosi aprono ristoranti, dove piccole botteghe artigiane difendono il territorio e quella poca identità che rimane.. ma vale soprattutto per località con un minimo di richiamo turistico, tante altre viaggiano verso l'oblio, l'abbandono, l'inerzia di pochi residenti e amministratori irresponsabili, senza coscienza...

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    1. Nel centro storico di questo borgo che è il mio paese ci sono decine di cartelli "vendesi". Una marea di gente che, evidentemente, non sa più che farsene di casine, anche rimesse a posto, che forse sono solo troppo scomode da raggiungere. Ho immaginato di avere tanti soldi, di recuperare alcune piccole strutture e di passarci il mio tempo. Un bel desiderio.

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  4. Tristezza. Non oso immaginare cosa proverei se il mio paese fosse ridotto così.

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    1. Proveresti ciò che provo io: impotenza e sconforto.

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    2. Ci sono alcuni strumenti che, magari in un'ottica di medio-lungo periodo, possono aiutare i piccoli comuni, come, ad esempio, le "fusioni" tra enti locali (cosa diversa e più intensa rispetto alla unione), che consentono una programmazione territoriale più vasta ed efficiente che il piccolo centro non potrebbe autonomanente affrontare (soprattutto se disabitato), mirando, sia pure in modo graduale e non necessariamente immediato, al ripopolamento demografico ed economico di queste aree.

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    3. Il problema è che le amministrazioni non sono molto lungimiranti né abituate a programmare qualcosa che vada oltre pochi mesi. Nei piccoli e nei grandi centri. La provvisorietà colpisce tutto e tutti, senza distinzioni.

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