21 aprile 2016

Di lodi e di brodi

Sono bello ma, soprattutto, bravo. Più bravo di tutti e lo faccio notare. Non sia mai che la cosa sfugga a chi di dovere e a chi il dovere, in generale, non sa nemmeno dove andarlo a pescare. Il mio talento emerge perché non lo lascio sfuggire e pure perché è più luminoso di quello altrui. Ci metto poco, in fin dei conti. Basta sovrapporlo e glorificarlo, sciorinarlo e farlo passare a tutti i costi come opera eccelsa. Faccio del mio e lo faccio a meraviglia. Onorarmi non è che conseguenza logica. Mi decanto e mi decoro perché quel che merito è solo merito mio. E delle lodi mi faccio brodo.

[foto by Gazounette]

29 commenti:

  1. Viviamo in un mondo in cui chi sa vendere bene il proprio (spesso scarso) talento, ha più possibilità di emergere di chi il talento lo possiede davvero ma non sa magnificarlo. È (quasi) tutto una questione di marketing. Quindi non sempre “chi si loda s’imbroda”. A volte chi millanta seduce.

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    1. Più che a volte direi sempre.
      Basta sponsorizzarsi un po' no?

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  2. “Celo-celo!” – come le figurine.
    I tipi così abbondano e già in famiglia ne ho parecchi. Sanno-fanno-sono tutto loro. Sono esperti in tutto e di tutto.
    Gratto un po’ e scopro che l’oro è princisbecco… e li lascio cuocere nel loro brodo, dedicando loro un verso dantesco:
    inferno XXI, v. 139

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    1. Gli esperti di tutto, quelli che sanno tutto, quelli che possono dire tutto sono un po' ovunque.
      Beati loro, mi viene da dire.

      Ed elli avea del cul fatto trombetta.

      Rido!

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  3. Chi si loda si sbroda, vecchia massima della nonna.
    Molto, troppo spesso, i vanagloriosi sono scarsitalentuosi che si dipingono come "unici" qualsiasi cosa facciano. Che dipingano, che scrivano, che semplicemente indossino un vestito. Unici a vedersi, da "non potete perdervi" di leggere ciò che il mio infinito talento ha prodotto, da "non potete fare a meno di apprendere" ciò che la mia lungimirante mente pensa sulla crescita dei brufoli sulle natiche.
    Ne conosco non pochi. Ce n'è uno che impazza sul web sbattendo in tutte le salse i titoli -titoloni a tutta pagina- dei suoi inimmaginabili e imperdibili romanzi a puntate. Li ho letti quasi tutti e niente va oltre il sei più, spesso meriterebbe un sei meno meno, ma guai a farglielo notare: la sua lingua, larga come una pala quando ammorbidisce sbavandole le natiche dei potenti del settore, diventa una lancia acuminata con cui pensa di trafiggere i suoi infiniti nemici, cioè tutti coloro che non lo incensano.
    Lo eleggo a portabandiera di tutti i millantatori di talento inesistente.
    L.A.

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    1. E chi sarebbe questo brodoso soggetto che impazza sul web?
      Sono curiosa...

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    2. Tu sei tra i primi trecento dei suoi 666 followers.
      L.A.

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    3. Anche tu ce l'hai con Nicola? Non capisco perché.
      È chiaro che non vincerà mai il Nobel per la Letteratura ma di certo scrive meglio di tanti altri pseudo scrittori.
      A me diverte. E non prendo troppo alla lettera i suoi "brodi" sul blog.

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    4. Non ce l'ho con lui per motivi personali, nemmeno lo conosco, ma per come si sbroda. Fare pubblicità alle proprie "opere" si può in casa propria, ma in modo lecito. Può darsi che "scriva meglio di tanti altri pseudo scrittori", ma vantarsi di scrivere meglio di tutti, possibilmente anche dei prossimi futuri questo è una becerata alla Matteo Renzi.
      Tu scrivi: "...di tanti altri pseudo scrittori", se leggo bene questo significa che secondo te anche lui è uno pseudo scrittore, altrimenti avresti scritto "di tanti altri scrittori", oppure "di tanti altri che invece sono pseudo scrittori". O mi sbaglio?
      L.A.

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    5. Ti sbagli.
      Ho scritto che scrive meglio di tanti altri pseudo scrittori perché altri, diversamente da lui, sono pseudo scrittori.
      Lui sa scrivere decentemente. Ha il suo stile e la sua verve. Può piacere o meno, ma sa farlo.

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  4. la pubblicità è l'anima del commercio, dicono, ma io mal sopporto l'una e l'altro. Se poi quello che si pubblicizza e commercializza è se stessi, allora subentra un odio a pelle che a essere autocritici forse è l'altra faccia dell'invidia per la loro spudoratezza. Ne hai un esempio anche qui nella colonna a fianco dove spesso compare un post-grancassa a reclamizzare l'ultima opera di questo autore. Comportamento più che lecito, per carità, e sarà pure un romanzo meritevole, ma è sicuro che non lo leggerò mai.
    ml

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    1. Eh così dicono. Auto-pubblicizzarsi, a quanto pare, funziona bene. E quindi quel modo di dire, probabilmente, non è proprio sbagliato.

      Parli di Nicola, immagino. O Zio Scriba, se preferisci. Beh... uno scrittore che di certo non vende milioni di copie cerca in ogni modo di farsi notare e di pubblicizzarsi. Almeno nel suo blog. E' spazio suo e fa quel che vuole.

      Ma se posso: scrive bene. Potresti persino leggerlo.

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  5. Non riesco proprio a sopportare la vanità...

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  6. Li odio quelli che si vantano, come tutti noi esseri mortali non siamo nessuno, è inutile vantarsi di essere qualcuno quando non lo si è affatto

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    1. Qualcuno ha detto (ma in questo momento non ricordo chi) che la vanità è come l'idiozia: non ha limiti. E in questa nostra società dell'immagine gli idioti che si autoincensano abbondano. Basta accendere la televisione e ce li troviamo tutti in fila: in primis i politici. I più detestabili

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    2. @ Pietro Sabatelli: vantarsi di fare bene o meglio quel che saprebbe fare chiunque, alla fine, non è esattamente un vanto.

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    3. @ Remigio: un sacco di personcine belle e brave. In TV ce ne sono a tonnellate. Altrimenti, forse, in TV non ci arriverebbero neppure.

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  7. Poi possono succedere anche dei capitomboli. Dall'altare alla polvere. Non sono casi rari.

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    1. Certo che capitombolano. E forse più facilmente di quanto ci si possa aspettare.

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  8. Io non ce l'ho mica tanto con questi "dopati", quanto con chi compra la loro merce contraffatta e pensa d'aver fatto un affare.

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    1. Per la legge dei grandi numeri più persone vengono raggiunte da un messaggio, pur farlocco che sia, maggiori sono le probabilità che lo raccolgano. È pura statistica.

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  9. Conosciamo tutti una persona così, ad eccezione di chi è così: lui ne conosce almeno due.

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    1. Ma sulla seconda potrebbe avere almeno un dubbio!
      😂😂😂

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