16 febbraio 2016

Ciò che non curi, muore

Carissima, il concetto è banale e, guarda caso, anche piuttosto trito: ciò che non curi, muore. E' nelle tavole non scritte della vita, tra gli inciampi negletti dell'abbandono di sé, nelle fessure neppure troppo invisibili dell'indifferenza. Muore tutto quello che decidi di lasciar andare o che preferisci dimenticare o che scegli di non osservare con la cura che merita. Muore perché anche il pensiero di un desiderio si annacqua e si decompone. Come ogni corpo trascurato, come tutta la materia che vive. Persino i sogni, persino l'incanto, persino l'anima e certe sue idee che parevano immortali.

[foto by freckledmystery]

14 commenti:

  1. Niente di più vero: muore un grande amore se trascurato, tramonta un'amicizia se uno dei due trascura l'altro, muoiono i ricordi se non vengono rinfrescati. È anche un concetto banale, ma la vita è piena di banalità e di ovvietà.
    L.A.

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    1. Tutto quel che viene trascurato è destinato a morire. In un verso o nell'altro. Banale, vero, ma reale.

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  2. Centri con tempismo inquietante un tormento attuale.. che dando retta alle tue parole diverrà, presto, una lieve parentesi di vita tempestosa che dopo aver squassato la riva, lascerà giusto vaga memoria e qualche conchiglia da portare via..

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    1. Certi sconquassamenti durano solo il tempo necessario a capire che, probabilmente, non erano della consistenza giusta. Come certi arcobaleni.

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  3. Mi fai venire in mente quella splendida poesia di Neruda…ma non so se è attinente al post: io te la mando comunque.
    Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
    giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
    rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

    Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
    bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
    proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
    sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
    all'errore e ai sentimenti.

    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
    lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
    sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
    consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
    non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
    chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
    giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

    Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
    fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
    chiedono qualcosa che conosce.

    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
    respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
    felicità.

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    1. Famosissima e forse un po' inflazionata questa poesia.
      La conoscevo e ti ringrazio per averla inserita nel tuo commento.

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    2. ..famosissima anche perché sempre attribuita a Neruda anziché a Martha Medeiros.. ;)

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  4. Essere vivo, scrive Neruda.
    Rimanere vivi, mi viene di aggiungere, lucidi e sensibili, senza che lucidità e sensibilità arrivino mai ad essere incompatibili

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    1. Sentirsi vivi è altro dall'essere semplicemente vivi.

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    2. Infatti.
      Per conto mio, ho solo citato testualmente Neruda, che, pur scrivendo "essere vivi", non credo volesse riferirsi ad uno stato in vita puramente fisico, testimoniato dal semplice respirare.

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  5. L'archetipo completo è quello della morte e della rinascita. Bisogna "solo" recuperare la ciclicità...

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    1. Non so se serva a qualcosa. Ci sono morti che sono definitive e che non ha senso recuperare.

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