8 aprile 2015

Cuore crudo

E poi t'accorgi che il cuore diventa solo un po' più duro. La scorza con cui hai imparato a rivestirti l'anima si copre di un ulteriore strato: detriti di delusioni, scaglie di amarezza, pulviscolo di disincanto. Si cresce all'infinito. Si diventa diversi o forse solo peggiori. Prospettive che si muovono sul filo del cinismo; un'incantevole difesa per chi una ragione deve comunque cercarla. Ci si fa il cuore crudo per allenarsi a non diventare distruttibili, per credere di poter assorbire meglio gli urti di un'esistenza. E ci si riesce anche. Si memorizzano lividi e si metabolizzano tossine: la strada imperfetta del divenire sé.

[foto by rockgem]

15 commenti:

  1. Questo post fa così il paio col precedente che urge preoccuparsi di questo percorso di guerra col cuore elmettato a parare colpi bassi. E' che non dovremmo usare questo muscolo, anche allenato, anche disincantato, anche coi lividi callosi, per farci scudo. Non dovremmo. A cominciare da me...

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    1. Sì, questo post è un po' figlio del precedente. Si capisce vero?
      Non dovremmo usarlo per farci scudo, hai perfettamente ragione.
      Ma come si fa? Tu sai farlo?
      Io no.

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    2. Neanch'io. E non voglio neanche imparare...

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    3. Non conosco nessuno che sappia farlo.

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  2. Sei in cammino, mi pare. Una strada sassosa in salita...
    Ti anticipo il prossimo passo: impari a vivere con la tua debolezza, consapevole che il dolore (l'inciampo, l'urto, l'ostacolo, chiamalo come vuoi) non ti segue, ma è davanti e ti aspetta. Non c'è corazza che tenga.
    Ed è un cammino solitario.
    Migliori? Peggiori? Chissà!

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    1. Sono vecchia a sufficienza per aver già imparato come funzionano queste dinamiche "di cuore". Si diventa un po' più duri, più cattivi, più indifferenti.
      Forse peggiori di prima. O migliori.
      Non si sa...

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  3. Peggiore e migliore, questo è quello che mi sento io sotto gli strati di detriti. Sono più dura, ma anche più acuta, più cattiva, ma anche più capace di vedere il buono là dove esiste.
    Si perde qualcosa e si acquista qualcosa. Mi sento in pari, alla fine :-)

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    1. Infatti nemmeno io mi sento poi veramente peggiore. L'aver accumulato sofferenze significa anche aver imparato a fare attenzione, a distinguere, a non farsi attaccare. Un meccanismo di difesa che direi ancestrale.
      D'altro canto se non si imparasse nulla da certe delusioni e da certe esperienze significherebbe che non si è in grado di capire e crescere.

      Quindi: sì, come te, sono più cattiva, più intransigente o acuta, ma sono cresciuta così. Il prezzo? La perdita di certa ingenuità, certa buona fede, certi atteggiamenti.

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    2. Se tocchi il fuoco e ti scotti, la volta successiva non lo tocchi: è un meccanismo salva-vita, va bene così.
      Si cresce e questo significa tante cose, belle e anche brutte, sto imparando ad accettarlo.
      Che poi, come dici tu, si perde certa ingenuità, ma ne rimane comunque e lo dimostra il fatto che a quasi cinquant'anni ancora soffro.

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    3. Nonostante la scorza e nonostante i detriti, poi, in certi casi, si finisce per soffrire lo stesso.
      E ci si ripete di essere stati fin troppo stupidi...

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  4. poi per fortuna accade sempre qualcosa, arriva sempre qualcuno, capace di toccare il cuore, ammorbidirlo senza sciuparlo.
    ml

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    1. Ogni volta crederci è un'impresa. Perché la barriera si fa più imponente e permettere a qualcuno di avvicinarsi al tuo cuore è un atto eroico.

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  5. Il punto è che il cuore è anche quella porta che ti permette di contattare quell'essere in unione con tutto ( conosco la sensazione ma è come se non avessi parole per descriverla). Tutti i detriti di difesa è come se chiudessero fuori dalla porta anche te assieme agli altri, rendendo arduo l'accesso a quello spazio

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    1. Le chiusure e le barriere, ovviamente, sono fatte per escludere. Tenere fuori chi è fuori. Tenere dentro chi è dentro.
      Hai ragione: ci si preclude molte opportunità o occasioni. Eppure certa "prevenzione" pare il male minore rispetto ad altro.

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