27 marzo 2015

Timbuktu (o dell'ipocrisia dei fondamentalisti islamici)

Timbuktu (di Abderrahmane Sissako) è un film che ti copre di poesia ed angoscia. Che ti incatena e ti scopre i nervi. Perché quando la polizia islamica arriva e comanda la legge imbracciando gli immancabili kalashnikov, le persone precipitano in un regime di forze squilibrate ed insane. La voce del Profeta si fa divieto, costrizione e violenza. Molto diventa reato e tutto passa sotto gli occhi chirurgici dei controllori. L'empio è quindi nel canto, nel gioco, nell'amore stesso. Molta normalità si fa corruzione ed indecenza. Eppure gli stessi estremisti cadono nei peccati che perseguono. La medesima ipocrisia di chi predica una morale ma poi non la rispetta.

[foto dal web]

14 commenti:

  1. Non sono sicura di riuscire a vederlo, in ogni caso sembra ne valga la pena...

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    1. Vale sicuramente la pena, t'assicuro.
      Vederlo al cinema è piuttosto difficile.
      Io sono riuscita a farlo solo perché uno dei due cinema romani che lo hanno in programmazione è veramente vicino a dove vive il mio compagno.

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  2. Sembra un film con le palle. (detta così, senza mezzi termini)

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    1. E' un buon film, secondo me.
      Passato un po' sotto silenzio.
      Ma vale la pena...

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  3. E' il film ad essere ipocrita: al fondo di tutto c'è la logica di tendenza che impera oggi e cioè che vi sia un Islam civile, moderato, gestibile secondo principi laici e liberali. Una menzogna gigantesca. L'islam è teocrazia non ci si può affidare ad una religione che impone nero su bianco uno stile di vita aberrante.
    Su certi argomenti, su certe posizioni storicamente certificate, su dinamiche sociali e culturali che NON prevedono ne canti, ne balli, ne lettura che non sia quella del libro sacro del profeta, non ci si può nascondere. Poco importa che gli stessi estremisti cadano negli stessi peccati che perseguono, è un aspetto che passa in secondo piano; il senso dei peccati resta come un totem insuperabile, una morale come la chiami tu che comunque ti imprigiona.
    Il film non sposta di una virgola la discussione sull'Islam, non da nessuna lezione sul futuro dei musulmani. Non può farlo perchè il regista secondo me ha paura e fa bene ad averne. Se subirà danni fisici dovrà accontentarsi di qualche fiaccolata, di qualche articolo " un colpo al cerchio e uno alla botte" di una manciata di tweet je suis Sissako. Non è la strada giusta.

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    1. Io non conosco la strada giusta. Anche se credo che non sia l'Islam il nostro nemico più prossimo. Ma il surriscaldamento, la sovrappopolazione, la fame.

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    2. @lucasette (alias -ennesimo profilo- enzo rasi): spero che il tuo giudizio derivi dalla visione del film e non qualche supposizione derivata da chissà cosa.

      In generale: io non ho "letto" nessuna ipocrisia in questo regista né nel racconto che ha fatto. A differenza di quanto dici, io penso e credo che esista un islam moderato.
      Non credo che tu conosca perfettamente il Corano né le Leggi del Profeta. Il fatto che gli estremisti, nella storia raccontata nel film, cadano sistematicamente negli stessi "peccati" che perseguono, non è un aspetto insignificante. Anzi. Non fa che evidenziare come certi divieti e certi obblighi imposti con la forza non abbiano senso perché cantare, parlare, incontrarsi, giocare sono attività sociali ed umane che nessuna religione può annientare.

      Il film che, mi piace ricordare, è stato girato nel 2012, spiega una splendida lezione che sta tutta nelle meravigliose parole che l'imam anziano e vestito di bianco, in una scena, condivide con il leader degli estremisti. Inoltre c'è un'altra riflessione che deriva dall'impianto stesso degli eventi: questo tipo di religione imposta e opprimente viene ad essere introdotta in un tessuto sociale che di per sé è già strutturato e solido. Gli jihadisti non conoscono e non riconoscono la storia, la cultura e la civiltà dei popoli che vogliono "conquistare". Si esprimono in una lingua che nessuno conosce, soprattutto. E l'incomunicabilità diventa la regola.

      Inoltre: se fosse stata emanata una fatwa nei confronti di Sissako saresti stato più contento? Questo film avrebbe avuto più senso?
      Secondo me questa logica non ha senso.

      Questo film, probabilmente, riflette una situazione addolcita rispetto a quella reale. Perché la "politica" degli estremisti prevede atti ancora più violenti e volgari di quelli descritti.

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    3. @franco: non credo che sia possibile fare una classifica delle "sventure" che affliggono il nostro tempo.

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    4. Ciao Euridice, ero assolutamente certo del tenore della tua risposta. Il contradditorio sull'islam moderato o meno credo che sia inutile con chi la pensa come te. Mi dispiace. Volevo solo dire qualcosa di diverso e sentito i un contesto che su tali argomenti suona in modo uniforme; non ho alcun interesse a farti cambiare idea anche perchè le premesse culturali da cui partiamo e le analisi dei testi sono troppo difformi ( a proposito se tu conosci e hai letto tutto il Corano mi aspetto argomentazioni basate su tali letture - versetti, sure - )
      Non credo ad un islam moderato, credo esistano musulmani che tuttalpiù se ne fregano della loro religione per poter sopravvivere fuori dai loro paesi: non sarei affatto contento di una fatwa nei confronti di Sissako e non capisco quale sia la TUA logica nel farmi quella domanda. Secondo me sfuggi ai tuoi dubbi... la presenza di una fatwa non è un'invezione, gli ultimi 20 anni ce ne hanno presentato molte. Di questo dovremmo discutere invece di paralare di islam moderato.

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    5. Prima di continuare questa discussione, vorrei che rispondessi a queste due domande.

      Hai visto il film?

      Hai studiato approfonditamente l'islam?

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  4. Si l 'ho visto. L' islam l'ho studiato in termini normali, ho letto tradotto gran parte del Corano. Le radici del terrorismo islamico sono lì . Ma io non voglio approfondire alcunché per i motivi che ti ho già detto; ho la sensazione terribile del tempo che fugge e di quello sprecato n discussioni viziate nel fondo da pregiudizi insormontabili ( anche miei). Altrimenti non mi avresti posto quelle due domande iniziali. Posso farti io una domanda? Pensi davvero che l'Islam in torto possa rappresentare il futuro dell'umanità ?
    Ciao Euridice e scusa l'intromissione a casa tua.

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    1. L'Islam in torto?
      L'Islam è il futuro per chi vuole professarlo.
      Non per gli altri.

      E continuo a pensare che gli estremisti sono solo la parte malata dell'Islam.

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  5. Avevo dimenticato un'altra cosa: hai mai letto nulla di Ayaan Hirsi Ali ? E ' in prossima uscita da Rizzoli un suo libro che tratta seriamente l'Islam inserito in questo nuovo millennio.

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    1. Certo. Ho letto la Hirsi Ali.
      La prima volta una decina di anni fa. Lessi "Non sottomessa". Al tempo il regista olandese Theo Van Gogh venne ucciso proprio da un fondamentalista islamico e proprio per via del film "Submission", che ho visto qualche tempo più tardi.

      Della Hirsi Ali ho letto (e recensito) anche "Infedele", uscito qualche anno dopo.

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