12 gennaio 2015

Mastico un po' d'amarezza

Mastico un po' d'amarezza, quella che certi giorni lasciano appoggiata ai pensieri. Non so esattamente da dove provenga né che sangue si porti dentro. La riconosco dalle ore scollate che non vogliono consumarsi e da quel pallore oltraggioso che sbianca la fronte. Sta. Sopra un desiderio che non s'avvera o dentro parole che non fanno più alcun effetto. E' l'amarezza di un silenzio che avanza a grandi passi nella sua morsa di cristallo e artigli. Vorrei mille e una cosa e poi mi ritrovo a dovermi riconoscere vuota come un abisso. Nel fare infilo tutto il mio non voler pensare. Ma spesso non serve lo stesso.

[foto by w1zzy]

24 commenti:

  1. Vi sono silenzi buoni e silenzi cattivi, come succede per le parole. E' nei secondi che, di solito, si tasta il senso di vuoto. Io ho sempre sofferto di horror vacui, perché conosco bene la profondità di certi vuoti e la loro capacittà di risucchio.

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    1. Horror vacui. Un'accezione perfetta, direi.
      Abbraccia esattamente la sensazione che provo in questi momenti.

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  2. Esaudire il tuo non voler pensare ci priverebbe, per caso, della poesia che trasuda dal tuo malumore? Se si, felice, allora, che tutto quel tuo infilare non serva..

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    1. Non è esattamente malumore. Assomiglia, forse, un po' di più al celebre "spleen".

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  3. Buffo, questo periodo "sono al contrario": fisicamente soffro di agorafobia (horror vacui, sì), ma ho bisogno di silenzio e di spazio, soprattutto mentale.
    Forse sono oltremodo infastidita da un mondo caotico che mi rovescia addosso tutte le sue scorie.
    Forse siamo due espressioni di uno stesso disagio.

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    1. Sei "al contrario". Una sensazione che temo di conoscere. E' fatta di contraddizioni e pensieri spinosi.
      I fastidi sono all'ordine del giorno. E diventano sfiancanti.

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  4. "STA". Catarsico. Una parola sola che lamisce mille significati senza afferrarne nessuno saldamente. La cosa che mi ha immediatamente colpito nel tuo post odierno. La possibilità di immaginare mondi nascosti dietro una nebbia che esce da questa terza persona singolare di un indicativo presente. Sublime nella sua brevità e nell'infinito di cento orizzonti immaginabili.
    Il resto del post è conseguente, ma triste. Sembra scritto da una persona colpita da una delusione terribile, che ha provocato una ferita che ancora sanguina, ma forse mi sbaglio, anzi me lo auguro.
    Psomoi Andròmeoi

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    1. Tutto questo in un semplice "sta"?
      Sorrido.
      Non immaginavo neppure che un verbo tanto semplice e stringato potesse contenere tanto.

      Non è delusione, Psomoi. Non saprei come descriverla con esattezza. Poco sopra, in risposta a Franco, l'ho definito "spleen". Credo sia il termine migliore.

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  5. Naturalmente non è lamisce, voce del verbo lamire, ma lambisce, che ha ben altro significato e valore. Scusa il refuso.
    P.A.

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    1. Non preoccuparti, avevo capito che c'era un piccolo refuso.

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  6. Forse la tua amarezza e' simile a quella che io chiamo inquietudine statica.
    Comunque sia, una delle tue scritture migliori.
    ml

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    1. Inquietudine statica. Forse me ne avevi già parlato.
      Non so se sia una delle mie scritture migliori. In ogni caso ti ringrazio per l'apprezzamento.

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  7. Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
    sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennois,
    et que de l'horizon embrassant tout le cercle
    il nous verse un jour noir plus triste que les nuits;

    quand la terre est changée en un cachot humide
    où l'espérance, comme une chauve-souris,
    s'en va battant les murs de son aile timide
    et se cognant la tête à des plafonds pourris;

    quand la pluie étalant ses immenses trâinées
    d'une vaste prison imite les barreaux,
    et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
    vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,

    des cloches tout à coupsautent avec furie
    et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
    ainsi que des esprits errants et sans patrie
    qui se mettent à geindre opiniâtrément.

    Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
    défilent lentement dans mon âme; l'espoir,
    vaincu, pleure, et l'angoisse atroce, despotique,
    sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.

    Charles Baudelaire: Les fleurs du mal LXXVIII:
    Il mio preferito. Te lo dedico, se accetti
    Psomoi Andròmeoi

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    1. Accetto con molto piacere, Psomoi.
      Bellissimo pensiero.
      Grazie.

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  8. “Vorrei mille e una cosa e poi mi ritrovo a dovermi riconoscere vuota come un abisso” Questa tua riflessione mi fa pensare che ciò che manca nella nostra società e nelle nostre vite è un sano e rigenerante spazio “vuoto”.
    Oggi noi siamo sempre alla ricerca di qualcosa che possa riempire spasmodicamente quel vuoto che si dovesse presentare, come un incubo, durante la nostra giornata tra un impegno e l’altro, tra un incontro e l’altro, tra un corso di inglese ed uno di pianoforte, tra un esercizio in palestra e una gara di ballo, tra un acquisto e l’altro.
    Abbiamo paura del vuoto e allora dobbiamo riempirlo a tutti i costi di messaggi....di telefonate....di oggetti...di musica come sottofondo, ma non per ascoltare musica, ma solo per riempire uno spazio vuoto. E allora, mia cara Euridice, mi permetto di consigliarti di lasciar perdere quelle “mille e una cosa” e di deliziarti nel tuo “vuoto” che non è un abisso ma una salvezza.
    :-) Un caro saluto

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  9. "Le riconosco dalle ore scollate..." Ma scollate nel senso di "decollete" o scollate causa colla di pessima qualità?

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  10. Esaudire il tuo non voler pensare ci priverebbe, per caso, della poesia che trasuda dal tuo malumore? Se si, felice, allora, che tutto quel tuo infilare non serva..

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    1. Esattamente identico a quello che hai già scritto ieri.
      Tutto bene?

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    2. Ahah.. l'avevo postato il giorno prima ma noin mi dava segni di vita, mi era rimasto impallato a video. Allora ho fatto copincolla e mi sono ripromesso di postartelo appena ne avessi avuto l'occasione... e non ho fatto assolutamente caso al fatto che il precedente era poi partito.. troppo forte! Si, mi sento un rinco comunque.. ma mi veste bene, devo ammetterlo.. hihi..

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    3. Capito... meno male: non sei impazzito improvvisamente.
      Almeno, non più del solito.
      Rido...

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    4. ..rido anch'io.. si, non più del solito... ;)

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