15 dicembre 2014

Scrivo e scongiuro

Esorcizzo. Col blog lo faccio spesso. Qui finiscono un po' dei miei demoni e parecchi dei miei pensieri più striduli. Scrivo e scongiuro il peggio perché quel peggio rimane in agguato e si affanna attorno alle mie ciglia e ai miei respiri. Non recede solo perché è troppo ottuso ma so governarlo scegliendo di non calpestarlo. Scrivo e tengo alla larga le sciocchezze che non desidero neppure sfiorare perché troppo molli o già scadute da tempo. Inietto parole dentro altre parole con il potere magico di inventarmi antidoti contro potenze avverse e fantasmi stizzosi. Loro non si stancano, io potrei farlo. Nell'attesa scrivo e scongiuro.

[foto by Zemni]

26 commenti:

  1. Somatizzo lo preferisco. Sarà che lavoro a Roma fronte Scala Santa, covo di esorcisti autorizzati. Non mi vanno giù. Se ne vadano al diavolo tutti quanti (tanto dovrebbero saper uscirne.. ). Quanto allo scrivere è come il respirare, incosciente nella stessa misura, necessario, pena il morire. Da asfissia o impotente inedia. Quale morte peggiore? Ma occhio a quei fantasmi: guai, forse, a perderli di vista nella bruma che srotola la strada...

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    1. L'esorcizzare non è esclusiva pratica di preti et similia. Io esorcizzo molti miei demoni proprio scrivendo, infatti. E scrivere è sempre un'urgenza che preme.
      Quei fantasmi non s'arrendono in nessun caso. Non li perdo di vista perché si fanno vedere e percepire di continuo.

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  2. Io potrei affermare che la scrittura è salvezza, in molti casi.

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    1. Sì, certo.
      Affrontare certi pensieri e certe paure può essere fatto solo scrivendo.
      E ci si salva in automatico. O quasi.

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  3. Meno male che almeno su queste pagine bianche si possono riversare i proprio demoni. È catartico.

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  4. i nostri demoni, messi su carta (o su pixel) vengono disinnescati e talvolta diventano affascinanti.
    ml

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    1. Certi demoni si indeboliscono proprio quando li si scrive perché così li si guarda negli occhi e li si costringe a diventare soffi.

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  5. C'è una nota amara che vibra da questo tuo post. La sento ma non so coglierne il significato. Puro istinto o pura sensibilità, per rifarmi al post precedente. Dunque tu spesso usi il blog per esorcizzare i tuoi demoni? Pensavo che scrivessi per la gioia di farlo, affrontando i più variegati argomenti come sai fare tu. Però debbo darti ragione: a volte occorre scaricare le proprie ansie -o i propri demoni- denudandoli e inchiodandoli ad un pezzo di carta. Dopo danno meno fastidio e fanno meno paura. Come vedi forse ho capito. Potrei cancellare il pezzo sopra, ma lo lascio perché tu intenda il lavorio mentale cui il tuo pezzo mi ha costretto. Fa bene ogni tanto uscire dai propri vicoli e infilarsi in quelli degli altri.
    Psomoi Andròmeoi

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    1. Lo faccio mio quel "uscire dai propri vicoli e infilarsi in quelli degli altri", letteralmente ;)

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    2. Certo, Franco, è proprio così. Naturalmente parlo per me stesso ma a volte mi sorprendo a rincorrere l'idea che ho di me dentro i meandri di vicoli e vicoletti, alcuni aperti altri chiusi, che popolano il mio cervello ma non solo, anche quella parte imperscrutabile che i credenti chiamano anima. Mi capita di correre dietro a fantasmi e ombre. Alcune riesco a catturarle altre mi sfuggono, ma io non mi lascio abbattere e continuo a rincorrere quel che in quei vicoli si muove. Qualcuno la chiama ricerca di se stesso e della propria identità. Può darsi, in fin dei conti chi può dire di conoscere l'abisso dei suoi pensieri e della sua anima? Io penso che questa ricerca vada sempre rinnovata. Ma a volte diventa faticosa e allora "infilarsi nei vicoli altrui" offre una pausa di riposo.
      Psomoi Andròmeoi

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    3. "... denudandoli e inchiodandoli ad un pezzo di carta...".
      Ecco. Credo che il senso esatto del mio post possa essere addensato in queste poche tue parole.

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  6. Scrivere è terapeutico.
    Aiuta a chiarire i pensieri, a dare un nome alla nebbia che a volte abbiamo dentro, è un ottimo modo per espellere scorie, alleggerisce la testa e l'anima... quindi, sì: direi che esorcizzare è appropriato.
    Brava, buttiamo fuori tutto per non portarci dietro quel peggio che rimane sempre in agguato.

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    1. "La coscienza di Zeno" nasce proprio con questo espediente: scrivere per perdere il vizio del fumo. Scrivere: pratica terapeutica che molti psicologi applicano per aiutare i loro pazienti a scoprirsi, a capirsi, a confessarsi, a guardarsi meglio dentro.

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  7. Mannagia li pescetti, a me scrivere fa l'effetto opposto: dopo, quando rileggo, mi accorgo di non capire manco io che cavolo ho voluto dire e se posso cancello, e se non posso, mi dico: vabbe', speriamo che qualcuno sia in grado di dirmi che cavolo ho voluto dire.

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    1. Quello che scrivi è quasi inquietante.
      Non capisci nemmeno tu quello che volevi dire?
      Per una persona che scrive direi che è grave. O solo preoccupante.

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    2. E', inquietante? Perché che cosa ho detto?

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    3. Semplicemente che non capisci ciò che volevi dire/scrivere.

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  8. «In principio erat verbum» poi mi sa che strada facendo questa potenza della parola si sia parecchio affievolita. Cosa sono le chiacchiere?

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    1. Scrivere non è parlare.
      Il verbo era voce, credo.
      Ma poi si è fatto parola scritta. Il passaggio è interessante.

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  9. Per me il demone più temibile è il senso di vuoto. Difficile da esorcizzare!

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    1. Eppure sono sicura che scrivere, e scrivere come può farlo un poeta, riesce a colmare quel vuoto. Anche se solo per poco tempo.

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  10. la grafia ha una componente magica, rune e druidi, graffiti preistorici e rituali magici.
    scrivere le lapidi, i manoscritti, i diari, le lettere non è solo e semplice comunicare ...

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    1. No, scrivere va di solito un po' oltre la pura necessità di comunicare.

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