2 dicembre 2014

L'uxoricida di turno

L'uxoricida di turno, stavolta, ha aggiunto abominio ad altro orrore. Oltre al sangue di una donna, la sublimazione della sua morte con un messaggio su Facebook. In aggiunta l'inquietante codazzo di persone che credo non abbiano neppure capito quello che facevano. Ed è proprio qui il problema: capire. Per l'assassino non provo alcuna compassione. Meno ancora, forse, comprendo quei soggetti che non si sono chiesti neppure cosa fosse stato scritto e perché. Dov'è la misura? Dove si trova il limite? Perché non voglio rassegnarmi all'idea che non ci siano o che non siano riconoscibili?

[foto by Alshain4]

25 commenti:

  1. Così al volo mi viene solo un, di cuore gualcito: rassègnati.

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    1. Ecco, proprio quello che non volevo sentire e che non vorrei fare.

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    2. Risottolineo che era un commento a caldo di cuore gualcito e affranto.
      A freddo invece dispero ma, ossimoricamente, non mollo la speranza

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    3. Disperi ma speri.
      E' già qualcosa, direi...

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  2. Violenze. Su donne, bambini, animali... Sul serio dobbiamo rassegnarci?

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  3. Questa volta, davvero, non ho commenti adeguati. Si è ampiamente oltre il fondo.

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  4. Letto l'evento nottetempo e mi ha lasciato un po' così.
    Non so a cosa pensare ma credo che il limite che vai cercando non ci sia.
    Se c'era, ce lo siamo lasciati alle spalle prima di nascere.

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    1. Quel limite, secondo me, esiste ma sono sempre di più quelli che non lo vedono. O che fanno finta di non vederlo.

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  5. Un essere cosiddetto umano, uomo, che uccide la sua ex donna barbaramente con sei pugnalate in pancia, cioè cercando di farla morire tra atroci sofferenze perché la morte arriva inesorabile ma lenta e dolorosissima, e non sazio di ciò si autoincensa su Facebook scrivendo "Sei morta troia", perché questo ha scritto non merita processo. Che lo si chiuda in un pozzo e che lo si abbandoni lì al buio.
    Perché magari i suoi avvocati lo convincono a scegliere il rito abbreviato, dove avrà non l'ergastolo ma un massimo di 30 anni più due, con diritto ai benefici di legge, e questo è iniquo e illegittimo.
    Mi vergogno di essere venuto al mondo uomo se questi sono i miei simili.
    Pablo

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    1. Invece lo processeranno. Avrà diritto alla sua difesa, perché tutti hanno diritto ad averne una. E probabilmente sarà condannato a due o tre anni di carcere che, tra condizionale, attenuanti e altri cavilli, si ridurranno a nulla.
      Tanto per tornare al tema "giustizia" di cui abbiamo parlato solo qualche giorno fa per lo stesso identico fenomeno.

      Ebbene sì, Pablo: questi sono i tuoi simili.

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    2. Simili solo in senso anagrafico, ma non certo uguali a me. Non ho mai sollevato una mano su una donna, né mai lo farò; neanche afferrata e scossa con vigore, né mai lo farò; mai ho chiamato una donna con quell'infame appellativo né con altri. Grazie a Dio non ho bisogno di vergognarmi di quel che faccio né di quel che ho fatto. Era solo un'esclamazione di scoramento. Si ammazzano donne come polli per il brodo. Adesso si strangola anche un ragazzino di otto anni per sordidi motivi, sembra.
      Pablo

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    3. In effetti gli uomini che picchiano, scuotono, insultano o uccidono le donne sono (per fortuna) molti meno di quelli che non lo fanno.
      Meglio così.
      Anche per te.

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  6. forse la gente ha solo perso il significato delle parole e dei gesti, ma in ogni caso è sconcertante che ci sia qualcuno che dica mi piace sotto la rivendicazione di un assassinio (e che assassinio!)
    ml

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    1. Io spero davvero che quelli che hanno dato il loro "like" al messaggio dell'assassino non abbiano capito realmente quello che stavano "approvando" perché se così non fosse sarebbe davvero un problema serissimo.

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  7. Non leggo Facebook, ma ho visto la notizia sul TG1 della sera.
    Che un delinquente comune uccida una donna è di per sé una tragica realtà quasi quotidiana, ma che abbia il coraggio di auto esaltarsi su Facebook è abominevole. Ma la cosa peggiore non è questa: prima che il nefasto commento venisse censurato ed eliminato dai responsabili della rete, ben 302 lettori avevano applaudito all'orrendo delitto consumato sottoscrivendolo con un "mi piace".
    Adesso io dico che siccome ci sono nomi e cognomi di questi idioti, la Procure si diano da fare, perché qui abbiamo i prossimi femminicidi, ben 302, almeno quelli che hanno dato la loro solidarietà. Li si metta sotto la lente di ingrandimento e in qualche modo si cerchi di metterli in fuori gioco.
    Non si aspetti che uno o più di questi aspiranti omicidi passi all'azione.
    Psomoi Andròmeoi

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    1. Neppure io leggo Facebook, ho semplicemente seguito un TG ed ho ascoltato e conosciuto la notizia.
      Il delinquente, in realtà, è solo il marito della vittima dal quale lei si era già separata. Su FB ha celebrato il suo gesto, lo ha esaltato continuando a vituperare la donna appena ammazzata.
      Non so quanti siano stati i "mi piace" ma sono quanto di più inquietante e preoccupante potesse avvenire.
      In ogni caso non credo che nessuno di quei 302 verrà cercato da nessuno.

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  8. > non si sono chiesti neppure cosa fosse stato scritto e perché
    Io non sarei così sicuro.
    Può essere che alcune persone abbiano letto, compreso e espresso la loro soddisfazione.
    Bisognerebbe capire perché.

    Ci sono pulsioni e desideri di morte per persone odiate - alzi la mano chi non lo ha mai provato! - ma in genere sono persone che incarnano archetipi, ruoli, che hanno un qualche potere, con le quali ci scontriamo o abbiamo conflitti.
    Via rete, una sconosciuta, che pulsioni potrebbe aver stimolato!? Non capisco.

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    1. Se è vero ciò che pensi, cioè se davvero quelle persone abbiano dato il loro "like" avendo compreso con esattezza quanto era appena avvenuto, come ho scritto poco sopra, significa solo che siamo circondati da persone senza senno e senza senso.

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  9. Sconcertante. L'assassinio: perché anche se è l'ennesimo femminicidio, deve sconcertarci. Il lato social: perché troppe persone abusano della rete attraverso l'anonimato per dar voce a i loro istinti più bassi.

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    1. Il lato sconcertante di questo ennesimo femminicidio, infatti, è esattamente nel ruolo rivestito da un social network. Ovviamente non è il primo episodio violento e aberrante che coinvolge Facebook. Ma il "male" non sta in FB, ovviamente.
      La Rete è un mezzo come un altro, sta all'intelligenza di chi la usa fare in modo che venga usata nel modo più consono e sano. Praticamente l'esatto contrario di quanto è avvenuto in questa circostanza.

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  10. Quindi far fuori persone sconosciute è ragionevole?

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  11. Internet è letteralmente un "social network", ovviamente.
    Anche se nell'uso comune si è soliti usare l'accezione "social network" per indicare una micro-rete dentro la macro-rete che è Internet.
    Questo per risolvere il problema linguistico che, qui, mi pare decisamente irrilevante.

    E' ovvio che nel momento in cui la Rete è diventata aperta a chiunque sia diventata territorio di chiunque. Anche dei folli, dei disperati, dei criminali, degli assassini e dei cretini.

    In ogni caso i problemi non cambiano.
    Nel caso specifico c'è poco da indagare: la donna è stata uccisa dal suo ex marito che poi, tanto lucidamente e tanto stupidamente, ne ha pure celebrato la morte su FB.

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  12. Criminale è colui o colei che commette un crimine. Un omicidio è un crimine e chi uccide è un criminale. Magari non ne farà altri, allora significa che non è un criminale professionista, che cioè col crimine campa e diventa ricco. Costui, il professionista, di solito ammazza per motivi ben precisi di utilità e quindi non sono quasi mai irragionevoli, ma assai ben ponderati ed estremamente logici, di una logica criminale si capisce.
    Pablo

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