Nessuno diventa più forte adirandosi, tranne colui che senz'ira non sarebbe stato forte.
Lucio Anneo Seneca
La forza non è nel lasciar esplodere la propria ira, ma nell'ammaestrare le peggiori pulsioni come si farebbe con un animale riottoso. Essere come si è non è un alibi sufficiente né una filastrocca credibile, considerando età e circostanze. La propria natura si può snaturare mille volte, volendo. Ed anche quello che pare immutabile può comunque essere amministrato con il buon senso di chi sa dirsi umano o, almeno, pretende di essere tale. L'impulso è una creatura oscena perché non si misura e non si previene. Eppure penso che sia possibile governarlo semplicemente perché la bestia che ci sta dentro non può essere più forte di una mente pensante.
[foto by ENZZOK]
Credo che pochi siano coloro che possano dire di avere dominato almeno una volta la propria "ira funesta". Io, per citarne uno di cui conosco tutto, un paio di volte mi sono abbrutito della mia stessa brutalità, provandone poi nel tempo -una volta sbollita l'ira e il bisogno di vendetta- un profondo senso di schifo e di paura.
RispondiEliminaSchifo per essermi abbassato là dove mai credevo di poter scendere, praticamente un abisso; paura perché per una volta vedevo fino in fondo dentro la mia anima e vi scorgevo non solo le beatitudini di cui andavo fiero ma anche le bassezze che detestavo in alcuni tristi figuri in cui mi ero imbattuto.
Insomma un discorso ingarbugliato per te e me ne scuso, ma in certi casi penso sia meglio ammettere senza mezzi termini le proprie sconfitte.
Si può governare "la bestia oscena", come tu l'hai chiamata? Penso per esempio che io adesso possa farlo, in virtù del fatto che so da dove proviene, dove sta nascosta e quello che non devo fare per lasciarla uscire dal suo nascondiglio. In fondo è una mezza consolazione e, se vuoi, una rivincita sulla mia sconfitta.
Psomoi Andròmeoi
Credo esistano vari livelli di ira. Molto dipende dalla ragione che porta una persona a perdere il controllo. Tendenzialmente penso che, comunque, una persona possa (o debba) governare anche questi accessi. Capisco perfettamente che per molti sia difficile, ma penso che una persona che si ritiene intelligente e ha superato da un pezzo i quindici anni, non deve permettere alla furia e all'impulso irrazionale di prendere il sopravvento.
EliminaScoprire certe bassezze dentro di sé è già un passo importante. Ci sono persone che, nonostante tutto, pensano di non aver avuto alternativa, di aver agito male ma con ragione. Ebbene: nelle reazioni furiose non c'è nulla che abbia a che fare con la ragione.
Ho parlato di "ira funesta" volutamente citando Omero e il verso iniziale dell'Iliade nella traduzione di Vincenzo Monti. Funesta, perché "infiniti lutti addusse agli achei". In sostanza, dato che anche Achille era un acheo, anche la grande letteratura insegna che gli effetti dell'ira ricadono su chi ne è vittima, cioè l'iroso stesso, che perde la misura e travalica i limiti della decenza e della umana intelligenza. Perché di questo si tratta: la mente si offusca, la ragione viene saltata, esautorata, messa sotto chiave e quel che avviene avviene, con vittime e vergognose azioni.
RispondiEliminaRileggendo il mio precedente commento ho notato due inesattezze: una l'hai naturalmente capita. Mi ero incartato con le parole: volevo dire che pochi sono coloro che almeno una volta non siamo rimasti vittime della propria ira. Nel prosieguo ho scritto che "un paio di volte mi sono abbrutito della mia stessa brutalità". In effetti è stato una volta sola, ma una volta di troppo e ancora me ne pento, ma il danno è stato grave.
Il guaio è che l'ira, considerato per l'appunto uno dei sette peccati capitali, la prima cosa che provoca è l'esclusione della ragione dal circuito del quotidiano. Rimane la voglia di riscatto e il bruciore dell'offesa, reale o immaginaria conta relativamente poco, dato che è la sensazione provata che istantaneamente provoca la reazione nefasta. Se solamente si ragionasse la cosa diverrebbe un palloncino facilmente sgonfiabile.
Non sto cercando scuse al mio operato, ma di capirne il perché, anche se ormai l'ho capito da un pezzo.
C'è sempre un'alternativa, conti alla mano: tacere e riflettere. Esattamente quello che non sono stato capace di fare io nella mia unica occasione.
Peccato, veramente.
Psomoi Andròmeoi
Sì, l'ira è spesso "funesta" non solo per chi la subisce ma, forse, soprattutto per chi la genera. Perché, spesso, si ritorce contro l'iroso stesso il quale, non controllando se stesso, produce danni irreparabili ed irreversibili.
EliminaRagionare quando si è furiosi non è semplice, questo è ovvio, ma ritengo che con qualche sforzo e tanta volontà si possa provare a farlo. Serve molta esperienza e molta buona conoscenza di sé.
Tacere e riflettere, come dici, è un'alternativa molto appropriata.
Per un attimo ho pensato ti avesse ispirato il mio ultimo post dove la fiera degli impulsi se l'è bella che divertita...
RispondiEliminaNon ho letto il tuo ultimo post.
EliminaDarò un'occhiata...
Il post l'ho letto, ma ho notato che l'ira funesta si è scatenata in parecchi commenti in coda. Spettacolino poco edificante, c'è poco da dire.
EliminaOh già, io lo chiamo "il mio Attila-inside". Ed è una vera forza. Inutile fingere che non esista e mettere l'aureola sberluccicante. Però finché Neurino-mio regge, comanda lui ed usa la forza di Attila per scopi sensati (ammicco: quasi sempre, almeno!).
RispondiEliminaPoi mi affaccio alla finestra e vedo un mondo isterico, gente sempre sul punto di esplodere: quanti Attila ci sono?
Non avevo pensato ad un Attila inside.
EliminaL'immagine rende, non ci sono dubbi.
Tiferò sempre per Neurino-tuo e per tutti i Neurini-loro e nostri. Proprio perché ci sono troppi Attila deliranti ed isterici!
Eh... gli impulsi sono, spesso, come pesci fra le mani: scivolano via. Ma una mente pensante, come giustamente la defnisci tu, può far molto di più che semplici mani...
RispondiEliminaGli impulsi scivolano come pesci, hai ragione. Proprio per questo sono impulsi: non si governano. Ma esistono i pescatori, no?
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