21 novembre 2014

Ti do quel che mi dai

Non che sia semplice ma poi, ad un certo punto, si impara. Si impara che regalare tempo, affetto ed attenzione a chi ricambia poco e pure distrattamente non ha alcun senso. Ed è così che da tempo applico la logica del "ti do quel che mi dai". Né di più, né di meno. Sarò arida, forse cinica, magari anche cattiva ma non mi sembra di percepire colpe o afflizioni. Nell'economia del mio sentire e nella dinamica del mio affetto tutto è più nitido e più autentico. Nessuno sforzo, solo la morbida disciplina del rispetto di sé e di ciò che si può offrire. Perché ciò che do vale e se non vale la pena darlo, lo tengo per me e lo regalerò a chi saprà donare almeno lo stesso.

[foto by mirpiphotography]

35 commenti:

  1. Molte volte ho riflettuto su questa dinamica, ed esattamente tutte le volte in cui non ho trovato equilibrio tra dare e ricevere. All'inizio attendo, per non agire d'impulso, per verificare se il mancato equilibrio dipenda soltanto dalla diversità caratteriale tra me e la persona con cui ho a che fare. Se col tempo qualcosa continua a non tornanrmi ed arrivo a stabilire che non esiste nessuna motivazione da ritenere valida, allora arrivo alla tua stessa conclusione: tolgo.

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    1. Esattamente: è necessario un equilibrio tra chi da e chi riceve. Se il dare supera ciò che si riceve (o viceversa) è evidente che c'è uno squilibrio nella relazione che unisce le due persone.
      Io tolgo come fai tu, esattamente nelle condizioni che hai spiegato tu.

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  2. Era già stata affrontata, forse di riflesso, una problematica simile. Applicata ai blog ribadisco il mio pensiero. Leggo e commento bloggers che non ricambiano, ma non mi importa. Non è il ricambio che mi interessa (anche se non mi schiferebbe affatto, siamo chiari), ma il piacere che mi procurano i loro scritti e gli spunti offerti.

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    1. > Leggo e commento bloggers che non ricambiano, ma non mi importa

      Se la lettura è piacevole in sé può funzionare.
      Se invece l'aspetto relazionale, per quanto virtuale, è importante, ecco, non funziona neppure questo.

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    2. Sì, Franco, avevo già affrontato questo argomento qualche tempo fa. Forse in una forma leggermente diversa perché, in quel caso, parlavo dell'attenzione che si dà e che si riceve. Il concetto, qui, è solo un po' più ampio, se vuoi.

      Onestamente non facevo riferimento alla vita da blogger. Non credo ci sia una regola fissa: lascio commenti se mi va e non perché penso di ricevere commenti a mia volta.

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  3. concordo, purchè il concetto sia elastico e non legato al bilancino del farmacista. A volte, per esempio mi piace sbilanciarmi, dare qualcosa in più di quel che mi torna, altre mi rendo conto di dare meno di quel che l'altro si aspetta. la dinamica degli affetti, parlo di affetti semplici, di amicizia o simpatia, non segue leggi strettamente economiche, ma sul lungo termine poi si ripiana in un pareggio di entrate e uscite.
    ml

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    1. Non faccio analisi economiche di ciò che ricevo e ciò che do. Faccio considerazioni che sono molto più legate alle sensazioni e alla mancanza.
      Hai ragione: la dinamica degli affetti non segue leggi economiche, ma non può neppure sfociare sempre nel continuo credito di sentimenti.

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  4. Sai che c'è? Alle volte ci si stanca, di dare dare e dare ancora, senza avere neppure un minimo segnale di ritorno.

    Che vadano a farsi fottere.

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    1. Mi sembri vagamente arrabbiata o sbaglio?
      Ho la sensazione che questi temi tu li abbia vissuti, o li viva, con estrema vivacità. Giustamente!

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    2. Chi io??? Arrabbiata forse no. Leggermente con le palle girate sì.
      Questo principio del dare/avere è applicabile a tanti ambiti... Vien da se che di motivi per starsene un po' girati se ne trovano.

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    3. Ho capito: ti girano parecchio.
      Meglio non approfondire...

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  5. Ho imparato a mie spese e ne porto ancora il marchio sulla pelle, che dare a chi ti rimanda indietro nemmeno l'ombra calda di quel che tu invii sia estremamente doloroso. Non troppo tempo fa ho purtroppo dovuto constatare di avere dato a piene mani le cose più preziose in mio possesso, amicizia e stima, a chi mi faceva solamente vedere specchietti per le allodole. Pensavo di esserne ricambiato in ugual misura, invece erano chiacchiere. Alla prima occasione dall'altra parte si è innalzato un muro di indifferenza, tramutatosi dopo un po' in un muro di disprezzo, dove venivano appesi e derisi gli stracci di un rapporto che esisteva sicuramente solo da parte mia.
    Psomoi Andròmeoi.

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    1. Psomoi, è doloroso dare molto a chi non ti restituisce granché.
      E sono rapporti, questi, che non hanno speranza di durare a lungo.

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  6. "Do ut des". Neanche il cane agita la coda aggratisse. Il detto "meglio dare che ricevere" vale soltanto quando stai attaccando rissa con qualcuno; per il resto la bilancia deve andare in pari. In campo affettivo, però, è difficile stabilire se qualcuno ti dà poco o se, semplicemente, lo nasconde troppo bene, per timidezza o sì che so io.

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    1. Non credo che chi prova affetto per te sia autorizzato a nasconderlo. Almeno: non se si sta parlando di persone adulte e mature. Magari succede tra ragazzini.

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  7. Mi capita spesso di diventare amico di persone che a lungo andare snobbano la mia amicizia, o per meglio dire la trascinano avanti come un vecchio paio di pantaloni che si indossa quando si fanno lavori sporchi. In quei casi rimango male, perché io do senza stare a pensare e non pretendo tanto indietro, solo le stesse cose che do io, né più né meno. Non essere debitori, ma nemmeno creditori. Per questo quando trovo una persona simile a me la tengo cara come un oggetto prezioso. Perché è difficile incontrare la sincerità negli altri, almeno quanta ne do io.
    Ma il mio carattere mi impone di stare in mezzo alla gente, di convivere con gli altri, mentre certe pessime esperienze mi consiglierebbero di chiudermi in una torre di freddezza.
    Inutile che me lo riprometta ogni volta che qualcosa va storto, tanto so che farò di nuovo gli stessi errori. Non me la prendo più. Se glia ltri non sanno apprezzare la mia sincerità peggio per loro.
    Pablo

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    1. Che dire?
      Se diventi amico di persone che, a lungo andare, ti snobbano o la trattano con indifferenza, forse il problema è il loro. O forse il problema è tuo. Nel senso: cosa ti porta a dare attenzione o affetto a chi non te ne offre altrettanto?
      Va bene: tu sei come sei.
      Io ho cambiato atteggiamento e non mi permetto di dare a chi non lo merita.

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  8. E' da sempre che affermo che una relazione sana, intelligentemente egoista, che abbia qualche speranza di andare avanti non possa prescindere dal do ut des.
    Questo del dono gratuito che poi diventa dono gratuito unidirezionale che camuffa delle sottointese, talvolta silenziose, attese di ritorno, spesso tanto silenziose quanto frustranti per essere insoddisfatte che a volte diventano codipendenza, non è una cosa positiva, in amore. Anzi, è una cosa non sana.
    Quindi giusto e realistico un sano do-e-dai!

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    1. Il dono deve essere gratuito, altrimenti non sarebbe un dono. Ciò che non deve assolutamente diventare è proprio "unidirezionale". Perché è come dici: si vive di frustrazioni e di attese senza fine.
      Per quanto mi riguarda: non ne voglio sapere.

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    2. Pensa, Euridice, che questa della gratuità, della spontaneità, del non pensare l'amore, di crederlo, è uno dei fondamenti della crisi oggettiva delle relazioni che non siano estemporanee.
      A me lascia perplesso.
      Se una cosa è complessa, difficile richiede pensiero, riflessione, buone informazioni, buone strategie.
      Ma in amore la credenza è che... non debba funzionare così.
      Non deve essere pensato, l'amore.
      Mi sembra che non porti a buoni risultati, direi.

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    3. L'amore si pensa eccome. Almeno: c'è chi preferisce pensarlo e sentirlo anche con la mente e chi vuole che sia pura "irrazionalità", senza governo e senza riflessione.
      Forse è solo questione di esperienze vissute. Forse dipende anche da quanto dolore d'amore si è patito.

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  9. Io la vedo che... se seguiamo questo principio di economia relazionale siamo fritti. Perchè anche nel dare, e non penso sia un luogo comune, ci ricarichiamo le batterie e diamo un senso al vivere. Però non ti dò neppure torto, perchè anche dando siamo soli lo stesso, magari in mezzo a tante sagome ma soli. E in quello che fai tu ci vuole il coraggio di una presa di posizione netta, una autodisciplina che io non ho e la cui mancanza spesos pago a caro prezzo.

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    1. Forse mi impongo certe "restrizioni".
      Forse si attivano in automatico, dopo un po'.
      Perché si impara ad essere solo più realisti e più severi e a capire le differenze tra chi ti vuol bene e te lo dimostra in ogni modo e chi non lo fa.

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    2. però poi mi viene in mente la storiella speculare dei due nobiluomini che esibendo cortesia tergiversano sulla porta della carrozza del treno insistendo affinchè l'uno salga prima dell'altro, e alla fine rimangono entrambi a terra perchè mentre loro continuano a discuterne il treno è già partito. Lo stesso vale nei casi in cui ti aspetti solo qualcosa dagli altri, e loro magari stanno facendo lo stesso. Ecco, bisogna provarci, non la prenderei come nua regola, bagaglio di insoddisfazioni a parte. Mio nonno più semplicemente diceva che le api si posano sui fiori aperti.

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    3. Sì, conosco quella storiella ma non mi sembra possa essere applicata anche alle circostanze di cui parlo. Nel senso che non sto descrivendo una situazione per cui nessuno fa nulla in attesa che l'altro lo faccia, sto parlando di qualcosa di diverso.
      Ma credo si capisca.

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  10. Hai svegliato di botto Neurino-Mio e adesso è lì che si agita come una pallina da flipper...
    Dopo lunghe elucubrazioni, è nato il sospetto: sono nata vecchia. Sarà il carattere da montanara selvatica e poco loquace. Sarà la scarsa fiducia nel genere umano, nonostante incontri parecchi "singoli" stupendi.
    Lo scorso millennio ho fatto anch'io il tuo ragionamento: "sono uno specchio, vedete un po' voi". Poi è subentrata una specie di indifferenza: se "mi gira" di fare un regalo, lo faccio. Se voglio dedicare tempo e attenzione a qualcuno, idem. Non ho grandi aspettative.
    Secondo me sei semplicemente molto realista.

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    1. Non conoscevo il Neurino-Tuo e non sapevo che si agitasse tanto al cospetto di certi argomenti.

      Non so se tu sia nata vecchia, ma la montanara selvatica mi somiglia parecchio. E mi piace pure. Del genere umano, d'altro canto, ho poca fiducia anche io.
      Hai raggiunto un buon livello di saggezza, leggo. E fin dallo scorso millennio.

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  11. Applicato all'amore il tuo ragionare assume mille declinazioni. Sarà che l'amare (e non è un refuso, parlo di amare, non di amore) come ideale distorto è un solo donare a senso unico, che non fa bene affatto alla coppia ma spesso, anche troppo è il motore "unico" che le alimenta.. in amicizia pure sono le aspettative che regolano alla fine comportamenti e atteggiamenti.. perché telefono sempre io e lui/lei non telefona mai? perché gli/le vuoi bene, replico spesso alla domanda di mia moglie irretita da certi suoi amici/amiche. Qualcuno smuove più aria e terra e pensiero di altri, sempre. Se poi ti stufi, ti stufi. Anzi, a volte qualcuno agirà pure di conseguenza e si smuoverà lui.
    Molto dipende anche da, come giustamente sottolineavi prima, da quanto hai patito, da quanto lavoro puoi fare per due, e da quante cicatrici puoi sopportare ancora. Un bellissimo weekend intanto. ;)

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    1. Intanto grazie. Anche per il "bellissimo weekend", che auguro anche a te.
      Sì, Franco. Ci si stufa. Perché non ha senso "spendere" affetto, energie, attenzione ed attese per chi non fa neppure finta di fare uno sforzo per ripagare o ricambiare facendo lo stesso o anche solo poco meno.

      I "sensi unici", come si diceva poco sopra con UUIC, non possono funzionare in nessun caso. Mai.

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  12. Certe volte mi sembra di guardarmi alla specchio quando ti leggo.
    Chettelodicoaffa'?

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    1. Sì, mi ero già accorta della nostra somiglianza.
      Che somiglia anche a quella che c'è con Lisa.
      Insomma: anime affini di donne.

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  13. come metodo mi pare equilibrato ... tuttavia c'è da dire che uno da quel che gli va di dare senza stare lì con il bilancino a soppesare. c'è anche da dire che spesso le persone pretendono e allora è anche giusto mettersi lì con il bilancino
    in generale tendo a lasciare tutto al caso e fare come cazzo mi sento di fare. spesso è una questione di tempo, nel dare e nel ricevere non voglio mai aver fretta

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    1. Credo d'averlo scritto anche sopra, forse con Massimo: non sto a misurare col bilancino cosa mi viene dato e cosa do. Ma è naturale anche notare che alcuni non ricambiano ciò che si offre loro.

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  14. A dir la verità non mi sono mai posto questo problema. Se mi va di dare qualcosa a qualcuno, in un determinato momento, non vado mai a vedere nel cassetto dei ricordi se esiste un precedente da parte sua. Qualora non dovesse esistere, ebbene, sono sicuro che a seguito del "mio dare", arriverà in futuro anche il suo, Ciao :-)

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