19 settembre 2014

Accenti, questi sconosciuti

Dell'apostrofo e dei maltrattamenti che subisce ho scritto a suo tempo. Stavolta mi dedico agli accenti, questi sconosciuti. La quaestio nasce in appendice ad un post di Massimiliano Cerreto che preferisce scrivere "perchè" e non "perché". Perché, dice, gli piace così e per una questione di efficacia. Dunque, mi dico, le regole di chi scrive (e vuole scrivere bene) esistono e continuo a ritenere che "perché" vada scritto "perché": questione fonetica e quindi anche grafica. Che piaccia o meno non fa differenza. E dell'efficacia di un "perché" scritto male non sono assolutamente convinta. Non so quanto conti, in tutto ciò, la voglia di darsi un alibi o, più banalmente, la solita pigrizia di chi non ha voglia di usare un tasto in più.

[foto by BigTema]

36 commenti:

  1. A me i perché me li aggiusta il correttore automatico.. (non nei commenti blogspot però.. eheh.. )

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    1. I miei "perché" li scrivo con l'accento giusto. Senza correttori.
      Mi viene spontaneo così.

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  2. P.S. il doppio me non l'aggiusta nessuno invece... ;)

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  3. In principio era ed è il Verbo.
    Se strapazzi la lingua no andrai bene neppure sul resto.
    L'eccellenza sta nei dettagli, il 90% della qualità sta nel 10% delle cose.
    Accenti acuti e gravi hanno un senso.
    Qualcuno sarebbe contento di un auto in cui poni muovi la leva per accendere l'indicatore di direzione sulla destra e ti si accende quello sinistro?
    C'è gente che è contenta quando entra in una doccia e apre il rubinetto posizionandolo sull'acqua calda e gli arriva una getto di acqua gelido?
    Perché la lingua dovrebbe essere trattata male?
    Dimmi come parli e scrivi ti dirò chi sei.

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    1. Spesso per capire quanto sia in gamba chi scrive è necessario notare anche gli accenti. La forma, come ho scritto da qualche altra parte, diviene sostanza.

      La nostra lingua viene sistematicamente maltrattata. Soprattutto dai soliti social network all'interno dei quali, purtroppo, scrive chiunque. Anche chi non scrive da decenni.

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  4. Ho sempre creduto che, prima di cimentarsi in scritti, fosse necessario ubbidire alla grammatica. Questione di principio. Lo stile di scrittura è altra cosa, ognuno ha il proprio. Ma le regole grammaticali sono le stesse per tutti e sì, dovrebbero (devono) essere rispettate a priori.

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    1. Le regole ci sono. La nostra lingua ne ha molte e conoscerle tutte non è facile. Ma nella comunicazione standard spesso vengono eluse o sottovalutate.
      Anche io, come te, sono vagamente "integralista".
      Pretendo (o vorrei) che tutti rispettassero le leggi che reggono la lingua italiana.

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  5. Gli accenti gravi e acuti dipendono anche dai dialetti. È facile trovare un perchè nel nord, ma anche in quasi tutta la Sicilia. Non nel Lazio o nel Friuli, per esempio.
    Pablo

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    1. La lingua italiana scritta è una e una sola. E la lingua italiana prevede che il "perché" si scriva così.
      Quello di cui parli non fa testo. La pronuncia di una parola modificata dalla cadenza regionale o dialettale non cambia il fatto che "perché" si scriva "perché", indipendentemente da come viene pronunciato.

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    2. La tua logica non fa una grinza: le regole vanno rispettate quando ci sono. Punto.
      Io mi riferivo a qualcosa cui fai cenno tu in una risposta. C'è troppa gente che scrive sul web che forse scriveva appena i temi scolastici, tanti anni addietro. Ammesso che allora sapessero come andava scritto e conoscessero la differenza tra accenti gravi e acuti, adesso si affidano al suono che le farole fanno quando escono dalle loro bocche. Questo voleva essere il senso del mio intervento.
      Pablo

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    3. Delle persone che scrivono sui social ho parlato ed abbiamo parlato in varie occasione su questo blog. Purtroppo la maggioranza di loro si fiondano sui network online, soprattutto FB, solo perché tutti lo fanno. Ed, ovviamente, scrivono quello che a loro sembra interessante nei modi che sanno. Il problema è che i modi che sanno solitamente non rispettano né regole grammaticali né ortografiche perché non sanno neppure cosa siano e non gli interessa rispettarle.

      Affidarsi al suono? Questo dovrebbe significare che le persone che scrivono "perchè" sappiano che differenza fonetica c'è fra una "é" e una "è", ossia fra un suono chiuso ed uno aperto. Dubito che sia così.

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    4. Tutto sommato penso che tu abbia ragione e che sia una pura questione di "caduta del dito": dove lo mando sto dito? Dove sta questa maledetta e con l'accento? Ecco, appunto, "con l'accento", non con l'accento grave (e che è?), non con l'accento acuto (che significa acuto, quello del tenore?). E allora si mette il dito sul tasto che prima arriva agli occhi.
      Potrebbe essere la migliore spiegazione.
      Pablo

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  6. Mi sa che in un periodo pericolosamente dealfabetizzato come quello in cui viviamo, il vero pericolo siano quelli che scrivono "perche" senza nessun accento (o peggio ancora "xche", o altri simili obbrobri...)
    Da parte mia, mi attengo scrupolosamente al "perché" regolamentare, ma devo confessarti che nel farlo mi sento ogni volta ridicolo, dal momento che da bravo barbaro nordico la mia pronuncia è ovviamente "perchè" con la e aperta. (Moderatamente aperta, non apertissima come la forzano certi simpatici razzisti per caricaturizzarci... :D)

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    1. Io uso un misto anagrammatico-grammatico nel linguaggio dei brevi messaggi di testo.
      Verrai domani a pranzo? Ti preparerei un ris8 come diocomanda.
      etc.
      Sostituisci il fonema ch con k e altre cose del genere (cosa peraltro che si potrebbe provocatoriamente discutere, una sorta di anacronismo il limitarsi ai 21 caratteri dell'alfabeto italiano e non usare i 26 caratteri dell'alfabeto "latino").
      usare il congiuntivo, i modi poco usati dell'indicativo, etc.

      Puoi scrivere in maniera elegante e fine, precisa o farlo male, grossolanamente, anche nel registro, nel gergo specifico del linguaggio dei brevi messaggi di testo.

      La giustificazione: dalle mie parti si dice perchè e non perché è invece molto interessante, potrebbe essere un utile spunto di discussione.

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    2. i tempi poco usati dell'indicativo...

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    3. Purtroppo lo stravolgimento della grafia di molte parole viene deformato e massacrato da una marea di segni convenzionali che, in ogni caso, non sono corretti.
      Io continuo a scrivere messaggi (sms o WhatsApp) sostanzialmente senza compiere errori, fatta eccezione i piccoli refusi che, di tanto in tanto, il sistema T9 genera.

      In generale scrivere NON è parlare. Nei testi scritti gli errori sono errori. Che voi pronunciate "perchè" con accento grave, quindi con suono aperto della "e" finale, è una deformazione fonetica tipica di certi territori italiani. Ma non cambia la regola generale di come si scriva "perché".

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    4. Il punto è che in una nazione variegata come quella italiana (e qui mi rendo conto di correre il rischio di sembrare leghista) ci sono "deformazioni" che alcuni, magari con la prepotenza dei mezzi di comunicazione di massa, impongono ad altri, come l'orrenda abitudine di pronunciare "vu" il suono alfabetico "vi" (persino noi longobardi ci siamo lasciati bellamente imporre di dire "tivù" invece di "tivì". Ci sono orrende deformazioni romanesche (e io ADORO Roma e i romani!) che finiranno inevitabilmente con l'imporsi a colpi di titoli ansa e consimili (per esempio l'obbrobrio di sopprimere la preposizione "a" dopo "vicino" o dopo "davanti": aborti inaccettabili come "vicino Milano" o "davanti la scuola" sono deformazioni, ma prima o poi, purtroppo, diverranno regola (che io non rispetterò).

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  7. Al rogo quelli che scrivono:"Dai che tanto si capisce lo stesso!".

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    1. Rido...
      In effetti a molti non interessa affatto badare a certi "dettagli".

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  8. E' a forza di lasciar passare quei "dai che tanto si capisce lo stesso" che si è arrivati alla prognosi riservata della lingua italiana..

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    1. Il fatto che "tanto si capisce lo stesso" è solo un modo per non ammettere la propria ignoranza o la propria pigrizia. Oltre ad essere una motivazione priva di buon senso.

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  9. No, non arrivo a tanto.
    Per indolenza non cambio l'accento al perchè, nonostante sia evidenziato in rosso come parola errata.
    Non sono quelli gli "errori" che mi fanno rizzare i peli del braccio.
    Semmai l'incapacità dell'uso del congiuntivo, quello si che mi fa andare fuori di testa, o non sapere mettere insieme una frase senza evidenti errori grammaticali.
    Sugli accenti, gravi o acuti che siano, non mi pongo il problema, a meno che io stessa non voglia specificare il significato della parola che scrivo. E neppure sempre!

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    1. Ecco, almeno tu ammetti di essere un'indolente. Anche se non ti salva!
      Sorrido...
      Invece sono anche quelli gli "errori" che mi fanno rizzare i peli del braccio.
      Per me hanno la stessa gravità dei congiuntivi sbagliati.

      Gli accenti, gravi o acuti, hanno la loro rilevanza, credimi. Sarebbe giusto utilizzarli in maniera corretta.

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  10. Potrei fare una lunga ma mi limito a questo E' al posto di È (alt+212).

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    1. Sì, ma alt+212 funziona solo in alcuni contesti.
      Provo anche mentre sto scrivendo questo commento ma, come ti ho spiegato anche in un altro momento, scrivendo da un notebook privo di tastiera numerica, il tuo suggerimento non posso attuarlo.

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  11. mi comporto come "amore-immaginato" e ancora più indolente di lei ti rimando al suo commento. :-)
    ml

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    1. Se vuoi scrivere per scrivere bene devi rispettare anche certe regole e certi dettagli.
      Se vuoi scrivere per sport come fanno in troppi continua a fare come vuoi.

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    2. nonostante alcune piccole anarchie grammaticali sono abbastanza soddisfatto di come scrivo. Indolenza per i perchè a parte, credo che le regole grammaticali vadano a volte un po' forzate, con consapevolezza.
      ml

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    3. Scrivere correttamente il "perché" non è grammatica, è semplice ortografia.

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  12. credo la colpa sia da attribuire a chi ha inventato le tastiere... ^_^

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    1. Purché la colpa sia di qualcun altro...

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    2. no beh dai... oggettivamente, guarda la tastiera:
      per quale motivo per inserire la "é" si deve usare il tasto "up"?
      :-D

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    3. Immagino quanto sia grande la fatica di premere un tasto... la stessa fatica che fai per digitare le tue faccine. No?

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