7 luglio 2014

Le tre parole più strane


Quando pronuncio la parola futuro,
la prima sillaba già va nel passato.
Quando pronuncio la parola silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola niente,
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.

22 commenti:

  1. La prima, quella lì, con la sua alea, mi terrorizza...

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  2. Insomma silenzio docet, silenzio assoluto intendo. Ma quello regna nella tomba. Mi dispiace non ci sto. Anche se apprezzo questa poetessa polacca (credo sia polacca, o sbaglio) preferisco pronunciare la prima sillaba di "fu-tu-ro" e mandarlo nel passato, distruggere il silenzio solo sospirando e riempire quel che c'è da riempire in tutti i niente dell'universo.
    Poi mi sento plebeamente e ignorantemente e non poeticamente molto meglio.
    Cucciolo illetterato

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    1. E' polacca, non sbagli.
      Non c'è irriverenza in quel che scrive la Szymborska. C'è in quello che scrivi tu perché, umanamente parlando, non puoi non pronunciare le tre parole di cui la poetessa parla. E lo fai con estrema soddisfazione, come un bambino che distrugge un giocattolo solo perché sa che qualcuno ci tiene moltissimo.

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    2. Perbacco, si notava l'irriverenza? E io che credevo...
      Dunque: io non protestavo contro l'irriverenza della poetessa polacca, perché non ce ne ho veduta. Sprovveduto io? Può darsi.
      Io non mi sento affatto un bambino capriccioso che distrugge un giocattolo amato da un altro bambino, bensì un adulto che reagisce al destino buio e avverso, che gli vuole togliere il futuro, che reclama il diritto di avere la pace quando la cerca e non quando arriva la morte, e che vuole riempire di qualcosa di valido il vuoto che lo circonda.
      Questa sarebbe dovuta essere l'esatta interpretazione del mio commento.
      Una cosa io so: di essere estremamente fedele a me stesso e ai miei principi. Se mi capita qualcosa che cozza contro di essi, semplicemente lo dico in chiaro. Mai nascondersi dietro un dito.
      Il mio anonimato non è un nascondiglio, ma un privilegio.
      Sei molto intelligente, pensaci: ci arriverai.
      Cucciolo che chiarisce

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    3. Sì, l'irriverenza (tua) era palese.
      Di irriverenza nella poetessa non ce n'è, infatti.

      Non ho scritto che sei un bambino capriccioso ma solo un bambino che rompe un giocattolo solo perché sa che qualcuno (qualcuno, dico) ci tiene. Il gusto dell'irriverenza è questo. E anche quello della dissacrazione. Quella che in un posto ho chiamato "Sindrome del bastian contrario". Lo so che ti diverte.

      Il tuo anonimato è un nascondiglio privilegiato, come quello di chiunque abbia un alias. E non ci mette nome né faccia.
      Mia_euridice è come Cucciolo.

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    4. Irriverente e dissacratore. Cavolo, ma da quanto mi conosci?
      Sindrome del bastian contrario? Un po' ci azzecchi. A me fanno venire il torcibudella i pontefici massimi, i saputoni, quelli che veramente sanno e fanno un arma della loro sapienza per (tentare) di sotterrare gli altri, quelli che sbeffeggiano tutto e tutti da una presunta nuvola che sta sempre sopra a tutti. Allora mi viene il torcibudella e devo, devo capisci, contraddirli anche se in parte fossi d'accordo, perché mi sono accorto che questi sacramentoni messi in dubbio perdono il loro a plomb e ruzzolano sbiaditi con isterici lamenti. Quello sì che è gusto!
      Mia_euridice è un anonimato? Ma tu ci hai messo la tua bella testa capelluta. OK! è altrove, ma sempre reperibile nel tuo blog.Ma non chiedermi di fare altrettanto, non fare la furba. La mia testa col cavolo che te la faccio vedere e non perché io sia brutto, anzi sono bellissimo. Proprio per questo non te la mostro: potrei turbare le tue giornate....ah ah ah ah ah
      Cucciolo impertinente

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    5. Conosco i soggetti della tua pasta.
      Ne circolano parecchi, anche qui.
      Non confondere i sapienti con i saccenti: è un errore che si fa spesso.
      Ma non confondere neppure l'invidia per chi palesemente ne sa di più, con quello che potrei definire un complesso d'inferiorità culturale che induce molti ad attaccare tutto ciò che non riescono a comprendere.

      Non preoccuparti: non ti chiederò alcuna testa. Anche se sei bellissimo!

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    6. Con garbo.
      Che circolino soggetti strani sul tuo blog me ne ero accorto. Mi spiace non sono della loro pasta, ma della mia, che è ben diversa. IO non critico per gusto di criticare tutto, ma solo in certi casi, quando mi viene il torcibudella. E non me lo fanno venire i sapienti che elargiscono la loro sapienza, bensì quelli che tu chiami saccenti, che la loro sapienza o presunta tale la vogliono imporre.
      Invidia per chi ne sa di più? Mai provata. Se così fosse dovrei morire d'invidia per mio padre, che ne sa infinitamente di più di me.
      Complessi di inferiorità non ne ho e non sto alludendo alla statura fisica, ma a quella mentale. Inferiorità culturale poi...se qualcuno ne sa più di me e lo dice con sobrietà lo lascio dire e lo sto ad ascoltare, ma questo l'ho già detto sopra.
      Tranquilla, non mi sono adirato né offeso, ci mancherebbe. Non mi capita mai. Chi si offende se ne va sbattendo la porta, gente che odio. Chi si offende non accetta il dibattito, stacca il telefono, spegne la luce, diventa piccolo e silenzioso tranne dopo nell'ombra mandare ingiurie di ritorno. Quella gente mi fa tranquillamente pena. Io non mi offendo, resto al mio posto e controbatto, con i miei mezzi, con la mia cultura, con la mia educazione. Quindi non mi sono offeso, anzi mi ha fatto piacere per poter dire la mia in proposito.
      Cucciolo che non si offende mai

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  3. Non so perchè ma la frase sul niente mi ha fatto venire in mente La Storia Infinita! XD

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  4. tre parole "ossimoriche" non appena le si scrive!
    massimolegnani

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    1. oh sì, lei dice silenziosamente, realizza con delicatezza il niente, scompagina graziosamente i tempi :-)
      ml

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    2. E' l'esatta arte di un poeta.
      Afferrare l'inafferrabile.

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  5. Nella nostra società il futuro è alquanto incerto, il silenzio è il grande assente, il niente, invece, abbonda.

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    1. Direi che hai attualizzato molto bene i tre concetti.

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  6. Adoro Wislawa. Le basta una parola per scardinare orizzonti. Figuriamoci con tre.

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