19 marzo 2014

Gigantessa

La vedo sulla linea imprevista del cielo, lì dove si sgancia per ridiventare sé. E' infinita e colma. Una luna. Sembra un altro mondo affacciato sul mondo. Rosata gigantessa di una bellezza che nasconde per un po' le altre ombre, persino quelle più stanche e molli. Smetto di parlare e non parlo che di lei. Guido nella direzione giusta e la luna si ricompone tra alberi, tetti ed altre ridicole luci terrestri. Domina e si fa ammirare. Come non potrei? Niente di speciale, mi dico. Eppure irradia meraviglia e, come una bambina, mi lascio inondare da uno stupore scemo.

[foto by SnowPoring]

15 commenti:

  1. "Che fai tu luna in ciel,
    dimmi che fai silenziosa luna"
    con l'accento tonico doverosamente sulla i di silenziosa per necessità dell'endecasillabo.
    "Quando su ci si butta lei,
    si fa d'un triste colore di rosa
    il bel fogliame."
    Altrove e ancora:
    "Luna impudica, al tuo improvviso lume
    torna, quell'ombra dove Apollo dorme,
    a trasparenze incerte."
    Ricordo che anche Saffo invoca la luna, che illumini la strada alla sua amante, che si sta recando da lei.
    Insomma, da poeta considero la luna una parte vivente del mio spirito. Poi penso però che lei sta lì, da sempre, continuamente cadendo sulla terra e non precipitandoci addosso unicamente perché il suo punto di caduta andrebbe oltre la curvatura terrestre, della terra che la riagguanta mentre sta precipitando nel vuoto dello spazio e tenendosela stretta in virtù della sua tremenda forza di attrazione. E lei, la luna, subito ricomincia a tentare di sganciarsi e precipita e la terra di nuovo la riagguanta. Se ci pensi è bellissimo questo abbraccio di odio e di amore tra un pianeta e il suo satellite.
    Perché stupore scemo, Euri? Lo dici tu stessa: stupore infantile. Non è mai scemo. E mentre la tua, la nostra luna passeggia noi due ce la godiamo in solitaria, magari in macchina, guidando a fari abbassati per vederla meglio.
    P.S.: buttata giù così, anche le citazioni, senza rileggere, spontanea, magari con qualche strafalcione per farti ridacchiare...

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    1. Qualche anno fa, sul mio vecchio blog "Rizoma", scrissi un post che si intitolava "Lunare". L'avevo scritto per parlare del mio modo di essere e per contrappormi, anche in maniera un po' ironica, a tutte quelle persone che si definiscono "solari". Un aggettivo che mi ha sempre dato fastidio e che, a mio modesto avviso, non significa un bel niente.

      Il fascino che la luna esercita su di me è notevole. Ed è sempre stato così.
      Ieri sera, tornando a casa, ho visto questa gigantesca presenza celeste. Proprio di fronte a me. Era immensa e bellissima. Mi ha sorpresa, togliendomi il fiato. Mi sono entusiasmata proprio come una bambina. Ero scioccamente felice. In fondo era solo la luna!

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    2. L'espressione "solare" e "solarità" non so a cosa voglia alludere e sinceramente me ne infischio. Io distinguo la gente come si distinguono i tassisti: diurni e notturni. Tra i miei tanti mestieri ha fatto anche l'autista di taxi. Guidavo di giorno. Per sostituire un collega infortunato ho guidato due settimane di notte e ho sofferto le prime due notti come un cane perché di notte cambiano tutti i punti di riferimento.
      Comunque sono da sempre un notturno. Studiavo solo di notte; di notte faccio all'amore; di notte scrivo; di notte -spessissimo- dipingo; di notte penso.
      Non sono solare, assolutamente. Nemmeno lunatico. Sono lunare.
      In fin dei conti sono nato alle ore una e dieci di una notte freddissima di luna piena. Mi piace anche mezza e una falce, gobba a destra e gobba a sinistra.
      Il sole non tiene gobbe e poi, anche se le tenesse, non lo si può guardare, tanto vale che se ne vada oltre l'orizzonte appunto e lasci il posto alla sovrana luna.

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    3. Io credo di capire il senso dell'aggettivo "solare" e, proprio per questo, sento di non esserlo.
      La notte ha un fascino speciale. Non la vivo con serenità perché, in fondo, mi inquieta. Non ho mai lavorato di notte, non ho mai vissuto di notte. Ho patito, e a volte patisco ancora, l'insonnia. Una sorta di malanno che, come ho scritto sul tuo blog qualche tempo fa, ha una doppia anima.

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  2. L'hanno descritta rossa, d'oro e d'argento, io la vedo dispettosa a mostrarci solo un lato e perciò mi piace di più a spicchio, calante o crescente, con quei due corni sbeffeggianti.
    Cristiana

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    1. Della luna hanno scritto e detto tutto. E forse anche di più.
      Il fatto che ci mostri una sola faccia è curioso, ma intrigante. Evidentemente sceglie di tenersi per sé i suoi misteri. E fa benissimo.

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  3. Che poi, al di là di ogni romanticismo che va anche bene, è l'origine di tutti i lunatici.

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    1. Come ho scritto a Vincenzo mi ritengo lunare, non lunatica.

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  4. L'ho vista ieri, all'imbrunire del tardo pomeriggio. Era meravigliosa. Sembrava un disco di terracotta bianca. Tutt'intorno l'azzurro scuro esaltava i suoi contorni. Bianca e un po' chiazzata di grigio che ci stava alla perfezione col corno del Gran Sasso alle spalle. Una meraviglia.

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    1. Vorrei leggere i tuoi post,
      ma non so dove.
      Potrei avere il tuo URL?
      Grazie.
      Cristiana
      Cristiana

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    2. @ Veil: la luna che ho visto io, ieri sera, era enorme e rosata. Una gigantessa, come ho scritto. Dalle mie parti il Gran Sasso non è visibile ed immagino sia un bello spettacolo quello a cui hai assistito.

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  5. L'avrò fotografata migliaia di volte e nonostante ci mostri sempre la stessa faccia, ogni volta è diversa nelle sfumature di colore.

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    1. Fotografare la luna è un'arte.
      Sembra facile. Sembra, appunto.

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  6. Una poesia di Antonio de Curtis (Totò)
    A sera quanno 'o sole se nne trase
    e dà 'a cunzegna a luna p' 'a nuttata,
    lle dice dinto 'a recchia- "I' vaco 'a casa:
    t'arraccumanno tutt' 'e nnammurate".
    La sera, quando il sole se ne entra (tramonta)
    e dà le consegne alla luna per la notte,
    le dice all'orecchio - Io vado a casa:
    ti raccomando tutti gli innamorati.

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    1. Grazie per la traduzione ma ero riuscita a capire tutto lo stesso.
      Molto delicata e romantica.
      E bravo Totò!

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