28 febbraio 2014

Novelli barbari

Altri scenari, certo. Ed altre belle facce sbarbate. Eppure il potenziale distruttivo dell'inciviltà non muta. I barbari contemporanei parlano solo un'altra lingua e vestono anche griffato perché è quello che sanno fare. Invadono territori confondendo la libertà con il fango. Lì dove basterebbe un silenzio o poco meno, procurano scintille di furia e furioso clamore. Dilagano sotto forma di tendenziosa omologazione, ma è solo la barbarie elevata a potenza. Qualcuno sorride, ma non c'è nulla di ridicolo. Fanno massa e pure volume ma sono l'antitesi del buon senso. Un po' mi spaventano e un po' (detto tra noi) li disprezzo.

[foto by Kleemass]

13 commenti:

  1. A volte mi chiedo se quella di essere un individuo pensante e civile non sia una pia illusione, e che io come tanti altri al pari mio, altri non sia che un barbaro da civilizzare. Perché faccio il raffronto con quel poco che ho: a parte il materiale cerebrale che però potrebbe essere frutto -come detto- di una mia illusione o presunzione, non ho altro. Guardo fuori dal mio orticello e vedo fiorire stranissimi fiori puzzolenti (ma potrebbe essere il mio olfatto contagiato dalle mie miserie interne, e quello essere il profumo della moderna civiltà); vedo stranissime figure contorte, ancorché vestite griffatissime, la cui contorsione potrebbe essere però frutto della mia vista rovinata dal tempo, e quelle essere le modernissime forme che vanno ormai di moda.
    Insomma resto molto molto confuso e triste, di una tristezza infinita. Mi guardo allo specchio: non mi piaccio. Esco di casa a piedi e mi confondo nella massa dei miei simili, certamente sottoprodotti come me di una umanità ormai al tramonto, obsoleta e superata. Marcisco vivendo insieme alle altre pecore marce in un mondicchio che si esaurisce.

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    1. Molto più nichilista di quanto abbia mai letto, caro Vincenzo.
      Non credi di esagerare?

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    2. Certo che esagero: per dirla com'è io mi piaccio come sono, e sono convinto di essere dalla parte giusta dell'Umanità bistrattata.
      Ma se quel nichilismo non fosse un atteggiamento voluto, ma un...e qui un grosso giro di parole inutili per dimostrare l'aria fritta, cioè la possibilità che...ma alla fine cosa rimarrebbe in me? Che impressione in te? Meglio concludere dicendo: hai ragione, ho esagerato, volutamente.

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    3. Era un'ingenua provocazione: io mi piaccio così come sono, non parlo del fisico ma del mio carattere, della mia personalità, dell'insieme dei valori in cui credo. Capiscisti?

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    4. Questo lo sapevo da tempo immemore.
      Sorrido...

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  2. Nella teologia indù, Kalì "il barbaro" ha il ruolo del distruttore che precorre la creazione nuova.
    Paradossalmente i barbari che esercitano con energia le convezioni dei civili, ne esercitano anche le debolezza, le incongruenze, anche il presunto buon senso.
    E' come quando, in una stanza in cui le persone anestetizzate dall'effetto stalla, si lamentano per il freddo dovuto all'apertura di una finestra.
    Entrano la fredda distruzione dello status quo e l'ossigeno della vita.
    Il "buon" senso vorrebbe tenere chiuse quelle finestre.

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    1. In buona sostanza, secondo te, certi barbari farebbero il bene del mondo?

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    2. Ragionare in termini di bene e male è morale. Secondo la tua morale è male, secondo la loro è bene.
      È una questione che mi pongo pure io, ci sono barbarie che mi offendono e provocano mie reazioni molto forti (che so tu deprechi).
      Ma se mi distacco un po' dalla mia morale non posso che vedere il ciclo ininterrompibile della vita morte, creazione distruzione, dell'elevarsi (a Babele fin su in cima) e dello sprofondare, del crollare, della civiltà e della barbarie.
      Kalì il distruttore, colui che crea lo spazio... (trasfigurazione di Shiva, è il maschile qui!).
      Prepara lo spazio senza il quale il femminile non può dare la vita.
      Ci irrita molto tutto ciò perché ci aiuta a tornare a combattere per la vita.

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    3. Disquisisci in continuazione di "novelli barbari" nel tuo blog, mi pare.
      Gente che, detto in soldoni, non rispetta niente e nessuno. Gente che se ne frega, detto ancora più materialmente.

      I "barbari" di cui parli sono divinità. Quindi rappresentazione e simbolo. I "barbari" di cui parli sono portatori di una distruzione necessaria e rigenerante.

      I "barbari" di cui io parlo, invece, non sono capaci di condurre ad alcuna autentica distruzione né, tanto meno, ad alcuna azione rigeneratrice. Sono "barbari" perché incolti, ottusi, incapaci e mediocri. Distruggono banalmente e senza pensare, calpestano perché hanno da guadagnarci su qualcosa, infangano per non essere da meno.

      In loro non c'è nulla di rispettosamente divino.

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    4. Le rappresentazioni teologiche sono sempre delle astrazioni, delle "idealizzazioni", Tua Euridice.

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    5. Appunto.
      Esattamente ciò che ho scritto sopra.

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