27 novembre 2013

Sotterranea come una radice

La luce non mi si addice granché. E neppure i fronzoli e le scintille. Vivo in penombra, sotterranea come una radice. Non strepito né assalgo. Sotto i celebri riflettori lascio scivolare chi ha faccia e desiderio di esserci. Mi discosto senza fare rumore e, come sempre, attendo di capire il mondo nei miei silenzi fatti di sguardo e pensiero. Il tutto e subito l'ho disconosciuto da un pezzo, da quando ho imparato che l'attesa ha il gusto delizioso dei sogni. Il sottosuolo nasconde tesori che in pochi sanno scovare forse perché abituarsi alla penombra è un'arte e troppi occhi vivono solo di repentini fulgori.

[foto by martaraff]

12 commenti:

  1. Ti invidio. Tu possiedi la capacità di passare attraverso le pareti e i buchi delle serrature. Mi capisco in corpo da solo, diceva mia madre; vale anche per me in questo caso, perché ho sempre avuto l'impressione che tu fossi ovunque senza mai apparire in nessun luogo preciso. Vuole essere un complimento, Euri.
    Purtroppo sono nato artista e protagonista, come l'essere artista pretende, innovatore, cruento menefreghista, arrogante e fornito di grande (a volte troppo) ego. Il centro della ribalta, accanto alla buca dell'orchestra, è l'unica posizione che mi interessi.
    Ma a volte invidio chi, come te, sa stare all'ombra, sotterrandosi in mezzo alle radici di un albero, che poi -bada bene- permettono all'albero di manifestare tutta la sua potenza e la sua bellezza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Apprezzo il complimento e ti ringrazio, Vincenzo.
      Sei un artista e protagonista. Non c'è nulla di male. Ma c'è anche chi vive la sua "arte" in maniera molto diversa. Dietro le scene, dietro le parole, dietro la luce. Siamo diametralmente opposti, per quanto riguarda questo "dettaglio", ma molto simili per altri versi.

      Elimina
    2. Un po' come le figure -K, Q, J- delle carte francesi?
      Siamo così io e te?

      Elimina
    3. Ah, non so.
      A me piacciono anche gli Assi (A)....

      Elimina
    4. Allora siamo quelli, ma io alludevo al tuo "diametralmente opposti....ma molto simili...". Però due assi, vuoi mettere, entrambi rossi tu i cuori io i quadri, si capisce.

      Elimina
  2. Ci sono scelte che nascono per fisiologica emanazione del carattere di qualcuno e si organizzano nel corso della vita. Ci sono poi indoli che combattono tutto il tempo per liberarsi di comportamenti che sentono ostili alla loro liberazione.. ma esistono anche i vezzi e i compiacimenti nel presentarsi in un certo modo. Come sei veramente tu io non l'ho capito, so che che il tuo amore totale per la sintesi a volte ti impedisce di cambiare prospettive. E' un limite.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come sono veramente io potresti capirlo solo se mi frequentassi e mi conoscessi dal vero. Non è mai avvenuto, per quanto ne so. Quello che mostro di me in questo luogo è solo una porzione di me e neppure la migliore, forse.
      Il mio amore totale per la sintesi è parte essenziale della mia indole, come la chiami tu. E, anche se a te non piace, la trovo indispensabile. In caso contrario cambierei stile.
      E' un limite? Lo accetto e non mi spaventa.

      Elimina
    2. Non voglio polemizzare con enzorasi, che tra l'altro conosco poco, ma a me sembra che la capacità di sintesi sia un grande traguardo cui io aspiro. Amplia le prospettive, non le restringe e soprattutto non è un limite, ma al contrario permette di salire in cima alla vetta e di traguardare il resto del mondo.
      Un'altra delle cose belle e buone che ti invidio, Euri

      Elimina
    3. enzorasi mi ha sempre rimproverata questa sintesi. Un po' come te, anche io la reputo un traguardo, una conquista stilistica e "mentale" che ho faticato a conquistare, anche se non sembra. Essere diretti, immediati e sintetici, per me, è una qualità, una virtù, per qualcuno (come enzorasi) è un limite, un handicap.
      Abbiamo percezioni diverse di cosa sia o debba essere la scrittura (su un blog).
      La mia è una scelta personalissima e legittima visto anche che altrove (vedi Lankelot) scrivo in maniera diversa e molto più articolata.

      Elimina
  3. C'è il momento della luce che non acceca e il momento della penombra che non deprime. In equilibrio tra loro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un equilibrio preziosissimo. Ma mi rendo conto che, spesso, io tendo a vacillare più verso la penombra. Senza deprimermi, ovvio!

      Elimina