8 ottobre 2013

Tanto studiare non serve a niente

"Tanto studiare non serve a niente", proclama il tizio con aria sardonica. Ovviamente se potessi lo prenderei a calci. E' un uomo di mezza età. Probabilmente ha dei figli. E probabilmente quei figli non hanno studiato perché qualcuno, in famiglia, pensa che non serva a nulla. Studiare, forse, non serve a trovare il fantomatico posto fisso e non serve a comprarsi la macchina nuova. Non serve neppure a sposarsi né ad acquistare una casa. Studiare non serve a guadagnare uno sproposito e non serve a conquistare potere. Coi tempi che corrono. No? Eppure continuo a credere che studiare serva lo stesso. Quanto meno a formare persone migliori. Che proprio poco non è.

[foto by teodoratan]

27 commenti:

  1. Si tratta del più maledetto luogo comune, tipicamente italico, che viene sbandierato ogni momento: il lavoro che nobilita l'uomo è quello che si accoppia al sudore abbondante della fronte; quelli che scrivono, che studiano, insomma quelli colti -che hanno studiato- sono di seconda classe.
    A questi imbecilli zoticoni e stronzi io suggerirei di andare dal falegname quqndo hanno un malanno. Perché andate dal dottore che studia come minimo diciannove anni per laurearsi e altri tre come minimo per specializzarsi? Ma perché andate a prendere le medicine in farmacia e non dal lattaio? E qui già sento la puzza dell'esecito di coloro che fanno solo retorica del ca, che intervengono dicendo che la maggior parte della gente che non ha studiato non lo ha fatto per mancanza di mezzi dei loro genitori.
    Può darsi, ma conosco gente che ha fatto corsi serali indossando la tuta da meccanico e si è preso un diploma, ha migliorato la sua cultura e la sua posizione sociale. Si può studiare anche nella seconda età per poter leggere e capire e non solamente guardare le fugure come fanno le scimmie.

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    1. E' un luogo tanto tanto comune, Vincenzo. Condiviso soprattutto da chi bistratta lo studio e chi vuole studiare. Il mondo del lavoro, tra l'altro, non aiuta: i laureati che non riescono a trovare lavoro sono tantissimi. E la frustrazione è enorme, lo capisco.

      Il lavoro è lavoro. Vale quello del falegname e vale quello del medico. Sono indispensabili entrambi. E anche il falegname per fare il falegname deve "studiare". Deve imparare il suo mestiere. Forse non lo farà sopra i libri, ma è necessario che sappia fare quello che fa.

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    2. Sono d'accordo, anche con quello che dice la dentista Brunella sotto: un operaio specializzato vale quanto un laureato che esercita con gioia il suo lavoro e certo molto di più del laureato che lo fa per forza, perché figlio di laureati che vedrebbero una professione diversa come un'onta e un disonore.
      Ma io intendevo rispondere a priori a tutti quei piagnoni che sostengono di non aver avuto i mezzi economici per poter studiare.
      Io non mi sono laureato in medicina. Primo, perché ho sbagliato clamorosamente facoltà, iscrivendomi per un mio capriccio. Volevo diventare un chirurgo; quando arrivato all'inizio del quarto anno (!!!) con buona media (27,32) Il professor Foianini mi chiese, una volta conosciuta la mia aspirazione, se mio padre fosse chirurgo, risposi di no. "Ha un fratello chirurgo? Uno zio?" Nessuno di loro, risposi. "Allora ci rinunci, lei non diventerà mai un chirurgo"
      Io la piantai lì ed ero nauseato di tutto. Così ho perduto un paio di anni e dopo era troppo tardi. Ma mi sono sposato e sono diventato subito padre, dovevo lavorare, non potevo più studiare, ma anche la voglia era andata via.
      Uno di questi figli di papà, il Prof in ginecologia (sic!) W.A., figlio d'arte da parte di madre e padre, nonché suocero con costosissima clinica, per un pelo mi ammazza la moglie avendole iniettato qualcosa cui era allergica, senza curarsi di controllare la cartella clinica, e nemmeno chiese mai scusa.
      Tanto per dire.

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    3. Di medici che fanno i medici solo per eredità genitoriale ce ne sono in quantità. Senza contare quelli che, pur non avendo un parentame medico, scelgono la laurea in medicina perché vogliono conquistare prestigio e, se tutto va bene, un mucchio di soldi.

      Però, che peccato che tu abbia lasciato. Saresti stato un chirurgo molto serio e competente. E anche parecchio arrogante... rido!

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    4. Quello è poco ma è sicuro! Arrogante e spaccone, ma non incompetente e soprattutto non incosciente al punto di mettere a rischio la vita di una giovane donna (27 anni aveva Anna Maria) per boria professionale.
      Rido anch'io con te.

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    5. Il dramma è che quel medico non sarà stato minimamente scalfito dal male che ha procurato. Giusto?

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    6. Non l'ho nemmeno denunciato. A che sarebbe servito? Mi sono accontentato di riportarmi a casa la moglie viva.

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  2. se ne parla spesso QUI,
    e spesso la solfa è: a che serve studiare se poi non hai una buona raccomandazione?

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    1. Cinico ma reale. In tanti contesti i migliori sono surclassati dai mediocri ma raccomandati. Non è così raro checché ne dicano in molti. Quei molti che non so bene in che mondo vivano.

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  3. Cara Mia, io credo che non giusto imporre di studiare a chi non ne ha voglia di farlo, sicuramente con sforzi sacrifici scuole private, e privatissime riesci a far diplomare e laureare chiunque, ma con quale risultato? Un professionista che non ama il suo lavoro, non lo svolge nemmeno con perizia. Abbiamo anche tanto bisogno di manodopera specializzata, ma è sempre più difficile trovarla.Guarda un po'per esempio quanti panificatori mancano in Italia.Io credo che sia meglio avere un operaio felice, piuttosto di un dottore depresso e incapace.

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    1. Comprendo il tuo ragionamento, Brunella. E per certi versi lo condivido. Alcuni vogliono il famigerato "pezzo di carta" anche se non hanno alcun talento né alcuna passione. Altri perché costretti dalla famiglia o da chissà chi.
      Ma anche chi non vuole divenire medico, ingegnere, insegnante o non so cosa e fare un mestiere più manuale e pratico deve studiare. Come ho scritto a Vincenzo, anche un falegname deve imparare il suo mestiere perché non può improvvisare un mestiere.
      Lo stesso vale per i panificatori di cui parli. Prima di diventarlo è necessario studiare e imparare.

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  4. Se fosse per il tizio in questione rischieremmo di ritornare al tasso di analfabetismo che imperava prima, durante e dopo la guerra. Dovremmo di nuovo seguire il corso televisivo di istruzione popolare condotto dal maestro Alberto Manzi, la trasmissione si chiamava "Non è mai troppo tardi", me ne parlò mia mamma e l'ho visto su Rai Storia, ma lei è degli anni '60 e la scuola l'ha frequentata. L'ho frequentata anche io con orgoglio e con passione perché a prescindere dallo sbocco occupazionale a me la cultura piace da morire. Se però uno pseudo-presidente del consiglio Gianni Letta vara un provvedimento per la disoccupazione giovanile nel quale afferma che sono agevolati i ragazzi privi di un diploma di scuola media superiore, dico, che si fa? Ho studiato solo per cultura? Non è mica giusto, però? Non dovrebbero essere premiate le persone che si sono qualificate nonostante le difficoltà familiari, economiche, di una casa monostipendiata che ha sempre boccheggiato per andare avanti? Io dico che, destra o sinistra, questi governi sono apocalittici, bestie che salgono dal mare.

    Ecco, se non avessi studiato, però, e non mi sarei confrontato con quello che mi circonda non avrei conosciuto Marc Chagal.

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    1. Premiare il merito, caro Veil, non è prerogativa di questo Paese. E non credo affatto ai provvedimenti pensati per favorire l'assunzione dei giovanissimi, persino quelli poco formati.
      Non reggerebbero comunque l'impatto col mondo del lavoro che è e rimane piuttosto complesso.

      Chagall. Si scrive così...

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  5. E nella veemenza del pensiero t'ho pure sbagliato un congiuntivo.
    Ho ricevuto ed apprezzato la tua mail.

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  6. Studiare in funzione del profitto economico o del ruolo sociale può essere molto frustrante. Studiare per approfondire una passione personale ci rende molto più liberi.

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    1. Ci sono tantissime persone che studiano perché vogliono che quell'investimento scolastico/universitario si trasformi in profitto economico o prestigio sociale. Non è necessariamente così.
      Secondo me, si deve studiare principalmente per divenire persone più preparate e più adatte ad affrontare il mondo.

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  7. Premettendo che io sono più per lo studio da autodidatta, dopo che la scuola ti ha fornito gli strumenti più elementari (e infatti non credo che nessuna scuola mi abbia dato qualcosa di più decisivo delle Elementari stesse), dico che costoro devono augurarsi che il loro discendente, lo schiavo disalfabetizzato del futuro, conciato peggio dei protagonisti di Matrix, non riesca a mettere le mani su una macchina del tempo, o tornerà indietro a regolare i conti con questi suoi illuminati antenati con in mano oggetti MOLTO contundenti... :)

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  8. Quello che servirebbe, ora come ora, sarebbe una maggiore diffusione di scappellotti e calci per riportare tanto "becerume" in carreggiata.
    Poi dopo possiamo anche parlar loro dell'esistenza delle vocali e delle consonanti. E poi anche delle tabelline e dell'abaco.

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    1. Un po' cruenta come soluzione, mi pare...

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    2. Non t'angustiare per costoro, giacché il becerume è bastevolmente cruento.

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  9. Arricchire il proprio io è in fondo questo il termine ultimo dello studio, solo gli stolti hanno la convinzione del suo carattere effimero,superfluo proprio come la qualità delle argomentazioni di cui è capace il loro cervello.

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    1. Non si dovrebbe mai smettere di studiare, secondo me. Trovando, ovviamente, il sistema di studio più adatto alle proprie esigenze e alla propria età.

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  10. Certo che serve studiare, serve a capire le cose che servono!

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