17 settembre 2013

Piccole appartenenze postume

Poi ti domandi per quale strana ragione una volta ci si appartenesse. Nel frattempo è scolato via il tempo e pure altra vita. Sono intercorse facce e sbagli e mille sezioni d'anima. Ed appartenersi diventa una serie di fotogrammi scoloriti. Afferri una mano, forse lo scorcio di un'iride, lo stonare di una risata o le ombre appese male di una porzione di te che riconosci appena. Eppure c'è stato persino un dolore, gelido come una radice, attonito come una stoccata. Adesso scruti il passato e pensi che forse è di qualcun altro. Lontanissimo e inspiegabile. Perché non capisci bene chi c'era a viverlo e perché non ha quasi più alcun sapore.

[foto by xetobyte]

12 commenti:

  1. Tanto per rispondere ad Anonimo che dice che ti sopravvaluto, ma questo pezzo è delizioso, scritto in punta di pennino!
    Cosa ci fa dire di appartenere a qualcuno? Una serie di indizi, di sensazioni strane, di mal di stomaco,e tu non riesci a pensare ad altro.
    Poi tutto questo scema e tu non sai dire quando è iniziato il decadimento, ma ti guardi indietro e vedi un buco nero che si allarga e dentro c'è precipitata parte della tua vita, una parte importante, e al posto di quella ora c'è dolore e sofferenza, senso di vuoto e di distacco.
    Chi non è in grado di sentire questa fase in tutta la sua intensità non ha inteso la prima con pienezza, può dire quel che vuole.
    Intendo che più hai amato più grave e grande è il manco, il vuoto, il buco nero, e più a lungo dura, sembra non finire mai, mentre la parte iniziale prima o poi finisce e non lascia che un timido rimpianto, a volte nemmeno quello.

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    1. Anonimo l'ha detto sorridendo, quindi senza cattiveria. Almeno stavolta!

      Non so cosa ci fa sentire l'appartenenza. So che quando quella appartenenza viene meno, un intero universo decade e, a distanza di tempo, guardandolo da lontano, sembra un'altra cosa. Sembra una porzione d'esistenza vissuta da qualcun altro.

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    2. A me non è capitato spesso lasciare o essere piantato. Ricordo la sensazione che mi irretì dopo la piantata più atroce della mia vita: non riuscivo a restare in casa, dovevo uscire, essere libero dai vincoli delle mura e dei soffitti. Una volta fuori mi sembrava che la volta del cielo si abbassasse su di me e che tutto diventasse una piccola stanza brevilinea e breviforme, che lentamente mi schiacciava.
      Per oltre un mese ho vissuto questo incubo.

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    3. Parlo di ex amori, ma anche di ex amici.
      La sensazione è più o meno la stessa.

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    4. Hai ragione: quando ti tradisce un amico ti fa un danno immenso. Mi è capitato anche quello e la consideravo una grande amicizia. Mi ha lasciato un vuoto che non si è colmato ancora, dopo 40 e passa anni.

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    5. Quando ti tradisce qualcuno (amico, amore, familiare...) è sempre devastante. E spesso imperdonabile.
      Ma quello di cui parlo nel post non è necessariamente tradimento. E' solo tempo che scorre e passato che si allontana.

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  2. A volte io desidero fortemente che il passato sia davvero di qualcun altro, ma è perché ha ancora sapori e voci troppo vivi e l'unico desiderio che mi concedo è di poggiarlo su spalle altrui, ché ammazzarlo proprio non mi va.

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    1. Chi vorresti ammazzare il passato o la persona sulle cui spalle vorresti poggiarlo?

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  3. Che descrizione intensa e vera di quegli stati d'animo! Non c'è niente da aggiungere hai descritto tutto solo come chi li ha vissuti può descrivere.Ciao brunella

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  4. "appartenersi" non è un verbo presente nel mio vocabolario ;)

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