10 luglio 2013

Mattina docile



Il ricordo traspare
da una mattina docile.
Solleva un po' lo sguardo
e mi annoda
alle sue dita d'azzurro.
La pelle è troppo mite
e stride
con il dolce-amaro
della vita che preme.


(M.T. settembre 2008)
[foto by WonderMilkyGirl

5 commenti:

  1. Lo stridore del dolce-amaro della vita che preme vale da solo l'onore di essere chiamato poesia.
    Leggere questa tua composizione dà, a chi come me, vive sospeso su quella piattaforma, un sentore di levità.
    Siamo al 2008, la vena non si è esaurita, come da te recentemente detto, e io trovo che questa tua poesia stia allo stesso livello della prima e dia le stesse sensazioni.
    Cosa aggiungere? Sarò monotono, ma io so che chi nasce poeta muore poeta, non si dimette strada facendo per mancanza di ispirazioni. Forse lui stesso non crede nella validità poetica di ciò che gli viene in bocca dal profondo.
    Un tantino più di coraggio Mitì.

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    1. Come vedi ho seguito il tuo consiglio: ho scelto di pubblicare una poesia ogni tanto. Chissà che non serva a farmi ritrovare la vena giusta!

      Il 2008 mi sembra lontano anni luce. Ho smesso di scrivere poesia l'anno successivo.

      Proverò a cercare quel coraggio che dici.

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    2. Se almeno fossi riuscito a solleticare una nuova curiosità nel cercarti dentro sarei felice.

      Il 2008 è l'anno in cui ho conosciuto Giulia Fabbri che ha pubblicato il mio primo libro, "Martedì dopo l'utunno", la prima vera soddisfazione della mia vita artistico-letteraria, una delle poche in totale.

      Cercalo, ché lo troverai.

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  2. La vita non solo preme, ma schiaccia come una forza di gravità troppo attrattiva.

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    1. Lo so. Me la sento addosso, sulle spalle e dietro il collo per essere precisi.

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