3 giugno 2013

Le persone si perdono come le cose

Ho perso facce e voci e cammini. Li ho persi perché le persone si perdono come le cose. Persone che sono state amiche o amori. Quelli che la vita conduce altrove e di cui non sai più nulla. Ci pensi proprio come loro pensano a te ma non c'è altro. Una minuscola fitta di insofferenza, un impercettibile spleen che, nonostante tutto, non smuove abbastanza da potersi cercare. Non è neppure nostalgia, solo un'idea che rotola senza sorprese tra un po' di polvere e un refuso di tempo. E ti domandi se dimenticarsi è un gioco o un incanto. La risposta non va neppure cercata. Intanto vivi e ci pensi. Solo un poco, ogni tanto.

[foto by penguina-mica]

14 commenti:

  1. di contro mi fai pensare che se è vero che amici e amori sono pezzetti di noi, perdendoli è come se diventassimo sempre più scarni.
    eppure a me non pare.
    che sia che siamo una fonte inesauribile di diversità, tanto che a perderne un tot è uguale?
    o sarà che quello che riconosciamo di noi attraverso gli altri è qualcosa che 'è meglio perderlo che trovarlo'?
    (finale 'cinico', lo so, ma me lo hai offerto su un vassoio d'argento:)

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    1. Non so se perdendo persone si diventa più scarni. Sinceramente non credo. Non più di tanto, insomma. Forse perché se da una parte c'è qualcuno che si perde, dall'altra c'è qualcuno che arriva e occupa nuovo spazio.

      Poi: perdere ciò che non ci piace di noi, esattamente quello che vediamo in un altro individuo (così spesso pretende la vita) immagino sia una conquista, alla fine.
      Magari te ne accorgi col tempo, ma rimane una conquista.

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  2. a volte è così che deve andare, certe cose si apprezzano proprio quando sono distanti

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    1. Una regola classica (un po' banale ma reale) è che si apprezza qualcosa o qualcuno quando non c'è più. Intendevi questo?

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    2. non saprei se sia per una questione di regole classiche, però quando in passato mi è capitato di 'recuperare' persone perdute ... non era la stessa cosa, una magia finita.

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    3. Capisco cosa intendi.
      E' una sensazione che ho provato anche io. Infatti penso che se due persone si perdono è perché non era più il caso che fossero vicine.

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  3. Spleen è la parola che meglio esprime questo sentor di assenza.
    È un'assenza-presenza comunque, se consideri che a tuo giudizio, a tua necessità o solo curiosità (che sarà di lei adesso?)ti riappare dinnanzi agli occhi "intatta nel suo splendore giovanile" la persona che vuoi ricordare. Non deve essere necessariamente nostalgia: a volte è solo volersi crogiolare nei ricordi. A me succede.

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    1. Oh, succede anche a me. E credo succeda a tutti.
      Ricordare facce, voci, situazioni e persone che, non si sa poi nemmeno bene perché, sono ormai lontane, non più alla nostra portata. E (mi) capita di pensare a loro: cosa fanno ora, cosa sono diventate, come vivono, cosa pensano, che faccia hanno...

      Un piccolo spleen, certo. Qualcosa di amaro, inspiegabile, ma nemmeno troppo doloroso.

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  4. ma infatti, dove vanno a cacciarsi?

    hanabeldirà

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  5. A volte tendiamo a "collezionare persone", a tenercele dentro un po' per gioco e un po' per noia. Poi quel poco che ci univa evapora, e allora dimenticare, andare oltre senza risentimento, è un'occasione per aprirsi a esperienza nuove, magari con più valore. E' tutto un divenire...

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    1. Andare oltre è necessario. Col tempo si impara a farlo anche senza risentimento. Ma si deve essere forti o solo indifferenti.

      Hai ragione: siamo un eterno divenire. Per questo perdiamo o ci perdiamo.

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  6. le persone si perdono come le cose
    già.
    però.
    mi accorgo che ho perso delle cose di cui ancora mi rammarico, cosa che non sempre mi capita con le persone!

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    1. Cinica! Quasi come la teti!
      Sorrido...
      Perché so che hai perfettamente ragione.

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