24 giugno 2013

Avrei voluto vivere di poesia

Avrei voluto vivere di poesia. Ma di poesia non si vive. Me lo hanno detto in tanti. Eppure da grande avrei voluto fare la poetessa. Ho scritto anni ed anni di versi. Qualcuno sopravvive nella mia carne, qualcuno è annegato nella persona sbagliata, qualcuno è incagliato in qualche anima, chissà quale. Il resto è andato. Non so dove né perché. Riprendo in mano quelle pagine, ogni tanto. Ci trovo pezzi di esistenza ed altre vite. Le annuso solo un po' per rintracciare un passato. Poi chiudo e so che quella me deve essere morta. Avrei voluto vivere di poesia. Ma di poesia non si vive.

[foto by ambrits]

12 commenti:

  1. Pensando alla pancia no, non si vive di poesia. Tra poco non si vivrà più nemmeno di letteratura visto che le case editrici nazionali si sono trasformate in intraprese commerciali esulando da quello che era e sarebbe dovuto rimanere uno dei compiti specifici, cioè la scoperta di talenti nuovi e il loro lancio.
    Però si deve vivere di poesia se si è poeti.
    Te l'ho detto diverse volte, in tempi non sospetti, che scrivi diverso, che vengo ad abbervarmi anche io al tuo torrente, che le tue sono espressioni che puoi trovare solamente in certi testi poetici. Non mi ipeterò adesso, rispettando la tua scelta.
    Solo un consiglio, o meglio una domanda: posti un paio di testi che hai scritto anni or sono?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molti editori fanno gli imprenditori, essenzialmente.
      Scoprono solo quei talenti che fanno tendenza, che possano vendere. Tutto qui.
      E la poesia non vende. E' questo il dramma. Per cui scrivo che "di poesia non si vive". E' così.

      Posterò qualche mia vecchia poesia. Ok?

      Elimina
  2. Riapprodo di nuovo qui, in questa oasi di pace. Dopo la grande tempesta sento il bisogno di abbandonarmi alle tue parole di quiete. Sono abbattuto e cambiato ma qualcuno scriveva che "ciò che non ci uccide ci rende più forti".
    Passerà, deve passare. La poesia e la lettura mi aiuteranno.
    Ti abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bentornato Veil!
      Mi fa piacere ritrovarti. Sono sicura che dopo un periodo pesante e faticoso, potrai tornare ad un ritmo più vivibile e sereno.

      La buona poesia e la buona letteratura aiutano sempre.

      Elimina
  3. E’ una storia antica. Carmina non dant panem, questo lamento attraversa i secoli immutato. Leggendo le biografie dei grandi si scoprono cose straordinarie, per esempio: il libro di poesie di Emily Brontë all’epoca in cui uscì vendette due copie. Oggidì ci si può consolare pensando che la poesia non può essere banalmente consumata, non è una merce, anche se letta mille volte, non si deteriora. Può essere vista dunque come una forma di resistenza al dilagare della mercificazione dell’esistente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' evidente che sei un poeta. Un poeta lucido e concreto, però. Perché non perdi il contatto con le cose che sono.

      Il fatto che il libro della Bronte abbia venduto due copie la dice lunga. Il tempo, però, le ha dato il successo che meritava. Ma sono certa che mille altri poeti meritevoli non hanno avuto la stessa fortuna.

      Elimina
  4. Pure io avrei voluto vivere di. Ma sono così testone, ma così testone, che vado avanti. Anche se so che non si vive di.

    RispondiElimina
  5. Però evidentemente se ne muore. Ciao Euri!

    RispondiElimina
  6. Di poesia si vive anche, ma, biblicamente, "non di sola poesia vive l'uomo". Ciò che soffoca i poeti, spesso, è dimenticarsi che fuori esiste un mondo che non può essere ricondotto sempre all'interiorità metrica.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I poeti non soffocano mai. Al massimo respirano male... sorrido.
      Di poesia non si vive. Di sola poesia non si vive. Differenze piccole ma abissali.

      Elimina