20 maggio 2013

Reperto rizomatico


Ci sono distanze che mordono. Non sono sulla carta, ma nella scelta di chi non fa scelte. Appaiono come labirinti confusi, incroci senza mistero né arte. Richiusi in mani inerti o in occhi nemmeno appoggiati. E' in quelle distanze che si scappa o si affonda. Limbi assordanti di silenzio, raccolte umide di labbra che possono solo essere ricordate.

Ho scritto queste parole diversi anni fa. Erano firmate con le mie iniziali (M.T.) e si trovavano tra le pagine di Rizoma, il mio primo, vecchio blog su Libero. Le ho ritrovate per caso, vagando attraverso il web. Rubate, scopiazzate e incollate da persone che non so in spazi che non avevo mai visto. Non m'importa poi molto, sinceramente. Ho persino riso di cuore nel notare che in una delle pagine in cui appare questo mio vecchio brevissimo scritto (che ricordavo a mala pena) è stato attribuito a Tahar Ben Jelloun. Spero che lo scrittore marocchino, che ho letto ed ammiro, non se ne abbia a male.

[foto by Azaleos]

6 commenti:

  1. in effetti, ho provato a copiare e incollare un paio di frasi su google e ho trovato alcuni blog di libero e di FB che hanno ripreso il brano tra il 2006 e il 2008... ironia della sorte ha voluto che il tema fosse del tutto adeguato al caso (o viceversa).
    l'interessante (a mio parere) è l'attimo in cui l'episodio emerge, i suoi collegamenti e le eventuali coincidenze, perché (id) sul resto c'è poco da dire e da fare. la rete è così! pesca e ributta in mare:)

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    1. Anche io ho fatto come te. Ho ritrovato alcune righe del testo e le ho copiate su Google. Sono rimasta un po' sorpresa nel ritrovarle lì.
      Loro hanno ri-buttato ed io ho ri-pescato.

      Persino divertente!

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  2. Pensa che una mia poesia su Rimbaud è stata ripubblicata su Facebook e attribuita al poeta francese. La cosa mi ha divertito. Senza contare gli articoli che mi hanno copiato! Io non dico nulla, lascio fare, un po’ mi disturba, lo confesso ma non più di tanto. E’ la rete. Si parla ormai da decenni della scomparsa dell’autore. Sarà questo?

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    1. Diversi dei post che scrivo su questo blog finiscono più o meno regolarmente su FB. Ma la persona che li pubblica sul suo profilo mi ha chiesto il permesso, almeno.

      Citare la fonte. Basterebbe questo. Magari un link all'originale, se possibile. In fondo non è difficilissimo, no?

      Siamo destinati a sparire come autori. Resteranno i nostri post, caro Ettore. Attribuiti a qualcun altro, però!

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  3. Del testo originale mi ha colpito la frase "Distanze che mordono...nella scelta di chi non fa scelte". È il dramma di tanti, di troppi che rinviano sistematicamente ogni tipo di scelta, ogni decisione. Il dramma consiste nel fatto che non si rendono conto del dramma.

    L'essere ricopiato non è un dramma, al contrario: significa che qualcosa di quel che hai scritto è stato percepito. Spesso però ci si accorge di essere stati copiati (non citati) a sproposito, a casaccio, per il senso opposto a quello che si era inteso scrivere. Questo non dico che sia drammatico, ma disdicevole.

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    1. Sono sincera: non ricordo neppure chi o cosa mi abbia ispirato quelle parole. Probabilmente una persona che si è lasciata spaventare da una distanza "geografica" ed ha preferito non fare alcuna scelta. Ed è questa la vera distanza, non quella "geografica": l'incapacità di decidere.

      Diciamo che l'essere scopiazzata da una parte mi fa piacere perché significa che ciò che scrivo viene gradito e condiviso, dall'altra mi fa arrabbiare perché viene del tutto ignorato che quelle parole vengono da me e non dal nulla o addirittura da Tahar Ben Jelloun!

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