15 maggio 2013

Oggi va che non mi va

Oggi va che non mi va. Mi sento bassa come questo cielo stanco. Opaca come il bicchiere sporco che ho lasciato nel lavandino. Non provo neppure a far finta di seguire un pensiero. Le solite cose aspettano ma temo che aspetteranno invano, oggi. Perché oggi va che non mi va. E capita. Neppure questo post verrà fuori come al solito, d'altro canto non ho molto da dire e pochissima voglia di dirlo. Non so dare un nome a questa sensazione di nulla. Potrei chiamarla ovatta o gelatina o bava o nebbia. Giusto per darle un'immagine. Ma poi mi accorgo che non m'importa granché.

[foto by LePianiste]

27 commenti:

  1. Io la chiamo melassa. Mi capita un giorno sì e uno quasi. Mi giro intorno, nel senso che giro intorno a me stesso, senza avere la più pallida idea di casa fare, di dove andare a parare. Niente fantasia, che mi abbandona in gran fretta, niente voglia di lavorare, solo una gran voglia di non far niente.
    Dovrebbe essere una sindrome generica, invece temo che sia la prima avvisaglia di una depressione, che non prende solo le donne ma tutti, anche i bambini.
    Che fare? Aspettare che venga sera, dormirci sopra e sperare che domani...sia veramente un altro giorno.

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    1. Ci sono giorni, come questo, in cui le energie sono ridotte al minimo. Si va avanti per inerzia. Non so se sia depressione, stanchezza, noia, inedia. Mah!

      Passerà, caro Vincenzo.

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  2. A me questo post è piaciuto. E' sincero.

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    1. Niente di particolare, je. E' che oggi non sono riuscita ad ingranare. E dura ancora.

      Magari è solo influenza!
      Per ora ho mal di gola...

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    2. Spero che non sia influenza, Euri. Anche se forse è normale, in questa stagione che sembra un eterno autunno piovoso.

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    3. Raffreddore, je. Raffreddore.
      Eh... pazienza.
      Tra l'età e la salute, altro che autunno!

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  3. iI termine bava mi ha ricordato le lumache. Sono trascorsi secoli dall'ultima volta che andai nei boschi a cercarle per poi farle spurgare, cucinarle e mangiare. Cucinate sì invece, in autunno, ma erano surgelate, e solo per mia cugina.

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    1. Infatti la giornata di cui parlo (ieri) era esattamente così: bavosa e lenta. Proprio come una lumaca. Per questo ho scelto la foto che vedi.

      Non riesco proprio a capire come si possano mangiare le lumache. Per me sono un alimento tabù. Per me è come mangiare un gatto, un topo o un cavallo. Lo so che si mangiano anche gatti, topi e cavalli. Ma preferirei che non si mangiassero.

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    2. Sono vegetariano, con un passato vegano, e allora non mangio più queste cose però ho mangiato in passato e più volte anche rane, asino, cavallo, il gatto 1 volta a tradimento, cavallette, formiche, vari tipi di scarafaggi.

      :)

      le lumache sono una vera prelibatezza, quando i miei nonni avevano l'albergo le cucinavano sempre in vari modi. anche le famose escargot che mio nonno aveva imparato a cucinare dalla madre un francese amico di mio padre.

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    3. dimenticavo (aumento il disagio) che provengo da una famiglia che mangia gli animali interamente, intendo tutto ciò che compone un animale. a milano poi il vero risotto alla milanese è col midollo che però crea una specie di patina in bocca.

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    4. Neanche io mangio carne.
      Ma anche quando la mangiavo non ho mai osato mangiare asini né insetti né cavalli né gatti.
      Santapace!

      Comunque un tempo gli animali si mangiavano tutti-tutti. Penso al maiale. Ho nella testa i racconti della mia nonna: il maiale si ammazzava in casa, d'inverno pieno, ed era una gran festa!

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    5. Ma non soltanto un tempo, i miei genitori ma anche mia sorella e altre persone che conosco continuano a mangiarle tutte tutte. fino alle medie assistetti parecchie volte all'uccisione di animali per scopi culinari.

      poi sul mangiare tipi di animali è solo una questione culturale.

      sorrido ma continuo a pensare che un maiale sia più affettuoso e intelligente di un cavallo. basta conoscerli.

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  4. Lavorare in fonderia è peggio.
    La differenza è che una giornata "no" passa, lavorare in fonderia, spesso, no.

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  5. Hai ragione, Euridice in fonderia! Così la smette di leggere libri che non hanno connessione uno con l'altro; cosa che se mi facesse impazzire, mi farebbe impazzire, ma che ormai ho appreso a tollerare.
    Insomma, lo sai Isilbrando, la tentazione di una crasi è fortissima, che hai scritto una cazzata, sì?
    Saluti carissimi.

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    1. Lo so che oramai ti sei rassegnato ai miei salti librari senza senso. Leggo quello che mi ispira al momento o quello che devo leggere per obblighi "critici".

      Ora non infierire di nuovo contro Sciarconazzi!

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    2. Hai obblighi critici? Mi incuriosisce.
      Io sto leggendo la monumentale Della grammatologia di Derrida. Testo grandioso.
      Maddai, la foto, noto con piacere che hai sempre la faccia!
      Io, ovvio, sono sempre bellissimo, ma con i capelli cortissimi.
      Sti cazzi? Sì, hai ragione.

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    3. Eh sì. Ho degli obblighi "critici". Lo so che lo sai ma che vuoi fare il simpaticone!

      Tu leggi Derrida? Non mi sorprende. Io non saprei neppure da dove iniziare...

      Ho sempre una faccia e se clicchi su "Mia Euridice" si vede anche meglio.

      Tu, ovvio, sei sempre modestissimo. Eppure coi capelli cortissimi non riesco ad immaginarti. Farò un piccolo sforzo.
      I miei capelli sono più lunghi, invece. Non li taglio praticamente mai.

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  6. Ti stupisci che legga Derrida? Diciamo che mi ci sono immerso da qualche periodo. Ho appena terminato Della grammatologia. Sai come devi iniziare? Dalla prima pagina e vai avanti. In realtà c'è un'ottima introduzione di Carlo Sini su you tube, sulla fenomenologia e Derrida. Insomma: un buon inizio.
    In realtà mi "serve" per un lavoro sulla destrutturazione del soggetto.
    Sì, i capelli sono cortissimi, tipo militare. I tuoi capelli li rammento ingestibili, ma, ehi, non è anche quello parte del tuo fascino? :-). Saluti.

    P.S.: Davvero non sapevo che fossero degli "obblighi" critici, davvero.

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    1. No, nessuno stupore. Non mi aspetto nulla di meno da te.

      So che si inizia dalla prima pagina. I libri li leggo prevalentemente così. I giornali e le riviste no: inizio sempre dalla fine.

      Stai lavorando? Alla destrutturazione del soggetto? Benissimo! Purché si lavori!

      I miei capelli sono sempre i soliti. Più lunghi ma sempre i soliti.

      I miei "obblighi critici" derivano da Lankelot. Gli editori mi inviano i loro libri ed io li recensisco. Abbastanza normale.

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  7. No, non così normale. Interessante, davvero. Addirittura ti inviano i loro libri gli editori. Ecco perché vedo sempre libri che fanno ciocca per brocca uno con l'altro :-).
    No, lavoro, quella dello studio è una passione, anche qualcosa di più. Sono giunto anch'io al lavoro: ho solo fatto il giro lungo.
    Saluti.

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    1. Sì, funziona così da diverso tempo ormai. Mi contattano gli editori (piccoli e medi, per carità), mi propongono le loro uscite più recenti e mi domandano se posso recensirle. Anche per questo leggo in maniera caotica.

      Lavori. Sono davvero tanto, tanto felice per te. Benissimo così. Continui a studiare. Anche questo è perfetto. Sei diventato grande! Sorrido...

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  8. Sei tanto, tanto felice per me? Come faccio a credere convincente il tuo cinismo blogghigo poi? Perché lo so che sei sincera. Ti ringrazio, sei moto gentile.
    Una curiosità: ma tu portavi gli occhiali, giusto? Non avevi le lenti a contatto, o dico una scemenza? Solo una curiosità, porta pazienza.
    Comunque sì, lo studio per me è imprescindibile; il lavoro, quando lo trovo - pensa ora sono in un codacons - cerco di costruirlo intorno allo studio. È la ricerca caracà :-).
    Ma mi leggi anche se scrivo in questo post "vecchio"? Saluti.

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    1. Sì, sono "moto" gentile... e anche un po' cinica. In ogni caso è vero: sono felice per te. Non dovrei?
      Lo sono, confermo.

      Uso regolarmente le lenti a contatto ora. Gli occhiali li lascio quando sono in casa o in altre poche occasioni. Mi trovo bene anche così: pecco di vanità!

      Sei nel codacons? Tu che difendi i diritti dei consumatori? Non ci credo! Non è possibile! E con la tua misantropia come fai?

      Sì, ti leggo anche se scrivi nel vecchio post.

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  9. Eh eh, hai ragione, neppure io mi ci vedo un granché. Diciamo che è una sperimentazione filosofica, il lavoro in generale lo è.
    Per altro pensavo di proporre quell'aforisma cioraniano come motto codacons: "Mi basta sentire qualcuno parlare sinceramente di ideale, di avvenire, di filosofia, sentirlo dire "noi" con tono risoluto, invocare gli "altri" e ritenersene l'interprete, perché io lo consideri mio nemico".
    Comunque è piuttosto divertente lavorare in questi contesti "sociali": i volontari che si incontrano spiccano per rara cattiveria, delle ragazze che lavorano con me come segretarie ti lascio immaginare la sintassi e per finire il presidente si crede davvero il presidente. Insomma, per dirla con Lacan: "Se un uomo che si crede re è un pazzo, un re che si crede un re non lo è da meno". Come potrai ben immaginare io risulto quello strano, di nero vestito, che non partecipa con troppo entusiasmo. Ma so scrivere bene le lettere di reclamo, e quindi mi tollerano :-). Saluti.

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    1. Sarei davvero felice di assistere a qualche episodio lavorativo in cui sei coinvolto. Non oso immaginare le occhiatacce che ti rivolgono gli altri!

      Però credo che sia divertente. Tutto sommato...

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