16 maggio 2013

Lettrice con le rughe

Lo senti fin dal principio, ben prima di appoggiare gli occhi sulle righe iniziali. L'intuito da lettrice con le rughe lo sa ed avvisa: questo libro non ti piacerà. E infatti non mi piace. La lettrice che sono, però, sa anche che per capire il buono bisogna, di tanto in tanto, passare per il mediocre o, peggio, per il pessimo. Infatti attraverso queste pagine come fossi un corvo in volo. La letteratura è un'altra cosa, mi dico. E la discreta narrativa pure. Continuo a pensare che ci sia troppa gente che scrive convinta di saperlo fare. Basterebbe smettere e limitarsi ad aprirli e leggerli, i libri.

[foto by MartinStranka]

22 commenti:

  1. Capita anche a me: mi giro e rigiro la copertina del libro tra le mani e mi dico che non pi piacerà. Poi penso che sia becera invidia per chi è riuscito a farsi pubblicare da un grosso editore e mi sento meschino. Attacco a leggere e naturalmente l'intuizione a pelle si rivela esatta.
    Ricordo quando lessi -con immensa fatica- "La solitudine dei numeri primi". Alla fine mi rimase solamente un gran bel titolo.
    Un libro premiato con lo Strega e col Campiello!

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    1. Non mi fanno invidia, questi autori.
      Avranno pure avuto la fortuna di essere pubblicati da editori importanti, ma la robaccia rimane robaccia.
      Di libri non ne ho scritti e, per un bel pezzo, credo che non ne scriverò.

      Ho letto anche io il libro di Paolo Giordano, al tempo. Alla fine ho pensato: "Un po' troppo fumo e poco arrosto".
      Ma gli editori cercano giovani da lanciare e montano un bel meccanismo per vendere il più possibile.

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  2. Da non scrittore penso che il problema non siano gli scrittori, pessimi o mediocri che siano, ma gli editori che li pubblicano. Pubblicare una schifezza deprime l'arte e ancor di più i veri artisti.

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    1. La tua considerazione è vera.
      Pubblicare, oggi come oggi, non è poi tanto difficile. Basta tentare qualunque editore e, nell'arco di qualche tempo, si approda da qualche parte.
      Che poi i libri siano di pessima qualità, che le edizioni siano scadenti, che non ci sia alcun lavoro editoriale passa in secondo piano.
      Gli scrittori hanno voglia di nutrire il proprio ego, gli editori li convincono che sanno scrivere per poter vendere qualcosa!

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  3. Concordo coi due precedenti commenti. E se aggiungessi altro, sarebbero parolacce...

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  4. È appunto perché, come in tutto, ci sono termini di paragone che apprezziamo il buono e il bello rispetto al cattivo e al brutto.

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    1. La filosofia del doppio.
      Non si può apprezzare nulla, se non si conosce il suo contrario.

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  5. Tendenzialmente - senza presunzione - quando scelgo un libro "sconosciuto", apro nel mezzo e leggo qualche riga per capire lo "stile". Al limite ripeto l'operazione a casaccio.
    Poi scelgo "ad orecchio".
    Penso che la qualità di un libro (e di una narrazione) sia soprattutto il modo, la scelta dei termini e il taglio ritmico.
    Per contro, pessimi autori pubblicano perché l'editore ritiene (non si capisce spesso in base a quale alchimia rincoglionoide) che l'autore è "vendibile".
    La qualità spesso non paga. E ciò vale anche per la musica e il cinema, tanto per citare altri due ambiti creativi.

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    1. A volte cerco volontariamente libri di sconosciuti. Quasi a caso. Mi lascio ispirare da un titolo o da una copertina o da qualche altro dettaglio.

      Gli editori, come ho scritto sopra, devono vendere. Non fanno beneficenza e non sono dei mecenati. Devono guadagnare e si inventano di tutto per riuscirci.
      Ovviamente non hanno torto pieno, ma forse dovrebbero ricordare che pubblicano libri, non vendono banane (nel qual caso sarebbero fruttivendoli!)

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  6. Capisco bene quello che intendi. Ormai ho sviluppato anch’io un intuito di questo genere. So bene quando un libro mi piacerà e quando invece non è il caso di leggerlo. Bastano in genere pochi secondi. E’ una questione d’istinto, più che una riflessione. Ogni tanto, però, leggo libri che so già non mi piaceranno, perché ritengo sia necessario testarsi anche su questo punto. Spesso, però, non li finisco.

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    1. Esatto Ettore!
      Non ci sono molti sensi coinvolti. E' pura questione di impulso, di percezione. Certi libri non devo sbirciarli o leggerli in frammenti. Capisco "a pelle" che non fanno per me.

      A me capita di dover leggere anche libri che so non piacermi: devo recensirli e... mi tocca!

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  7. Pare che in Italia si stampino intorno ai 40 libri al giorno. Io, per leggerne uno, ci impiego 15 giorni. Ho deciso di non leggere più libri di nuovi autori e ritorno ai classici che non tradiscono mai.
    Ho risolto così il problema.

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    1. Solo 40? Pensavo peggio.
      Ciò che viene pubblicato, nella sola Italia, non può trovare molti lettori perché, banalmente, gli italiani leggono pochissimo.
      Ecco perché sarebbe opportuno, vista la realtà dei fatti, mettere da parte la penna o il PC e decidere di leggere qualche buon libro (perfetti i classici!).

      Non mi fido affatto di chi scrive ma ammette di leggere poco o leggere schifezze.

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    1. Di nessuno in particolare, ma di diversi libri che leggo o che ho letto.
      Ce ne sono tanti, silvia.

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  9. qual è l'ultimo della serie "I don't like", ad esempio?
    e l'ultimo "ilike"?

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    1. Oddio tutto ciò mi ricorda FB e mi dà i brividi!
      Comunque, dalle mie parti c'è un proverbio: si dice il peccato e non il peccatore. Per cui non ti dirò qual è il libro che non mi piace.
      Posso però dirti che, di recente, grazie alla casa editrice Socrates, che ha pubblicato "Folli i miei passi" e me ne ha inviato una copia digitale per una recensione, ho scoperto uno scrittore davvero notevole. Si chiama Christian Bobin.
      Lo consiglio a tutti!

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    2. Non uso FB e non ne conosco il linguaggio, d'altra parte quando la sottoscritta ha cominciato a usare I like e il suo contrario Zuckerberg non era ancora nato :)
      secondo me non c'è niente di male a parlare di libri che non ci sono piaciuti, ma tant'è.

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    3. Mi piace o Non mi piace è molto facebookiano!
      Me lo hai ricordato... non sapevo che lo usassi prima del sig. Zuck.

      No, non c'è niente di male. Ma preferisco non dirlo!

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  10. Ci credi che non riesco più ad apprezzare un moderno da quando ho cominciato ad amare i classici?
    E ci ho provato eh, a leggerne qualcuno di questi iperpompati dai media, pur avvertendo la vocina interiore che mi diceva: "Lascia perdere!". Niente da fare, aveva ragione la vocina.
    Ora godo con "I miserabili" e per fortuna che è lunghissimo.

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    1. Io invece mi sposto un po' dove capita. Classici, contemporanei... insomma faccio molta confusione.

      Degli "iperpompati dai media" cerco di farne a meno sempre. E mi trovo benissimo, caro MatteoG!

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