2 maggio 2013

Le risposte difettose

"Che cos'ho di sbagliato?". Nulla, ti dico. Avverto però l'amarezza difettosa di una risposta che non può bastare. Perché è intrisa di quella retorica che neppure un'amicizia ragazzina ed insolente sa evitare del tutto. Non c'è nulla di veramente sbagliato in te e lo sappiamo entrambe. Qualche paragone e altre schegge di vita sono sufficienti a fare un po' di luce. Eppure questa solitudine mortifica il tuo sentirti donna. Non essere mai amata a sufficienza, oltre l'essere bella, diviene un flagello che non vuoi più sopportare. Non c'è fatalità che tenga né coincidenze su cui puntare. Vuoi una colpa a tutti i costi ma non funziona così. Non con gli uomini.

[foto by karrr]

30 commenti:

  1. Una domanda che solo uomini deboli si pongono; una domanda che solo donne forti si pongono. Guarda tu da che cosa si evince che i nostri due pianeti sono contrari e opposti nel nostro sistema solare. Anche da questo, cioè, perché gli elementi che evicenziano le diversità sono tantisimi, troppi.
    I complessi di colpa connaturati al proprio stato di donna li conosco, purtroppo: ho due figlie femmine, campionesse di masochismo e tendenzialmente propense ad assumersi ogni colpa in caso di scarso successo col maschio, sia esso un marito, un amico o un figlio.
    Mi si è prosciugata la lingua per il troppo dir loro: manda a quel paese il tuo complesso di colpa, e soprattutto mandaci il maschio di turno, senza provare a spiegargli il perché, tanto non lo capirebbe mai.

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    1. Sinceramente vedo e sento molte donne (anche la sottoscritta) che tendono sempre, soprattutto quando una storia finisce o quando il tizio di turno si dilegua senza troppe spiegazioni, cercare in se stesse una colpa, una mancanza.
      Spiegare che non ce ne sono o non possono essercene è molto difficile. Però l'amarezza è tanta.

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  2. Sono vuoti di comunicazione. Si possono riempire o è meglio lasciarli così?

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    1. Non so, Alberto.
      Per certi versi sarebbe meglio riempirli: giusto per sapere.
      Per certi versi è meglio che restino come sono.

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  3. "Non essere mai amata a sufficienza".
    E quanto è "a sufficienza"?

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    1. Almeno quanto tu ami.

      Isilbrando???

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    2. Ma quanto io amo è sufficiente?
      E poi, siamo sicuri che l'amorometro è ben tarato?

      Sì, sono Isilbrando Sciarconazzi (anche Sciarconazzi di Digiland quando commento non loggato).

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    3. Non so se quanto tu ami sia sufficiente.
      Lo è?
      Il dramma della mia amica è che lei ama parecchio, almeno ci crede, ma non viene ricambiata allo stesso modo. Insomma: lei dà molto ma riceve pochissimo.

      Amorometro? Interessante.

      Sì, Sciarconazzi era noto. Isilbrando meno, ma ora tutto è chiaro.

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    4. Guarda che l'affermazione "almeno quanto tu ami" era tua, non mia.

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    5. E la domanda "Ma quanto io amo è sufficiente?" è tua.
      Una domanda a cui saprai rispondere da te. Io non posso.

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  4. cercare colpe a tutti i costi che facciano da alibi. Ma - almeno secondo me , non c'è alibi che tenga se dopo l'innamoramento non subentra la decisione di amare. necessariamente.

    hanabeldirà

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    1. Hai ragione hanabel. La ricerca di una colpa a tutti i costi serve a dare o a darsi almeno un alibi. E' un peccato che compiono molte donne, da quello che ho visto e vissuto.

      L'innamoramento è la parte più bella dell'amore. Amare è un'altra cosa. Ma ho la sensazione che molti uomini (e anche diverse donne) non riescano a capire la differenza e a non fare il "salto di qualità".

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    2. Mia_Euri, per qualche tempo, ricercavo nelle persone esattamente quello che rifuggivo dalle precedenti, solo per confermare a me stessa, che si, non c'era dubbio, ero sbagliata. Riconfermare la mia colpa, e farlo diventare un alibi. Poi ho iniziato a riconoscermi, e ho iniziato a riconoscere gli altri, senza barriere o schemi preconfezionati. E finalmente ho imparato a vivere l'innamoramento e a decidere di amare.

      hanabeldirà

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  5. Ma questi sono solo stereotipi. Anche i commenti spesso lo sono tranne quello di Sciarconazzi.
    Possibile che non si tenti di ragionare d'amore senza usare luoghi comuni comel'uomo forte, la donna debole, ciò che mi aspetto e ti aspetti, il maschio che non capisce mai abbastanza e la femmina che si strugge in tale incomprensione?

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    1. Te beato che sei immune da qualsiasi stereotipo. Ma, vedi caso, ragionar d'amore è il massimo dello stereotipo, perché l'amore non è mai ragionamento: è impulso, è voglia, è istinto, è tutto meno che ragionamento.

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    2. La mia amica non è una donna debole, ma è una donna stanca e ferita. E l'uomo non è forte, è solo vigliacco. Scappa.

      Probabilmente si tratta di uno stereotipo. Può darsi anche che sia solo una delle realtà possibili. Ci hai pensato, enzorasi?

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    3. Certo, ci ho pensato mia_euridice ma... l'uomo di cui scrivi è un uomo in generale o l'uomo in particolare della tua amica? Perchè non si evince dalla tua risposta.
      Nel primo caso si tratterebbe del campione mondiale degli stereotipi di cui parlavo prima. Nel secondo caso invece di "una delle realtà possibili". Credo sia meglio precisare.

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    4. Sto parlando di almeno un paio di uomini della mia amica. Gli ultimi due che ha frequentato e coi quali pensava (sperava?) di avere una relazione stabile.

      Sufficientemente precisa?

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    5. Sì, direi accettabile precisione.
      Piccola notazione: le persone molto intelligenti e colte ( uomini e donne) difficilmente riescono ad avere relazioni stabili. Secondo il mio stereotipo sono destinati a restare soli. Ciao

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    6. Sorrido...
      La tua piccola notazione mi sembra piuttosto "stereotipata". Non è affatto vero che le persone colte ed intelligenti siano destinate a rimanere sole. Dipende da loro e dalla loro intelligenza: se sanno riconoscere la persona giusta se la tengono stretta. Forse mettono in discussione i loro sentimenti in maniera più profonda e sentita di molti altri, ma sanno vivere relazioni stabili come tutti.

      Fidati!

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    7. Terro' il pc spento fino a domani, scrivere con l' iPhone e' troppo complicato. Tutto questo, il post e I commenti, merita una riposta approfondita anche perche' tu non puoi non sapere chi e' questo blogger che ti parla e, in parte, quale idea lo muove.

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  6. @IACOPONI- Non capisco da dove si evinca che io sia immune da qualsiasi stereotipo. Sull'amore tra l'altro la penso esattamente come te; i luoghi comuni li conosco bene per averli frequentati spesso. Per questo mi infastiscono su certi palcoscenici e in determinati contesti. Ciao

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  7. Se non mi esprimo in prima persona non significa non stia parlando di me, enzorasi; e rimanere criptica (probabilmente arrivando a pochi e peccando di banalità, senza fare evincere quello che vuoi sentirti dire),è una mia scelta che va oltre quelle quattro mura del luogo comune.

    hanabeldirà

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    1. Cara hana che dici bene, vedi sei caduta nella trappola più banale dei blog: tutta presa dal TUO filo logico hai perso di vista l'insieme sia del post che dei commenti relativi. Poi, scusa, non capisco perchè punti direttamente su di me!
      Che centro io? Non so chi sia tu ( veramente qui nessuno sa nulla dell'altro), non sapevo che la donna in questione fossi tu ( mi spiegherai perchè ti sei palesata così)...vuoi sapere una cosa? Sono veramente stufo di tutto e particolarmente di queste pseudo discussioni in cui, purtroppo, ho anch'io la mia responsabilità,
      Che ognuno si tenga stretta la propria opinione sugli uomi ni e le donne, sugli amori e sul sesso, sui lasciamenti e sugli innamoramenti e che ognuno li racconti ai suoi sodali come più gli aggrada. Passa una buona serata hana che dici bene e sei pure cripitica,

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    2. La domanda regina è: cosa si viene a fare su blog, o meglio, perché si offrono i propri commenti su un blog?Non per amore di polemica, è il mio caso, ma per voglia di dire, cioè di esistere in qualche modo.
      Se ne ha il diritto? Certamente, se l'autore del blog te lo concede.

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    3. Iacoponi tu hai proposto veramente quel che si deve proporre, il senso profondo dello scrivere su un blog
      ( perchè anche commentare è scrivere). E' una strada difficile, infida a volte, interloquire uscire cioè dal proprio mondo per approcciarne un altro non è mai stato semplice; anche il fatto di dover in ogni caso passare attraverso il permesso del padrone di casa è un ostacolo, dovuto ma ostacolo, alla libertà e genuinità della discussione. Tu dici che è un diritto condizionato, io aggiungerei che è un dovere e spesso un'utopia.

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    4. Enzorasi ci sono molte verità in ciò che scrivi: commentare è scrivere, infatti, cioè tradurre in parole il tuo pensiero. Io lo faccio da una vita e non saprei fare altro.
      Uscire dal proprio mondo per entrare in altri mondi è difficilissimo, se si cerca di non prevaricare il pensiero altrui, ma solo di "interloquire". Il difficile è essere capiti -e qui bisogna essere intelligenti entrambi, e mi pare che con te ci siamo- e accettati anche dal padrone di casa.
      Questo io però non lo vedo come un ostacolo, piuttosto come un binario sul quale lasciare viaggiare le proprie idee, una traccia da seguire, che aiuta a correggere quelle sbavature che inesorabilmente scapparebbero fuori se si potesse scrivere in assoluta libertà.
      Giusto: è un diritto ma anche un dovere, essere se stessi. Non è così difficile, almeno non utopico, solo se si ha il coraggio di credere in se stessi e nella bontà delle proprie idee.
      Buona giornata a te e alla nostra comune amica, che ci consente questo dialogare.

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  8. @ MIA EURIDICE
    Il motivo che mi ha spinto nelle 2 ultime settimane a tornare qui non è piacevole, non è nemmeno nato da uno spirito positivo di confronto e dialogo: io sono entrato varie volte per trovare una breccia, un errore sufficiente a ripagarti del gesto-commento acido e gratuito che mi hai regalato altrove. Non sono abituato a nascondermi dietro un dito, per indole , credo tu l’abbia capito, vado diritto sull’obiettivo e finisca come finisca. Questo era il mio intento e così te lo dichiaro però…all’ interno di questo post mediocre ( hai fatto molto di meglio) ho trovato una discussione molto più interessante e degna. E mi ci sono immerso. Forse un giorno capirai di aver maltrattato scioccamente un signore civile e alfabetizzato.
    Qui come talvolta accade ci sono almeno 2 post, il tuo iniziale e un altro in divenire di argomento diverso ma scritto meglio; a te non si può negare lo stimolo iniziale e l’ospitalità attenta.
    Non ho cambiato opinione su noi due e su quel commento, per farlo dovrei trovare qualcosa nel tuo atteggiamento virtuale e in ciò che scrivi che mi convinca nell’intimo, che mi faccia ravvedere e pensare che non sei la donna saputella e arrogante che pontifica dall’alto di una sua presunta superiorità intellettuale, sintattica e grammaticale. Questo post non ha quel tipo di caratteristiche. E’ molto difficile che nei blog si crei quel tipo di atmosfera degna e superiore di discussioni realmente costruttive ( lo dico anche per me); un esempio perfetto sono le parole dell’anonima Hana bel che sono come un corpo incluso dentro l’anima di questo post e lo imbruttiscono. Per tale motivo ho deciso di uscire dai blog comunente intesi e di chiudere qualsiasi tipo di commento pubblico. Perdo sicuramente qualcosa ma non sono più capace di costruire altro.
    Euridice, qualsiasi situazione analizzata in ambito statistico diventa giocoforza uno stereotipo: dipende solo dall’ampiezza della statistica definirne il valore generale. Sulla mia affermazione relativa ai legami sentimentali fra persone colte e intelligenti sono il primo a ritenerla un luogo comune e l’ho premesso già nel mio commento, tu arrivi buona ultima a ribadirlo. Nessuno può venire a capo di questa logica mentale che ci fa giudicare il mondo attorno a noi, nemmeno il relativismo più spinto: l’unica cosa che possiamo fare e cercare di abbracciare il maggior numero possibile di casi e guardarli con umana pietà.
    Tornerò a leggere qui, hai una indiscutibile bravura a scrivere in modo sintetico e penetrante. E’ anche il tuo limite ma chi non ne ha?

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  9. (scusami mia_euridice) ;)

    hanabeldirà

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