18 marzo 2013

Tiziano

Tiziano ti paralizza da subito. Il suo San Lorenzo, ad accogliere, è un colpo al cuore. Ed è così che si inizia il viaggio romano tra i suoi dipinti. Far bene alla propria anima implica anche questo, secondo me. Il suo volto di vecchio dagli occhi acutissimi ed attenti non ha eguali. Il tempo del suo pennello lo ha reso un piccolo dio e ne ha tutti i meriti. Passo ed osservo i suoi santi e le crocifissioni, papi, dogi, re, signori, Flora, la Bella e quella pausa d'incanto del Concerto interrotto. La maturità lo rende moderno, è evidente. Le sue tinte si fanno grumo e materia lucente: è potentissimo. Ed il mio cuore, poi, non è esattamente lo stesso.

[foto dal web]

6 commenti:

  1. Tiziano è stato il mito della mia gioventù, e la fonte di riflessioni del dopo gioventù, che ancora oggi dura.
    L'ho guardato da spettatote del miracolo quotidiano che dà l'osservazione della sua pittura, che ti sembra sempre diversa, l'ho osservato da pittore per cercarne i segreti tecnici.
    Il più grande segreto che Tiziano nasconde è che non ha segreti: intinge il pennello nel colore e distende il colore con pennellate lunghe, sicure, anche in età avanzata, quando la mano a volte trema. Gli ultimi quadri sono di una semplicità realizzativa che sbalordisce, tra l'altro era veloce nel dipingere, quasi quanto un pittore moderno.
    A proposito di tremore della mano. Si dice che nei pittori, in certi pittori, il tremore scompaia miracolosamente quando agiscono con un pennello su una tela, come fanno i balbuzienti quando cantano. Esempio di questo Enrico Caruso, che balbettava un po', ma quando cantava certo no.

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    1. Sai Vincenzo, quando stavo entrando alle Scuderie, salendo i larghi e bassi gradini che conducono alle sale, ho pensato che anche a te sarebbe piaciuto essere lì.
      Ho pensato che a un pittore (e tu sei anche pittore!) non può non commuovere l'ingresso in un piccolo mondo come quello di una mostra. E di Tiziano, tra l'altro.

      Tiziano è un artista magnifico. Ho osservato tutto ciò che ho potuto, durante la mostra. Eppure l'emozione e la forza dei suoi ultimi dipinti non hanno eguali. Alla fine, da quello che ho letto, usava le dita per dipingere e non i pennelli. Una passione del genere traspare anche dall'autoritratto che ho scelto nella foto. Osserva quella collana e i bianchi della sua camicia...

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    2. Dio solo sa se avrei voluto esserci! Per Tiziano si commuovono anche i sassi, anche quelli che non hanno mai tentato di colorare un pezzo di carta, figuriamoci chi dalla pittura prende una ragione di vita come me.
      Nei suoi ultimi dipinti Tiziano è più moderno dei moderni, per la possanza dei sentimenti che trasuda da ogni suo gesto pittorico. Ho letto anche io che alla fine della sua vita usasse le dita, anche perché era quasi cieco. Da pittore posso capirlo: la massima aspirazione di un pittore è mescolarsi alla materia che sta dipingendo, entrare nel quadro anima e corpo, e il contatto diretto del colore sui polpastrelli e sul palmo della mano (l'ho fatto in alcuni miei quadri, ho spalmato colore usando la mano messa a cucchiaio, è un sensazione irripetibile e unica)ti dà l'impressione di essere tu il quadro di te stesso, tu i tuoi colori, e di rimanere per sempre circoscritto in una tela all'infinito.
      I bianchi della camicia: è famoso per il suo rosso, ma i bianchi sono unici, e il bianco, credimi, è un colore difficile da mesticare, soprattutto quello di titanio.
      Ti invidio Maria per aver salito quei larghi e bassi gradini.

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    3. Vincenzo, questa mostra è visitabile fino al 16 giugno. Potresti organizzare un viaggetto in Italia e approfittarne.
      Perché no?!

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  2. E' molto bello, davvero.
    Lo sguardo è realistico, sembra dubbioso, ma allo stesso tempo scrutatorio.

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    1. Ci sono due autoritratti nella mostra. Uno si trova nella prima sala, l'altro alla fine. Quello che ho postato è l'ultimo, quello dipinto più tardi.
      A me ha dato la sensazione di uno sguardo concentrato e saggio.

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