10 gennaio 2013

Non possiamo espiare per tutta la vita la stupidità della politica (*)

Non possiamo espiare per tutta la vita la stupidità della politica che non ci ha mai dato nulla limitandosi invece a prendere sempre.
Stefan Zweig

Non so voi ma io sono già sfinita. Al 24 e 25 febbraio non manca molto. Ma nemmeno tanto poco. Eppure la stupidità di certe affermazioni, la vecchiaia di determinati dibattiti, l'inconsistenza di tanti propositi, l'inutilità di alcuni proclami va oltre il limite della mia personalissima tollerabilità. Sopportarli (i politici/politicanti) per tutta la vita sembra una prova di pazienza e fatica da cui nessuno appare capace di liberarmi. Per questo non mi resta che sfuggire con cura alle loro facce e alla sovraesposizione mediatica che ora va tanto di moda. Uno spettacolo sfiancante. Almeno per me.

[foto by NuclearSeasons]

24 commenti:

  1. personalmente mi sono rassegnata anche per via del fatto che a questo punto pare palese che nessuno vincerà o perderà e quindi si riaccenderà quasi subito una nuova campagna elettorale.
    ma il tuo punto di vista lo condivido appieno e vorrei tanto che i media riuscissero a parlare anche di altro, così da rendere almeno l'impressione che vi sia il resto del mondo invece ho come il sospetto che i maya se lo siano portato via.
    è scandaloso pensare che appena parte la par condicio gli unici argomenti saranno le somministrazioni in pari quantità di assurdità inerenti la "politica" e per il resto del tempo venga steso un velo, o meglio una lapide.
    e in tutto questo c'è dentro anche il web, nuovo territorio di conquista e colonizzazione della casta.
    insomma, se trovi scampo dimmi dove che ti seguo:)

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    1. Alla fine tutti vinceranno, persino i perdenti. Ammettere una sconfitta o rassegnarsi a non essere stati votati è un peso troppo gravoso per troppi.

      Il dramma è che da quando i politici hanno scoperto Internet (Twitter in particolare) sembrano voler abusare anche di questo strumento.

      Non c'è scampo cara teti. Non se ne esce.

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  2. ieri pomeriggio, BeppeSevergnini e una ridda di altri babbei intervistavano Monti a RadioMonteCarlo e se devo dire mi pareva quasi simpatico, preparato e coerente. Poi qualcuno degli intervistatori ha fatto la classica domanda idiota: ma lei per che squadra tifa?
    Ho spento la radio.
    Insomma politici idioti per gente idiota. La cosa che mi lascia perplesso è che .. ok c'è una parte di persone che pecoreggia, tifa Berlusa, lo vota lui e gli altri... ci sono altri che si incazzano e rinsaviscono ma c'è comunque e sempre una maggioranza a cui la situazione va bene così com'è e tanta troppa parte dell'informazione è volutamente idiota per mantenere il pecorame

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    1. Ho visto qualche brevissimo passaggio di quell'intervista. Ovviamente gli altri mezzi di comunicazione si nutrono, riciclando e rimpastando, contenuti non proprio originali.

      E' che tanti sorbiscono il tutto senza nemmeno rendersi conto di quanto stia avvenendo. L'informazione e i suoi "amministratori" dovrebbero imparare a dare voce ad altri o, magari, a tacere ogni tanto.

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  3. Hai ragione, rimande davvero poco, oltre l'irresistibile vena comica di qualcuno, dalle chiecchiere elettorali dei nostri politici. Si preparano all'abbordaggio, a rioccupare il ponte di comando, a spartire il bottino.
    Mi ha delusa anche Monti, non che me ne fossi innamorata, ma lo credevo migliore di così.

    Ho trovato con piacere il tuo blog, a casa di un amico comune. A presto :)

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    1. Monti avrebbe dovuto ritirarsi e basta. Maglio un briciolo di nostalgia, che una presenza che supera la sopportazione. In pratica è divenuto un politico prima ancora di diventarlo, facendosi fagocitare da una macchina dalla quale, secondo me, non uscirà vivo (in senso figurato, s'intende!).

      Mi hai trovato a casa di un amico comune? E chi è questo amico comune?

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  4. Lo dico sempre. Di questi periodi meglio vedere "Shopping Night" con la fashion stylist Carla piuttosto che certe trasmissioni televisive serali. Almeno la moda è comunque cultura e non ti prende per i fondelli.

    Mi sono perso tantissimi post, lo so, ma non ho potuto fare niente che mi fosse possibile per collegarmi. Avrei voluto augurarti in tempo buon anno nuovo ma gli auguri, in qualsiasi momento, fanno sempre bene...o meglio sarebbe dire "si salvi chi può".
    Ti ho pensato spesso. Sabato scorso ero a piazza Navona per la caratteristica serata dell'epifania e mi sono chiesto se magari c'eri anche tu a visitarla. Roma non smette mai di affascinarmi.
    Ti abbraccio forte.

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    1. Di questi periodi preferisco "Sepolti in casa". Non so l'idea dell'accumulo compulsivo che viene poi sanato e l'immagini di case-fogna che tornano abitabili mi piace di più... chissà perché?!

      Grazie per gli auguri di buon anno. Li ricambio di cuore.
      Sono stata a piazza Navona ma intorno al Capodanno. Un paio di giretti e un pezzetto di torrone alle nocciole e cioccolato fondente. Artigianale!

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  5. Mi voglio rovinare, ma a costo di diventare inviso a tutti dirò quello di cui mi sono convinto in tutti questi anni: gli italiani non sono adatti alla democrazia.
    Perché prendersela coi politici se una massa di imbecilli va a votare non per convinzione intima, bensì per quello che sente alla TV?
    Chiarendo ancora: il 10% dei nostri connazionali, sono comunisti, imbecilli ma degni di stima perché ideologicamente affezionati ad un simbolo.
    Il 5-6% sono fascisti, ancora più imbecilli ma malati di nostalgia per un uomo che avevano creduto fosse il messia. Da commiserare, ma da rispettare perché almeno rimasti fedeli ad un sogno, per quanto orrido fosse.
    Quanti sono i socialisti veri? Non più del 3-4%, sempre in cerca di nuovi padroni, più larghi di maniche (Nenni diceva: mai lasciare un socialista vicino alla cassa, sparisce lui insieme alla cassa, e Nenni i suoi polli li conosceva bene), quindi poco assai poco affidabili.
    A quanto siamo? Al 18 o al massimo al 20%. Rimane un 80%. Tolto quasi il 30% che si astiene (almeno ha il coraggio di dimostrare a tutti di avere paura), rimane un 50% di baciapile e leccaculo disposti a dare tutto per avere un pochettino di tranquillità e che poi ci si impicchi poco importa.
    Il guaio è che nel DNA del popolo italiano, in secoli di dominazioni, vessazioni e prese nel didietro, ci sia una quantità immensa di pigrizia mentale e di rassegnazione agli eventi del destino.
    Hanno bisogno di un capo, qualunque egli sia. Per questo seguirono Mussolini, per questo votarono e votano e voteranno ancora Berlusconi. Come parlare di serietà di votazioni allora?
    Perché romperci la testa? L'uomo forte, il Mussolini per intenderci, non c'è. Qualora nascesse e ne avesse voglia andrebbe al potere con buona pace di tutti. Gli basterebbe di applicare il detto degli imperatori romani, alcuni almeno di loro, "panem et circenses" per governare in santa pace.
    E adesso copritemi di ingiurie, tranquilli non reagirò.

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    1. si potrebbe dire la stessa cosa della Germania nazista, con tutti coloro che votarono ed appoggiarono Hitler.
      Valutare le preferenze politiche con il DNA non mi pare una buona giustificazione, resta tuttavia vero ciò che dici:
      rimane un 50% di baciapile e leccaculo disposti a dare tutto per avere un pochettino di tranquillità e che poi ci si impicchi poco importa.

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    2. Parlavo dell'Italia, ma naturalmente si potrebbe citare anche la Germania nazista, con un distinguo: i tedeschi seguirono ciecamente l'uomo che prometteva di far tornare il "Deutschland über alles", concetto che dopo la fine della prima guerra mondiale e la repubblica di Weimar era andato a finire sotto la suola delle scarpe. Chi conosce i tedeschi capisce ciò che intendo. I Tedeschi amano anche l'ordine e la disciplina, cose per lo più neglette in casa nostra, ed amano le uniformi. Faccio un esempio: te lo immagini in Italia uno spazzacamino che circola con la divisa nera, gli alamari d'argento e il cilindro in testa? Lo prenderebbero a uova marce e mela guaste in faccia. Qui guardano tutti beati lui che orgogliosissimo se ne va di casa in casa ad effettuare i suoi interventi. Su questi fattori ha fatto leva Hitler, basta ricordare la quantità di uniformi che circolavano durante il nazismo.
      Dici che il DNA non conti nulla? Io ho i miei dubbi: noi siamo un popolo di pecoroni per schietta scelta. Tutti abbiamo una mamma, tutti abbiamo una famiglia e tutti o quasi abbiamo bambini da mantenere; ma chi se ne frega di chi ci governa, basta che abbiamo da mangiare a casa nostra e con San Remo in arrivo, chi se ne frega delle elezioni.

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    3. Non credo che in Italia uno spazzacamino che circola in divisa verrebbe preso a mele guaste. Forse manchi da un po' di tempo da questo Paese. Forse hai mantenuto un'idea dell'Italia e degli italiani un po' lontana.
      Gli italiani hanno imparato a divenire insofferenti e indifferenti. Tantissimo. Poi che, culturalmente, siano sempre stati opportunisti e pronti a leccare chi faccia loro comodo, è risaputo. Questo è un difetto difficile da debellare. In quanto al DNA ho qualche dubbio. E' una questione diversa: culturale, secondo me.

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    4. Manco dall'Italia dal 1971, ma non sono stato su Marte; sono in un paese a circa 600 Km dai confini con la Lombardia, ancora italiana malgrado i tentativi dei leghisti di chiamarla altrimenti. Leggo giornali italiani, seguo quotidianamente la TV (purtroppo), parlo con italiani come me provenienti dal profondo sud, ma integralmente italiani nel cuore. Ho la mia prima figlia in Italia, che mi esprime tutto il suo malumore e quello dei suoi amici, vive nel Friuli; vengo in Italia col cuore gonfio di gioia almeno una volta all'anno e non vorrei mai tornar via.
      In poche parole: io sono un italiano calzato e vestito.
      Tu credi che uno spazzacamino se ne andrebbe in giro da noi così vestito come uno qui in Germany? Nemmeno se lo vedessi, e poi dove? A Napoli? A Roma? Non ci posso credere.
      Non lo prenderebbero a perate? In mancanza di pere certamente.
      Gli italiani hanno imparato a diventare insofferenti e indifferenti, Euri? Lo eravamo anche noi negli anni fine '60 inizio '70; tu eri troppo piccola per ricordartene. Con le Brigate Rosse noi apprendemmo tutto quello di peggio che si poteva sapere. Diventammo molto insofferenti e molto indifferenti. Quello che è capitato dopo lo sai meglio di me.
      Una questione culturale dici tu, e sarei disposto anche a darti ragione, se tu senza volere non avessi dato ragione a me: cos'altro significa questione culturale se non qualcosa che proviene dalla tua cultura, dalla tua esperienza, che vedi caso discende da quella dei tuoi padri? Io ho accorciato la cosa e parlato di DNA. In effetti è dimostrato che l'esperienza secolare (e culturale) modifica il DNA di tutti i viventi sul nostro pianeta.
      È bello parlare con te: si può anche essere non d'accordo, ma il livello "culturale" è elevatissimo, il garbo immenso, e l'educazione e il civismo regnano sovrani. Magari i nostri cosiddetti politici potessero dire altrettanto.
      Ciao e serena serata.

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  6. Meno paziente di te, io non mi sfianco, perché sfuggo con cura già da lungo tempo. Naturalmente non parlo di menefreghismo o totale indifferenza. Dico solo che, così come per riconoscere la cacca mi basta vederla SENZA bisogno di assaggiarla, per inquadrare certa gente bastano poche righe telegrafiche di agenzia di stampa, senza bisogno di sorbirsi per ore le loro irritanti, ammorbanti, intossicanti cazzate.

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    1. A volte, Zio, ho la sensazione che per quanto uno tenti di sfuggire e sgattaiolare, loro siano bravissimi a trovarti e a spiattellarti la loro faccia e le loro parole ovunque ti trovi.

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  7. @euri: da quando è iniziata la campagna elettorale, ho un senso perenne di nausea.
    Escludendo per raggiunti limiti di età d'essere incinta, credo si tratti del classico malessere psico-somatico!

    @ enzo:
    “ La croce uncinata non si è impressa nel popolo tedesco come in una sostanza solida, riluttante ma in compenso capace di prendere forma, bensì come in una poltiglia cedevole priva di contorni.”
    E ancora:
    La particolarità dei tedeschi è la totale assenza di ciò che in un popolo o in una persona si definisce carattere

    Lo scrive Sebastian Haffner in un bellissimo libro che ho letto poco tempo fa: storia di un tedesco.
    Che ne pensi?

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    1. Anche io ho un senso di nausea che sembra aumentare giorno dopo giorno. Ma il malessere inizia a diventare cronico e non credo si tratti di qualcosa di psico-somatico.

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    2. @ silvia:
      La prima frase è esattissima e non fa altro che confermare ciò che ho detto in risposta all'osservazione di Pier. La croce uncinata si è impressa nel burro di una coscienza nazionale che stava andando sotto terra, per la vergogna che provava un intero popolo e per la "incapacità del tedesco medio di affrontare le difficoltà della vita se non bevendo una serie di buone birre".
      La seconda frase mi trova parzialmente d'accordo: che abbiano poco carattere è cosa arcinota a chi, straniero, viva qui e sia fornito di spirito di osservazione e di equilibrio di giudizio. Ma in alcune cose sono bollenti come sappiamo esserlo noi. Purtroppo si tratta di fetenzie, come dicono a Napoli, di gioco del calcio quando arriva in campo la loro nazionale, oppure quando un atleta tedesco -uguale in quale disciplina anche in chi schizza un pisello più lontano- riesce a vincere una competizione internazionale. Allora il loro carattere si eleva di molti gradini.
      È il concetto, l'eterno concetto del "Deutschland über alles", che si prende tutto lo spazio e le loro coscienze.
      Come si intitola il "bellissimo" libro di Sebastian Haffner? C'è per caso anche il titolo originale e il nome della Verlag, casa editrice crucca?
      Ciao, grazie e serena serata anche a te.

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    3. Non so cosa sia e non voglio offendere nessuno, ma di sicuro non è il carattere ciò che che si eleva quando si sbraita in uno stadio!
      Il libro si intitola "storia di un tedesco", è molto interessante.
      L’autore sostiene che è inesatto dire che Hitler abbia preso il potere democraticamente, nelle elezioni del 33, dato che il p.n. ottenne il 44 per cento di voti.
      Secondo lui, a spianare la strada a Hitler contribuì molto la defezione dei partiti dell’opposizione.
      L’autore prosegue questo preambolo raccontando la sua esperienza di ragazzo antinazista, che a un certo punto viene mandato a un campo di addestramento, dove il disagio iniziale non viene annullato, come si potrebbe pensare, da operazioni drastiche tipo lavaggi del cervello o cose del genere, ma da una medicina assai più infida e proficua: l’istillazione di uno spirito collettivo, il cameratismo, nel quale la ricerca del benessere collettivo induce a una sorta di annientamento della coscienza individuale.
      Spero di essermi spiegata, non sono argomenti semplici.

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    4. È il concetto becero e populistico di nazionalismo quello dei campi di calcio, la brutta copia del "Deutschland über alles", questo ho detto, niente di diverso.
      Sapevamo che Hitler aveva solo il 44%, ma era il primo partito. Avrebbe dovuto fare una coalizione, ma altri partiti si defilarono. Quello che Hitler aveva erano le SA, le prime formazioni paramilitari organizzate, poi le SS, che nessuno aveva e che garantivano "Ordnung", che è la cosa più importante ancora oggi.
      "Bei uns liegt Ordnung", da noi c'è ordine, la prima cosa che mi sentii dire arrivando qui, e ancora oggi vale.
      Che poi abbiano portato all'Ordnung dell'allineamento delle baracche nei campi di sterminio è tutta un'altra faccenda.
      Il cameratismo.
      Per chi vive in questa nazione di assoluti individualisti (sic et sempliciter, che tu ci creda oppure no, nessuno è altrettanto individualista come questi qui, che non sono mai d'accordo su niente), può capire quanto abbia pesato su alcune coscienze questo famigerato cameratismo. Obbligare ad essere tutti uguali, ma dando loro una divisa, l'amatissima uniforme, che livella i cervelli. Questa è stata la grande scoperta di quel genio del male di Goebbels, non di Hitler, ma lui la applicò fino alla rovina totale.
      Non mi hai saputo dire il titolo originale, peccato, volevo leggerlo in tedesco.
      Comunque grazie delle informazioni.

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    5. non lo so, non ho nemmeno più il libro tradotto, era un prestito biblio.
      cerca su gugol, lì trovi tutto. o quasi.

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    6. Storia di un tedesco: un ragazzo contro Hitler dalla Repubblica di Weimar all'avvento del Terzo Reich / Sebastian Haffner. - Milano : Garzanti, 2003. - 235 p. ; 21 cm. (Trad. di Claudio Groff.)

      Titolo originale in tedesco: "Geschichte eines Deutschen".
      Questa la pagina su Wiki: http://de.wikipedia.org/wiki/Geschichte_eines_Deutschen


      Spero di essere stata utile!

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  8. Sì, è sfiancante, hai ragione. E la caciara è tale che se anche dovesse uscire un ragionamento intelligente, una proposta di qualità, probabilmente si perderebbe nel mucchio. Io un'idea me la sono fatta e mi tengo cara quella, simpatizzando tacitamente per i (forzatamente?) meno presenzialisti.

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