29 gennaio 2013

Fiuto e rifiuto

Le antipatie, spesso, non me le spiego. Ciò che mi salva è che siano, per un'atavica ed inspiegata inclinazione umana, sempre reciproche. Questione di correnti interrotte oppure mai generate. Persone, come animali, che si fiutano e si rifiutano perché non c'è la gravità che serve ad avvicinare i mondi. Non mi sforzo neppure di sembrare magnanima: non so esserlo a comando. E chi detesto per materia di pelle e di vibrazioni che non riesco a riconoscere, resta detestabile almeno quanto lo sono io ai suoi occhi. Ma il problema non si pone neppure.

[foto by bittersweetvenom]

12 commenti:

  1. Perbacco, sei anche tu sul pianeta "a pelle"?
    Non me lo sono mai spiegato, anzi non me lo ero mai chiesto finché una ragazza, che mi piaceva molto, mi disse: "forse faremo qualcosa, tu mi sei stato subito simpatico, a pelle".
    Quindi si tratta di questo, di feroni o come cavolo si chiamano, che si attirano e si respingono? Deve essere così, perché ho scoperto anch'io di essere antipatico a tutti quelli che mi stanno sul gozzo a prima vista.

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    1. Un po' tutti siamo su quel pianeta. Non so se si possa trattare di pre-giudizio, ma secondo me è qualcosa di molto più primordiale o "bestiale". Questione di fiuto. L'ho scritto.

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  2. seguire l'istinto, sempre. Salva da moltissime ulteriori, future scocciature.

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  3. Io come ti sto? Antipatico?

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    1. No.
      Non mi sei antipatico.
      Perché me lo chiedi?

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    2. Perché leggendo di antipatie inspiegabili, che condivido perché capitano anche a me, ero curioso di sapere l'impressione che hai di me.

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    3. Ti assicuro che se mi fossi stato antipatico, ti avrei tenuto a debita distanza e a quest'ora non saresti stato di certo qui a parlare con me, dopo diversi anni di conoscenza virtuale.

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  4. Bel titolo euri.
    Il giorno in cui conobbi la donna alla quale, dovendo rientrare al lavoro dopo la maternità, avrei dovuto affidare mia figlia lo ricordo nitidamente anche se sono passati 20 anni: mi stette subito sulle palle, a pelle.
    Ricordo la casa, le scale, l'appartamento; ricordo che eravamo in cucina, che lei era ai fornelli e che io sentii qualcosa rivoltarmisi in pancia.
    I giorni seguenti cercai di razionalizzare la cosa, di convincermi che il problema non era la baby sitter ma il distacco dalla mia piccola (adorabile, ai tempi) figlia.
    Invece col tempo il mio istinto si rivelò esatto come un orologio svizzero.

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    1. E' arrivato prima il titolo e poi il post. A volte capita il contrario. Dipende.

      Il fiuto di una mamma, evidentemente, è ancora più sottile di quello di chiunque.

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