26 dicembre 2012

Chi vive di troppe certezze

Chi vive di troppe certezze mi fa paura. E anche un po' pena. Perché chi vive di troppe certezze non può permettersi di aver paura. Si mette in salvo tra i propri punti fermi, inalberandosi in mezzo a dogmi ed assolutezze: un imperativo oltre il quale non nascono sospetti. Nessuna concessione: né uno spiraglio, né una sfumatura. Il sussurro beato del dubbio non sa scalfire la megalitica sicurezza con cui è stato rivestito il mondo e sé e gli altri. Idee che si fanno fossili, parole ridotte a cortocircuiti impregnati d'arroganza. Chi vive di troppe certezze non tentenna e non si pone domande. Per questo non sa vacillare e può solo spezzarsi.

[foto by iso6400]

12 commenti:

  1. Meglio vivere nel dubbio, certi di dover morire.

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  2. sapersi rimettere in discussione è importante, forse anche riallinearsi col mondo.c'è comunque una linea di confine tra le certezze per partito preso e quelle che arrivano dall'esperienza.

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    1. Conquistare delle certezze, o quanto meno dei punti fermi, nella vita è indispendabile ma ci sono persone che non accettano possibilità diverse, idee, opzioni o suggerimenti che vadano oltre quello che loro vedono o pensano.

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  3. Non ho paura di farti paura, perché io ho una sola certezza: Vincenzo Iacoponi non crolla mai. Può accadergli qualsiasi cosa, lui riuscirà a riemergere dal fango o dalla frustrazione del momento.
    Che poi in fondo è una specie di condanna: devi farcela, non puoi lasciarti andare, non devi mollare mai.
    Finora ce l'ho sempre fatta, con l'anima tra i denti, come diceva mia madre, ma ce l'ho fatta. So che lo spirito mi sorreggerà sempre, fino alla fine, quando dirò basta perché è arrivata la mia ora. Ma la morte non è mai una sconfitta della vita, solo una conseguenza.

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    1. Il fatto che tu non sia abituato a crollare o a mollare sono certa che non ti impedisca di farti domande o, quanto meno, di mettere in discussione alcune delle tue opinioni.
      Almeno, io ho la sensazione che tu non sia un monolite. Che sappia riconoscere un tuo errore o una tua presa di posizione scorretta.

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    2. Conosco pochi che si pongano domande quante me ne pongo io. So di essere un impulsivo, per cui mi chiedo sempre varie volte se quello che voglio fare sia giusto o meno, e quando ho sgomberato il campo dagli errori che vedo io faccio la cosa che ho deciso di fare. Naturalmente può capitare che arrivino errori che non ho saputo valutare o che non ho visto, in questo caso ho toppato e buona notte.
      Ma sono il primo a riconoscere il mio errore, e di questo do il merito a mio padre, che fin da piccolissimo mi ha educato a non mentire sulle piccole cose, a non cercare la facile scappatoia del "non sono stato io", ma di ammettere sempre a costo di prendere una sberla, che ai miei tempi era d'obbligo. Mi è servito da grande, quando ho dovuto prendermi le mie responsabilità. Qualche volta ci sono rimasto fregato, perché ero l'unico a farlo e i più furbi si nascondevano dietro di me. Ma lo farò sempre e comunque, solo che capisca di avere detto o fatto una cosa sbagliata.
      Chiedere scusa è una virtù che pochi di noi conoscono.

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  4. tre volte vecchio.
    vecchio è la parola che mi è apparsa nella mente leggendo il post.
    la prima perché ho quasi la certezza che ne hai parlato in passato (niente di male, ne:) o forse mi ha ricordato una lontana staffetta tra blogger sul tema.
    la seconda perché lo avrei volto al passato in quanto oggi di certezze non ne vedo e di persone certe a cominciare dalla politica ne vorrei trovare e invece no. tanta è l'abitudine di cambiar casacca che la frase "per partito preso" ha perso senso ed è caduta in disuso.
    la terza perché da vecchia, quale io sono, cominciano a esserci aspetti "certi" accompagnati in parte dalla rassegnazione di non aver saputo far meglio, poi dall'accettazione dei propri limiti, e infine dai consuntivi che il più delle volte portano alla certezza che nulla possa dirsi certo in assoluto e molto spesso non lo sia soprattutto quando a noi pare certo.
    e così alla fine si comincia a prendere quell'aria un po' così, quasi a far intendere che sì, certamente sia come viene detto ma, in fondo in fondo, si preferisce star ancorati a quelle poche cose certe che non ci hanno mai tradito e ci sono utili a restare coerenti e fare in qualche modo da perno intorno al quale far svolazzare le altrui incertezze.

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    1. Non mi sembra di aver già scritto qualcosa del genere. O forse sì? Mah... non mi ricordo. In ogni caso: non importa. Ora mi andava di scrivere quello che ho scritto e l'ho scritto. Pazienza...

      Per il resto del "vecchiume" non ho ben afferrato tutti i passaggi, ma nemmeno questo mi preoccupa.

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