11 giugno 2012

Futuribile

Troppi verbi coniugati al futuro. Un abuso che mi preoccupa e che non scalfisce nemmeno un po' quella ruvida corteccia di femmina diffidente che mi porto addosso da sempre. Faremo, valuteremo, programmeremo, ridurremo, taglieremo, voteremo, cambieremo, prepareremo. No, nulla di buono. Troppo futuro non mi convince, soprattutto quando di futuro non se ne (pre)vede affatto. E con la scusa dei tempi che verranno nessuno si preoccupa dei tempi che sono già qui e che marciscono giorno per giorno. Oggi, intendo, non domani né, tantomeno, dopodomani o tra un anno. Il presente non sembra dare preoccupazioni: sono tutti troppo impegnati a farsi terrorizzare dal futuro.

[foto by riphagen]

26 commenti:

  1. ogni tanto mi impegno a pensare al futuro soprattutto cerco di evitare di farlo in modo apocalittico, ma per ora è buio totale o luce accecante a seconda di come lo si vuole vedere.
    poi penso che sia normale che la mia visione sia rivolta a "ovest", diciamo verso il tramonto.
    a volte lo dimentico, ma è genetico che indipendente dall'età, si invecchi e si finisca a pensare solo al futuro unicamente come la propria fine.
    mi ricordo quando ero più giovane la sensazione che mi dava pensare al futuro, spero che i giovani di adesso e coloro sono stati capaci di restare giovani più a lungo di me provino qualcosa di simile e soprattutto di utile.
    gli altri, quelli che descrivi e che sono già morti, se parlano al futuro è per via che a forza di procrastinare, un po' ci si dimentica e un po' ci si distrae. ma forse lo dico perchè ancora influenzata dall'aggiornamento che ho messo sul blog.
    potevo scriverti solo: "hai ragione", invece ho fatto un lungo giro, ma il senso è quello:)

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    1. Condividiamo una visione apocalittica del futuro. Ce lo scriviamo da tempo, ormai. Quindi conoscevo già la tua percezione sui tempi che verranno perché è molto simile alla mia.

      In effetti credo proprio che parlare al futuro serva un po' ad illudersi e, soprattutto, ad illudere che un futuro (migliore) debba necessariamente esserci. Ovviamente non secondo la mia interpretazione dei fatti. E, immagino, nemmeno secondo la tua.

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  2. Il futuro è il tempo verbale dell'illusione; il passato, prossimo o remoto, il tempo della nostalgia e -spesso purtroppo- della delusione. Rimane il presente, usato come il presente storico che conoscemmo bene studiando il latino. Io quando scrivo lo uso spesso e mi piace, ma io scrivo solo per i miei diciannove lettori-sono modesto, malgrado le mie teorie sulla modestia, sei in meno del Manzoni-, non per i milioni di persone che dipendono dalle mie scelte, come certi saputoni incravattati anche sotto il solleone.
    Ma parlare male della politica mi sembra che equivalga oramai a sparare sulla croce rossa.

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    1. Scrivere al presente, almeno, non delude e non illude. E'. E, considerati i tempi, non mi sembra poco.

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    2. Perfetto: io sono, tu sei, egli è eccetera. Come ero non interessa gli altri; come sarò interessa solo me.
      È brutto, però, risolvere tutto così; ma la filosofia non aiuta, la storia condanna e la fede va bene per chi ce l'ha -forse-: io sono un imperterrito dubbioso in materia, quindi nada de nada.

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    3. Sarebbe già tanto riuscire a dare un senso e una dignità al presente.

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  3. Il futuro mi mette ansia a prescindere dal periodo storico che viviamo e dalle condizioni socio-economiche che ci circondano. Mi mette ansia perchè è futuro. Noto una certa ossessione per quello che sarà. E anche la certezza che sarà.. ma questa certezza non comprendo dove la si possa trovare. I miei programmi sono stati perennemente stravolti nel corso degli anni, pertanto ho imparato a non farne. Ciao :-)

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    1. Anche a me il futuro dà ansia. Infatti, a volte, preferisco non pensarci. Ed ho imparato a non fare più progetti a media o lunga scadenza. Mi accontento di quel poco che riesco a gestire nell'immediato.
      Forse è il famoso "mondo liquido" che mi ha trasformato in questo modo.

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  4. In che senso hai un'idea apocalittica del futuro?
    anche io ce l'ho però poi se guardo alla storia dell'umanità so che succederà sempre qualcosa di tragico, in forme diverse, ma succederà di nuovo. ma so anche in qualche modo l'essere umano non finisce mai di stupire, anche in meglio.
    poi il fatto che non creda in una dimensione post-morte complica ancora di più il concepire un presente con uno sguardo futuro.

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    1. Andrea, diciamo che non sono propriamente un'ottimista. Non ho alcuna fiducia nel nostro genere e, un po' come scrivi anche tu, sono sicura che ci saranno altre gravi tragedie a funestare la Storia.
      Saremo capaci di stupire di nuovo. E in maniera peggiore.

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    2. Forse non bisognerebbe avere fiducia e nemmeno sfiducia nel genere umano....non lo so..

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    3. Né fiducia, né sfiducia.
      E cosa allora?
      Esistono vie di mezzo?

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    4. Prenderci per quello che siamo, ovvero questo, contraddizioni su contraddizioni. Tutto ciò non ci giustifica per quello che siamo e non ci impedisce di fare scelte e sentirci più vicini a questo o a quello ma potrei dire che come il leone è quella roba lì, l'essere umano è questo. E per me non se ne esce. Poi parlando per me e riguardando la mia vita potrei solo dire che convivono dentro di me gli aspetti peggiori che mi fanno sentire vicino a molti personaggi non molto buoni della storia...

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    5. Credo che le contraddizioni nascano prevalentemente dalla necessità di scendere a compromessi. Non si può sfuggire e, purtroppo, non si può vivere in totale isolamento, anche se in certi momenti è proprio quello che vorrei: stare lontana dagli altri.

      Il seme "malvagio" è dentro ognuno. Non sei l'unico a sentirti vicino ai cattivi storici. Loro erano uomini, noi siamo uomini. E si torna a parlare del genere a cui apparteniamo e di cui, a quanto leggo, non ci si può fidare fino in fondo.

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  5. (vedo che stai leggendo un libro della Munro. Io la seguo da tanto tempo, questo l'ho finito tre o quattro giorni fa)

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    1. Che coincidenza!
      Invece per me si tratta del primo libro della Munro in assoluto. E' una di quelle scrittrici che mi ero ripromessa di leggere da anni. Ci riesco solo ora. Vorrei trovare qualcosa di interessante.

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  6. ottimo post, ottimi i commenti, ottime le tue repliche!
    parlare al presente significa fare qualcosa adesso, subito...
    parlare al futuro... sai com'è... "tra il dire e il fare..."

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    1. Sorrido.
      Hai ragione Riccardo. Tra il dire e il fare non ci passa solo il mare ma anche l'oceano e, forse, persino un paio di mondi.

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  7. Odio i tempi al futuro (sono bravo a vivere solo il presente) e quelli al condizionale (odio perfino l'aria se "condizionata"). Sono passato da te perché, se: Verba volant, tu manent tra i pochi che non scordo. (wu)

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    1. Chi non muore si rivede eh!
      Ben tornato wu... E' che certi uomini quando si innamorano perdono la nozione del resto. Anche del proprio blog. Un po' mi spiace, ma forse hai di meglio da fare che scrivere! Sorrido...

      A volte i condizionali diventano necessari. Dipende sempre da alcune premesse, infatti.

      Mi fa piacere che non (mi) dimentichi.

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  8. Profondo il tuo post e di questi tempi molto attuale: il futuro spaventa, incerto, difficile, oscuro.
    Ma ho imparato che anni di pessimismo mi hanno tolto la gioia di quello che avevo in quel momento, anche se era poco, e adesso cerco di accontentarmi di quello che ho che è meglio di niente.
    Diciamo che sono realista: dice il proverbio napoletano" storta va, diritta vene, chisto 'mmale porta o' bene, po' tardà ma add'a venì"!Grazie di essere passata ne mio blog!Ciao :)

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    1. Vago tra i blog di Libero ogni tanto. Così, per pura curiosità, quando ho tempo.

      Pessimismo e realismo, per quanto ti sembrerà strano, vanno piuttosto d'accordo. Se ci unisci anche un pizzico di cinismo otterrai una miscela perfetta per affrontare il mondo (di oggi!).

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  9. In quei verbi si cela anche il genio del visionario, dello scienziato pazzo per il quale il futuro rappresenta solo un intralcio del tempo tra l'illuminazione e l'invenzione ma con l'idea già concretizzata nella mente. Anche se fossero uno su un milione, è colpa loro se la gente in tentativi scomposti tenta di imitarli.

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    1. Il tempo dei geni e dei visionari non ha tempo. Loro vivono in una sorta di eternità perenne, beati loro.

      Sono gli altri, i non-geni, quelli che usano "futuri" a sproposito e senza sapere nemmeno cosa siano, a darmi fastidio. Soprattutto quando il futuro loro ce l'hanno più che assicurato e tentano di giocare alla lotteria con quello degli altri.

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  10. Non ci penso mai al futuro. Sono troppo occupato ad aggiustare il presente. Distratto dallo scoramento di tutti i giorni. E quand'anche le cose fluissero per il verso giusto neanche ci penserei più di tanto al domani. Il domani non ci appartiene. Solo Dio sa.

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    1. E' lo spirito di cui parlo, infatti. Tante persone, te compreso, non possono permettersi di parlare al futuro perché hanno un presente piuttosto complesso.
      Sarebbe il caso che anche chi è al potere se ne rendesse conto.

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