16 maggio 2012

Principesse sul pisello

Non è che mi siano mai state molto simpatiche le principesse. Forse perché io sento di appartenere al genere strega (brutta, nera e cattiva). Le troppo belle e le troppo buone fanno parte di una casta distante da me qualche migliaio di anni luce. Perfettine su tutta la linea: non inciampano, non sudano, non sbagliano tacco né messa in piega. Io i tacchi nemmeno li porto e coi miei capelli non ci ragiono da secoli. Le principesse parlano ma non so capirle. Devono condire tutto con risatine biancastre e sofisticata bigiotteria, quella che riflette lampade abbronzanti e si muove scaltra in TV. La tentazione di avvelenare una mela è molta. Invece poi l'addento e guardo e passo.

[foto by vampirra]


20 commenti:

  1. Capita generalmente solo ad assai poche donne di sentirsi brutte, dato che la maggior parte si sentono belle e sono per lo più qualcosa di simile alle cozze che restano nel fondo della cesta dal pescivendolo. Se quella che sta nel tuo sito fosse però la tua foto considererei questa tua esternazione una civetteria, un "Kokettierung", come dicono i crucchi.
    Come capitava a me quando ero giovane: mi sentivo brutto e malfatto, magro com'ero e mi dava fastidio quando capivo che piacevo alle ragazze. Il mio ideale maschile era diverso dal tipo che vedevo riflesso nello specchio grande dell'armadio di mamma.
    Oggi mi do dello scemo -eufemismo, ma non dico in casa d'altri certe parole-: avevo un fisico bestiale ed ero veramente un bel figo, come dicono oggi i maschi della mia tribù -figli e nipoti- tutti belli, grazie non solo a me, ma ai miei genitori, a quelli di mia moglie e a mia moglie, naturalmente, che bella era ed è pure troppo.
    Non si è mai completamente principi e principesse, se non di passaggio, né tanto meno streghe oppure orchi.
    Il difficile è accettarsi. Quella di accettarsi è una vera arte, ma non tutti siamo artisti.

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    1. Veramente non parlavo di bellezza in senso stretto. Certo, ho fatto accenno alle "troppo belle", ma il mio discorso era molto più ampio.
      Parlavo delle principesse. Persone (donne ma non solo...) che sento molto lontane da me, che incarnano la perfezione estetica ed esteriore, che appaiono e vogliono apparire impeccabili.
      Sono l'immagine esatta di ciò che non sento di essere e che non so essere.

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    2. Le giovani donne dalle quali ho la fortuna di vedermi adesso circondato, nipoti e amiche di nipoti, sono tutte assai diverse da queste principesse integralmente perfettine. Anche troppo imperfette direi, al punto che all'inizio mi disturbavano. Adesso sono felice che siano così, prive di pregiudizi e menefreghiste.

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    3. L'imperfezione stona sempre un po'. Però non annoia e non stride. Anzi, spesso piace.

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  2. Le principesse sul pisello non sono solo bigiotteria e risatine, spesso sono saccenza estrema, protervia travestita da inattendibile candore, uso e abuso di democrazia puramente virtuale, ostentazione di semplicità truccata e gestita alla grande, ecc., ecc.
    Però sì, hai proprio ragione:non meritano un avvelenamento, meglio lasciarle nel loro brodo di cottura, ché tanto si avveleneranno da sole continuando a bollire.

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    1. Le principesse sul pisello non sono proprio il massimo della simpatia, almeno per me.
      Si tra-vestono nel migliore dei modi per somigliare a qualcuno che hanno visto chissà dove e per essere sempre tiratissime. Forse recitano, forse no.

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  3. Mi hai fatto pensare a quanti principi sul pisello ci sono in giro... Bisognerebbe rileggere ogni tanto qualche favola, soprattutto quelle che insegnano che per diventare re il principe deve fare molte, molte fatiche, soprattutto quelle che ti fanno affrontare le paure o ti fanno sporcare le mani.

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    1. Hans Christian Andersen.
      Le sue fiabe hanno accompagnato la mia infanzia.
      Il libro, però, lo leggevo da sola.

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  4. Non sei per niente brutta e anche poco nera.

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    1. Non sono brutta ma nemmeno bella/bellissima.
      Nera, non fosse altro per come vesto, lo sono di certo!
      Caro je...

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    2. Anche tu che non sbagli una punteggiatura, un congiuntivo, una declinazione sei iscritta d'ufficio al clan delle perfettine.
      In effetti tentazione di avvelenare una mela è molta. Invece poi l'addento e guardo e sorrido.

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    3. Non sono perfettina, sono perfezionista. Almeno per alcune, piccole cose.
      E ridammi la mela!

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    4. Mentedanzante volevo intervenire poi ho lasciato la mano alla padrona di casa. Visto la sua risposta ti dirò che chi non sbaglia LA punteggiatura, un congiuntivo, una declinazione (ma forse intendevi una coniugazione) non è una perfettina e nemmeno una perfezionista -scusa Mia- ma semplicemente una persona che da del tu alla lingua italiana e che quindi ha il diritto-dovere di scrivere, e di scrivere quello che vuole, perché è in grado di farlo.
      Che poi sappia anche scrivere cose facilmente leggibili rientra nella sua capacità di scrittore/scrittrice.
      Chi sbaglia congiuntivi e consecutio temporum dovrebbe limitarsi a grugnire, o andare a zappare nell'orto.
      La cosa non è diretta a te, che amabilmente hai provocato, ma a chi -e sono tantissimi- crede di saper scrivere e nemmeno si accorge di quanto sia somaro.

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    5. In realtà volevo rubare la mela... quanto alla declinazione era per non sembrare altrettato perfezionista. Insomma, era tutta una scusa per sorridere a euri...

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  5. mia, guarda e passa suvvia!:) sofia

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  6. Oggi mia figlia mi ha chiesto se ho mai pensato di partecipare a un provino da strega di biancaneve. Quasi quasi...

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    1. Secondo me ti prendono.
      Se hai bisogno di una controfigura, posso sempre venire anche io!

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  7. ognuno è ciò che è... accettarsi è l unico passo importante che un essere dovrebbe fare... invece tende a specchiarsi sempre in figurini spesso superflui

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    1. Il tuo nome mi ha ricordato quello di Simone Simonini, il protagonista de "Il cimitero di Praga" di Eco.
      Ma venendo al commento: quasi nessuno si accetta per ciò che è. La cosa difficile, però, è cercare la cosa più giusta in cui specchiarsi.

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