26 aprile 2012

Appoggio il fiato su una corteccia

Appoggio il fiato su una corteccia e aspetto che il cuore recuperi spazio. Salire e salire porta al silenzio forzato. Qui, tra questi rami di germogli e piccole ombre, oltre i soliti borbottii umani, rigenero cellule e pensieri. Stridori d'insetti storditi di primavera si accompagnano a movimenti infiniti di minuscole creature mute che circolano senza tregua. C'è la quiete a cui non so rinunciare, la morbida e sapiente attesa fatta di alberi e foglie. I segni di un inverno feroce sono evidenti e riconosco le cicatrici di una stagione che ha piegato terra e uomini. Mi appresto ad un'altra salita. La lucertola senza coda aspetta annusando l'aria: mi osserva senza alcun timore. E sono io a fiutare la sua diffidenza.

[foto by bitterev]

23 commenti:

  1. Salutala da parte mia :-)
    Basilico

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    1. Lo farò.
      Tanto sarà di certo a fare la guardia alla sua pietra bianca la prossima volta.
      Perché parli della lucertola vero?

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  2. L'incipit è quello di una poesia. Argomento non ardito, ma impervio: la donna e la natura, a volte amica a volte no. Bella espressione quella degli "stridori d'insetti storditi". Molto interessante la lucertola che non teme il confronto e che ti lascia appena fiutare la sua diffidenza.
    Sarà che gli argomenti bucolici mi affascinano, ma io al tuo posto avrei provato a scriverla una poesia.
    Bel post, ad ogni modo.

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    1. Non mi sono sforzata molto. Questo post è il sunto della mia camminata odierna verso il bosco. Chi mi conosce sa bene che è uno dei luoghi dove vado spesso e molto volentieri.
      La poesia?
      Beh... esiste la prosa poetica. Questo post potrebbe appartenere al genere.

      P.S. Ho scritto migliaia di poesie. Ora non riesco più a farlo.

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    2. È un peccato che tu abbia smesso. Mai abbandonare quella strada completamente; mai però scrivere migliaia di poesie e lasciarle chiuse in un cassetto. L'ho fatto anch'io da giovane e sbagliavo. Una poesia è un momento della tua vita e di quella di tantissimi altri, contemporaneamente che tu ci creda o no; lasciarla in un cassetto significa privare altri, come me, come te, come tutti noi, della gioia di confrontarsi, di sentire che altre persone provino gli stessi tuoi sentimenti, le stesse tue pulsioni. Molto più di un quadro una poesia sollecita emozioni. Perché privartene e privarne gli altri?
      Si prende il manoscritto, la silloge e la si invia ad un editore specializzato, senza timore.
      Puoi ancora farlo, magari con queste "prose poetiche"; non devono esserci necessariamente dei versi per essere poesia. Lo sosteneva Croce.

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    3. E chi ti ha detto che non abbia mai pubblicato un libro di poesie?

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    4. Titolo, Editore e ISBN, per favore. Potrei essere interessato a leggerlo.

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    5. Sorrido.
      Non ci penso nemmeno.
      Roba passata.
      Ma grazie per l'interesse.

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  3. Ma ti arrampichi, su quell'albero?

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  4. C'è chi per rigenerarsi percorre centinaia di km a piedi, fà scalinate in ginocchio, partecipa a raduni oceanici, si autoflagella. Tu hai trovato un modo geniale e più comodo seppur comuque faticoso. Risposte divere ad una comune necessità interiore del genere umano. Indipendentemente dal credo di ciascuno c'è il bisogno di nutrire quella parte di noi che va oltre la fisicità. Che ci darà ancora la forza per sorridere, piangere, gioire, amare, vivere.

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    1. Io mi rigenero parlando con gli alberi. Ma questo già lo sai. E poi mi piace sentire quel silenzio tutto magico e perfetto.

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  5. Buon cammino in questa fredda primavera.
    Agart

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    1. Fredda?
      Non direi...
      Per qualche giorno somigliava a un'estate.
      E la cosa non mi piace granché considerando che detesto il caldo.

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  6. Che delizia di post!
    Un post ... sprecato come post, perchè poi finisce di sotto e tanti saluti!
    E' vero che è intenso come una poesia, di quelle che ogni tanto mi piacerebbe rileggere, perchè anche la poesia, certa poesia, rigenera , come tu dici, quasi come una passeggiata nel bosco e un colloquio a tu per tu con quel tuo albero.

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    1. Grazie Silvia!
      Il tuo commento mi riempie di gioia e, lo dico sinceramente, mi fa gongolare.
      Capita, ogni tanto.

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  7. Per farti capire quanto mi sia piaciuto il tuo incipit, ti trascrivo la poesia che mi è venuta questa notte, chiedendoti il permesso di usare le parole iniziali

    Appoggio il fiato sulla corteccia della vita
    che abbiamo costruito insieme, giorno dopo
    giorno. Sento che sul mio alito possiamo
    galleggiare insieme in questa nostra tiepida
    foresta, evitandone i tronchi e le fronde ombrose
    alla ricerca di spazi di sole;
    e così di spazio in spazio, di fiato in fiato
    tramandarci in un futuro più tenero,
    più odoroso di foglie fresche e di riposi.

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    1. Certo che puoi usare le parole iniziali, ci mancherebbe.
      Sono solo parole, no?

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    2. Grazie, ma non è vero che siano "solo parole": è un'espressione poetica molto incisiva.
      In fondo, però, anche Dante usava solo parole; "la gioconda" è fatta di tante pennellate e Beethoven ha usato sempre "solo" sette note.

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    3. Esatto!
      Ma loro sono dei geni.
      Io no.

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    4. Nemmeno io; ma non per questo riduco la scrittura dei poeti a una sommatoria di sillabe, la musica a un'ammucchiata di note e la vita a una successione di fiatate, provando anche ad aver rispetto per chi non la pensa come me.

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  8. Andrò anch'io alla scoperta dei boschi abruzzesi. Mi piace l'idea e sono curioso. Per me i boschi non sono tutti uguali, ognuno di loro ha la sua magia e riserva sorprese. E sono curioso anche di vedere i Prati di Tivo. Appena potrò farlo ti terrò aggiornata.
    Un abbraccio.

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    1. Io Prati di Tivo non l'ho mai visto. Mi racconterai le tue sensazioni...

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