28 marzo 2012

L’eccitamento d’idee simultanee (*)

Tanto in poco? Sempre. Immediata e mobile? Almeno spero. Scrivo concentrando immagini e strizzando frasi per contenerne il succo in poche stille. Limitarsi all'indispensabile è la mia corretta misura perché, semplicemente, esistono le parole per farlo. Il lessico è un pozzo senza fondo, basta immergere una mano e tirare su ciò che serve. La concisione arriva dai versi, quelli a cui ho dedicato anni di pagine ed inchiostro. Scrivo per sottrazione: cerco la densità e non la noia di una tiepida brodaglia di righe senza fine e senza gloria. L'effetto, se e quando c'è, arriva da sé e senza enormi sforzi.

[foto by libelle]

(*) Giacomo Leopardi

20 commenti:

  1. Ti capisco perfettamente...
    Io neppure mi sforzo...dopo un certo numero di parole non ne trovo altre.

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    1. Nemmeno io. Anzi a volte (qui) cerco di arrivare ad un minimo per dare ai miei post la stessa misura.

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  2. Concisione e sottrazione sono la Regola, anche in un romanzo di 400 pagine.
    Abbasso i noiosi! :)

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    1. Dovrebbero ricordarselo sempre. Gli scrittori, i blogger e chiunque scriva sapendo che verrà letto.

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  3. Sintesi al Naturale [come il tonno]. (wu)

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  4. E dici niente. Oh, Euri, te ne prego, insegnami la sintesi!

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    1. Non ci penso nemmeno.
      E poi come li scrivi i dialoghi impossibili con Arturo?
      Non si può.
      Tu continua a scrivere come sai.

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  5. Anche io amo la densità, e stimo infinitamente chi riesce a dire tanto con poco.

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  6. La concisione è una abilità, l'importante è non abusarne (con le dovute distinzioni): personalmente preferisco chi adotta una mezza frase in più, che chi concentra in una desueta parola - con intellettualistico snobismo, il quale traspare evidentemente - un concetto. La scrittura non deve essere feticcio dello scrittore, ma chiarificazione per il lettore; altrimenti il messaggio, e uno Scrittore si presume ne abbia uno, non arriva. Poi, certo, dipende dal contesto e dal registro linguistico che questo presuppone.
    La mia non vuole essere una apologia della "brodaglia di righe senza fine e senza gloria", ma un parere circa, appunto, la concisione quale stile.

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    1. Sono perfettamente d'accordo con te (posso darti del tu, spero).
      Neanche io apprezzo chi, attraverso l'uso o l'abuso di termini complicati o incomprensibili, tenti di essere sintetico senza dissimulare il proprio snobismo.

      Scrivere solo per sé è molto diverso dallo scrivere per essere letti. Ma resto convinta che la ricerca di un lessico più appropriato sia uno "sforzo" imprenscindibile per chi scrive.

      Ed è persino divertente. Non credi?

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  7. "Scrivere solo per sé è molto diverso dallo scrivere per essere letti": condivido.
    Certo però che chi scrive solo per sé non sente, o non dovrebbe sentire, poi, l'esigenza di pubblicare le proprie considerazioni: io credo che lo "scrivere per sé" sia un atto di chiarimento personale, intimo, ma non esclusivamente; può assumere anche la valenza di un esercizio linguistico barra letterario.
    Nel momento esatto, però, in cui si decide di rendere partecipi altri dei propri 'scritti', allora non si può non 'tradurre' in una lingua (Lingua, non Linguaggio) che sia comprensibile ai più, perché, penso, il messaggio dev'essere più importante della forma.

    Non bisogna dimenticare, in primis, che il Linguaggio (e in seno ad esso la Lingua) è stato sviluppato quale forma di comunicazione, e se questa funzione viene perduta, o distorta, allora è la comunicazione stessa che viene a vacillare ottenendo, conseguentemente, una castrazione del messaggio.

    Sì: è uno sforzo divertente.

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    1. Scrivo su un blog perché voglio essere letta. Mi sembra evidente, altrimenti non sarei qui e non ci saresti neanche tu, suppongo.
      Ma scrivo anche per me, in qualche caso. E lo faccio seguendo altre regole e altri percorsi perché so che non dovrò essere letta.

      E' giusto ciò che dici: quando si sceglie di scrivere per comunicare con altri, è necessario individuare una "lingua" consona ed efficace. Ma c'è anche un altro fattore per me rilevante: la "bellezza". Ho sempre pensato che scrivere sia un'arte (per pochi). In più di un'occasione ho ribadito questa mia opinione non trovando, tra l'altro, grandi sostenitori. Scriviamo in tanti, scriviamo troppo. E per me non è necessariamente un bene.
      Inoltre ritengo che, nella scrittura, anche la forma sia sostanza. Scrivere bene significa anche rispettare una determinata "estetica".

      Tornando al senso del post, per me scrivere bene vuol dire riuscire a condensare il tanto in poco.

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    2. Premetto che non avevo in mente il tuo blog, quando pensavo alle cose che ho scritto testé. Questo ci tengo a precisarlo.

      Aggiungo inoltre che pur io sono un sostenitore della "bellezza": la sintassi, la grammatica, l'etimologia delle parole concorrono a costituire l'armonia di uno scritto. Su questo non v'è dubbio.
      Credo appunto che il perseguimento di questa euritmia, chiamiamola così, stia proprio nell'abilità di chi scrive, e proprio in questo modo ("abilità") ho etichettato questa capacità nel mio primo post qui sopra. Però altri, fortuna loro, l'hanno innata, e per essi si può parlare di "arte", come la definisci invece tu.

      Io non scrivo pubblicamente, se non per commentare (ma, ti assicuro, lo faccio davvero di rado perché spesso trovo non ne valga la pena essendo moltissime cose che leggo "brodaglia di righe senza fine e senza gloria", soprattutto all'epoca di internet che passa tutto filtrando poco nulla). Ad ogni modo un commento implica per forza di cose che qualcuno mi debba leggere, se non altro l'autore dell'articolo che sto opinando.

      Con simpatia,
      Flavio.

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    3. Flavio...
      sto leggendo i tuoi commenti e lo faccio con grande interesse. Non sempre si intavolano confronti di un certo spessore in questo luogo. Per fortuna, a volte (questa volta), accade.

      Ho la sensazione che i nostri pareri non siano molto discordanti. Entrambi apprezziamo la qualità di un testo scritto e ne percepiamo la forma/sostanza come elementi sostanziali. Senza tuttavia prescindere dall'importanza del significato di ciò che vuole essere trasmesso.

      Quando lo scrivere coniuga bellezza e significato, allora credo si possa parlare di arte. La comunicazione scritta, spesso, si limita ad essere efficace e raggiungere lo scopo: comunicare.
      Ma la "letteratura" deve andare ben oltre.

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  8. Sperando però che la gente ci arrivi con la testa. Perchè sì, è vero: tutto ciò che viene scritto breve ma intenso dice tutto e lascia spazio alle interpretazioni, anche. È qui che si spera la gente ci arrivi.

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    1. E' lo stile che amo io, non è detto che debba essere la regola per tutti.

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    2. Mi inchino a questa sintesi, mia_euri. hanabeldirà

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    3. Oh hanabel!
      Rispondo con ritardo, ma sono rientrata stasera.
      Ben rivista...

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