"Creep" vera, quella dei Radiohead, dico. L'ascolto e mi tornano in mente certi giorni distanti come pianeti. Su orbite di versi alla Dino Campana o assoli dei Led Zeppelin. C'era un altro ragazzo, al tempo. E distanze che gonfiavano le attese di romantica ansia. "You're just like an angel" e ci credevo anche, fino a tramortire la realtà, a disperdere lacrime su parolastre che non avevano radici. Ci penso e sorrido, adesso. Di un'ingenuità che rivedo attraverso i vetri sfiancati di un treno, tra scene polverose e tenere come quelle di un vecchissimo film muto. "I want a perfect soul" ripeto, cosciente che la perfezione non è di questa terra.
[foto by nenmayk]
è che è la mia canzone preferita di tutti i tempi e quando l'ascolto penso a tanto tanto tempo fa e a un luogo che davvero non è più di questa terra
RispondiEliminaE' anche una tra le canzoni che amo di più in assoluto. Ciò che mi ricorda l'ho scritto!
RispondiEliminabella! BELLA! bellissimissima!
RispondiElimina(la canzone:)
No, non è di questa terra. Di nessun luogo che non sia la nostra immaginazione.
RispondiEliminaDevo tornare a leggere il tuo passato blog.
@ teti: sì certo, la canzone.
RispondiEliminaMica io! Rido...
@ harry: la perfezione appartiene al mondo ideale, quello delle idee e dell'immaginazione, quindi.
RispondiEliminaBuona lettura. Poi mi dirai.
Ah, che canzone. Una delle mie preferite. Ci feci anche un macabro post.
RispondiElimina[terzo tentativo di commento]
Mi spiace da morire per la difficoltà che c'è per commentare. Ho scritto a blogger e aspetto che qualche tecnico mi dia una spiegazione e una soluzione.
RispondiEliminaAndava tutto bene fino a pochi giorni poco fa. Non so cosa abbiano combinato, ma è una questione di incompatibilità tra il browser di chi scrive e la piattaforma del blog.
Secondo me non si trattava di tramortire la realtà, né di parolastre atte a disperdere lacrime, Euridice, è che c’è un tempo per ogni cosa e ogni tempo è vissuto da un “noi” diverso.
RispondiEliminaL’Euridice che guarda la vita andata non è la stessa che viveva ciò che sta guardando e valutando dalla finestra dell’oggi.
Tu la chiami ingenuità, io credo fosse tutt’altro; io credo a quel tempo e per quella Euridice le cose sognate fossero davvero realizzabili. Ce ne erano le forze, il desiderio e la spinta; oggi non più. Oggi Euridice non vuole più le stesse cose di allora. Non importa per quale motivo, i motivi che troviamo sono sovente degli artifici che il nostro inconscio mette in atto per farci desistere da qualcosa per la quale non è più tempo.
È così che, vista da lì, l’Euridice di ieri sembra ingenua come le cose che faceva/desiderava.
Sai cos’è? E’ che a vent’anni e dintorni hai la forza per rimediare agli errori che puoi fare, quindi è giusto che quello sia il tempo per buttarsi, per osare e tentare di realizzare i propri sogni. Il tempo per sbagliare sopravvivendo ai propri errori.
Poi il tempo dei venti, ma anche quello dei trenta anni, passa e le forze con esso. Allora bisogna stare attenti a ciò che si fa e la “temerarietà” cede il posto all’accortezza. C’è sempre meno spazio per i “danni” ogni comportamento che potrebbe farne deve essere limitato al minimo perché non abbiamo più capacità di reazione e ogni errore potrebbe essere “fatale”. Qui entra in scena l’esperienza (che, guarda caso, sembra essere fatta esclusivamente di fallimenti) che ci fa vedere ieri come un tempo di cazzate e ingenuità.
Brutta bestia, l’età :-)
Basilico
Ho capito. Un giro infinito di parole per dirmi che sono vecchia.
RispondiEliminaGrazie eh...
"... la perfezione non è di questa terra." ... e a quanto sembra nemmeno dell'aldilà. (wu)
RispondiEliminaNon so cosa dire. Non sono mai arrivata nell'aldilà, per il momento.
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