Cresciuti fuori. Formalmente adulti eppure figli eterni di genitori onnipresenti. Figli a loro volta genitori, ma sistematicamente rimpiazzati da controfigure di nonni dal ruolo duplicato. La crescita sembra avvenuta secondo le note regole ancestrali eppure certi figli non smettono di essere figli anche quando la vita chiede loro di vestire sul serio le vesti che hanno scelto di indossare. Padri e madri senza alcuna delega, presi dai giochi avvincenti di individualità ristrette. Passaggi di consegna mai effettuati tra genitori ancora troppo genitori e figli ancora troppo figli.
[foto by hakanaydogan]
Sono d'accordo. E sono in aumento.
RispondiEliminaNe vedo parecchi attorno a me. E temo che saranno sempre di più.
RispondiEliminaTi rispondo con una cit. ''Passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti, è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti.''
RispondiElimina(F.De Andrè)
Io purtroppo mi sento tra loro...grande fuori e anche dentro..ma purtroppo non autonoma economicamente, e quindi sempre e solo figlia per il momento..ma con la voglia di passare presto di livello!
Qualcuno non ha saputo aiutarli a crescere e assumersi delle responsabilità, purtroppo.
RispondiElimina@ Artemisia: la canzone di De André parlava di un giudice nano.
RispondiEliminaIl mio post non si riferisce alle persone (e siamo in tante) che non possono raggiungere l'autonomia che vorrebbero perché non hanno un lavoro stabile. E' riferito a tutti quei genitori (più o meno della tua o mia età) che non rinunciano a nulla della loro vita da figli. Vedo alcune donne di mia conoscenza mettere al mondo figli per poi lasciarli crescere dalle nonne.
@ espe: sì, hai ragione. Credo che, arrivati ad un certo punto, i genitori debbano lasciare il peso di certe azioni e di certe responsabilità ai loro figli. Come è giusto che sia. Ma come spesso non avviene. Per cui si trovano ragazzi di ultra trentenni che non sono capaci di fare quasi nulla senza l'aiuto dei genitori.
RispondiEliminaAssolutamente vero. Io sono andata via di casa a 16 anni e mezzo e ancora non ho procreato. Non perché non volessi ma per "coscienza". xxx
RispondiEliminaAh... quanto è vero...
RispondiElimina@ Emma: sedici anni e mezzo!?
RispondiEliminaSanta pace... un fenomeno.
@ non.sono.io: eh lo so!
RispondiEliminaCiao, si.. so di chi parla la canzone di De Andrè...ma l'estratto che ho riportato, incarnava il mio pensiero...in merito alle parole che ho aggiunto dopo la citazione..
RispondiEliminaForse ho frainteso in parte il tuo post...
E' vero, è un errore far nascere una vita e poi non stargli abbastanza vicino, ma spesso lo si fa anche per dargli un futuro migliore...Se poi i bambini fanno a loro volta bambini ..è un'altra storia..
A presto, Artemisia
Che vuoi, Euridice, è la new generation: schermi al plasma e pappa Plasmon.
RispondiEliminaE comunque fa' vede'... è "sì", Euridi', Plasmon: "sì"
Sono stata un fenomeno "forzato". Spinta dallo spirito di sopravvivenza :)
RispondiElimina@ Artemisia: immaginavo che conoscessi il giudice di cui parla De André, altrimenti non l'avresti citato.
RispondiEliminaMettere al mondo dei figli NON può essere la risposta ad un capriccio momentaneo o l'esigenza fisiologica di un'età che procede in fretta. Il problema è che per molti i figli sembrano proprio questo!
@ basilico: Plasmon sì? Ma sei proprio sicuro?
RispondiElimina@ Emma: probabilmente è l'unico buon motivo per andarsene a sedici anni da casa.
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