6 aprile 2011

Due anni dopo


Passeranno altri "anniversari". Questo, in fondo, è solo il secondo. Vivo a una quarantina di chilometri da lì e quella notte è stata la peggiore della mia vita. Ho letto un libro, di recente, si intitola "Il buco nero" e lo ha scritto Giuseppe Caporale: leggetelo. L'Aquila, nonostante i proclami e le promesse, è ancora un ammasso di macerie. Non sanno nemmeno dove collocarle. I politici e gli imprenditori sono troppo impegnati a scambiarsi favori, regali e a pianificare spartizioni per curarsi del resto. Non ci sono leggi né progetti che parlino di ricostruzione. E non mi riferisco alla "new town" berlusconiana ma alla città vera, quella che è rimasta incastrata e sepolta nel buio e nel silenzio di morte nella notte del 6 aprile 2009.


10 commenti:

  1. L'11 marzo, il terremoto in Giappone ha devastato 20 autostrade per un percorso di 870 chilometri, di cui 813 colpiti da voragini, crepe e dissesti. I giapponesi ci hanno messo sei giorni per rendere agibili gli 870 chilometri come se nulla fosse accaduto (notizia del Corriere della sera del 25 marzo 2011). Al Giappone occorreranno 220 miliardi di Euro per ricostruire un'intera regione del paese. Secondo me, ci metteranno meno di un anno. Allora la domanda è: perché non è possibile farlo in Abruzzo, a L'Aquila? Un terremoto di intensità minore, un'area interessata più ristretta. Ho sentito molte interviste radiofoniche, ho letto molti articoli in questi due anni. Non riesco a togliermi un'idea: gli interessi e i guadagni di chi specula e speculerà sul terremoto sono troppo alti, infiltrazioni mafiose, incapacità del tessuto economico e finanziario italiano di formare una rete per la ricostruzione (ovvio, visto il pericolo di presenze mafiose), gli interessi delle assicurazioni, delle banche, che si vedrebbero costrette a sborsare ingenti cifre. E' noto che in Italia il costo della costruzione delle autostrade è 5 volte maggiore di quello di altri paesi. Non chiediamoci il perché, lo sappiamo. In questo paese, di corrotti, sembra che parlare di cultura e responsabilità civile sia come pronunciare quelle vecchie parole ormai in disuso: prendi la coca dalla ghiacciaia, va'...

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  2. in un mio post di diversi giorni fa facevo lo stesso paragone che ha ben descritto unangeloababilonia.
    L'unica cosa che mi auguro e che non venga data loro(ai politici) la possibilita' di costruire (ma soprattutto speculare sulle) centrali nucleari.

    siamo un belpaese di buffoni.

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  3. Noi non abbiamo un governo ma un cancro che divora risorse e sogni.

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  4. Ogni volta che penso a l'Aquila mi torna la tristezza. Specie perchè ero nelle vicinanze quella notte. Ezra Pound diceva che i politicanti sono i camerieri dei banchieri. Frase mai così attuale. Un abbraccio m_e.

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  5. @ unangeloababilonia: hai realizzato un'analisi azzeccata e lucida di come funzionano le cose nel nostro Paese. La mia regione (Abruzzo) probabilmente è una delle più corrotte d'Italia. E questo pesa tantissimo. Lo paghiamo nei grandi affari, nelle grandi questioni ma anche nelle situazioni più comuni, quotidiane. Faccio riferimento al mondo del lavoro, ad esempio. Qui vanno avanti e ottengono qualcosa sono quelli che hanno agganci politici o parenti che garantiscono loro posti e contratti. Gli altri non li vede e non li sente nessuno.

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  6. @ Blog Surfer: centrali nucleari, terremoti, ponti sullo stretto... per loro non fa differenza. L'importante è speculare (e rubare) risorse pubbliche. La mafia è questo no?

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  7. @ ruhevoll: io non credo che da noi ci sia qualcuno capace di coltivare un sogno. A meno che non sia quello di fare la valletta in qualche programma TV e di andare a letto col politico del momento per realizzarlo.

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  8. @ Emma: quella notte, come ho scritto, è stata la peggiore della mia vita. Un momento terribile che non auguro di vivere a nessuno.

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  9. Mi hai raccontato che tutto è cominciato con un grande boato e poi il silenzio, ancor più spaventoso.
    Poi un nuovo fragore. Mediatico, stavolta. E di nuovo il silenzio.
    Oggi è già lontana l’eco dei processi per quegli appalti e presto si spegnerà anch’essa.
    Viene da pensare che il silenzio sia essenza di terremoto almeno quanto il rumore.
    P.S. Per chi preferisse il rumore delle immagini, al silenzio della lettura, Caporale ha girato anche un film documentario.
    Basilico

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  10. Sì, Basilico. Conosci bene il racconto di quella notte. Ne abbiamo parlato qualche volta.
    Il fragore mediatico è stato dannoso almeno quanto quella terribile scossa.

    Sì, sono che Caporale ha girato anche un documentario. Ne ho trovato delle parti su YouTube.

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